Dedikime

William Wallas

Forumium maestatis
Re: Dedikime

Pjesa e fundit ... e librit Piattaforma !!! Michel Houellebecq !!!



Rimarrò fino all' ultimo un figlio dell'Europa, dell'ansia e della vergogna; non ho alcun messaggio di speranza da comunicare. Per l'Occidente non nutro odio, tutt'al più un immenso disprezzo. So soltanto che, dal primo all'ultimo, noi occidentali puzziamo di egoismo, di masochismo e di morte. Abbiamo creato un sistema in cui è diventato semplicemente impossibile vivere; e, come se non bastasse, continuiamo a esportarlo.
scende la sera, le ghirlande multicolori si accendono davanti ai beer-bar. Attempati tedeschi si siedono, posano una mano massiccia sulla flessuosa coscia della loro compagna. Più di ogni altro popolo i tedeschi conoscono il sospetto e la vergogna, sentono il bisogno di carni tenere di pelli dolci e dall'inesauribile refrigerio. Più di ogni altro popolo conoscono il desiderio del proprio annientamento. E' raro riscontrare in loro la volgarità pragmatica e compiaciuta dei turisti sessuali anglosassoni, quel modo di paragonare incessantemente prestazioni e prezzi. E' altrettanto raro che facciano ginnastica, che abbiano cura del proprio corpo. In genere mangiano troppo, devono troppa birra, accumulano grasso insalubre; eppure la loro compagnia è tanto triste quanto distensiva.
La morte, adesso, l' ho capita; non credo che mi farà molto male. Ho conosciuto l'odio, il disprezzo, la decrepitezza e varie altre cose; ho conosciuto anche qualche breve istante d'amore. Di me non sopravvivrà nulla, e non merito che qualcosa mi sopravviva; sarò stato un individuo mediocre, sotto tutti gli aspetti.
Non so perché mi immagino che morirò in piena notte, e avverto ancora una lieve inquietudine al pensiero della sofferenza che accompagnerà il distacco dei vincoli corporei. Faccio fatica a rappresentarmi il cessare della vita come qualcosa di assolutamente privo di dolore e di coscienza; ovviamente so di sbagliarmi, eppure faccio fatica a persuadermene.
Qualche autoctono mi scoprirà dopo un paio di giorni - anzi, dopo poche ore: a queste latitudini i cadaveri cominciano a puzzare molto in fretta. Non saprà che fare, e probabilmente si rivolgerà all' ambasciata francese. Essendo io tutt'altro che indigente, la pratica sarà facile da sbrigare. E sicuramente rimarranno parecchi soldi sul mio conto; non so chi li erediterà, probabilmente lo Stato, o magari qualche lontanissimo parente.
Contrariamente ad altri popoli asiatici, i tailandesi non credono ai fantasmi, e provano scarso interesse per il destino dei cadaveri: la maggior parte dei morti viene sepolta direttamente in una fossa comune. Lo stesso avverrà per me, visto che non avrò lasciato istruzioni precise. Un atto di morte verrà redatto, molto lontano da qui, in Francia. Qualche venditore ambulante, abituato a vedermi nel quartiere, scuoterà la testa. Il mio appartamento verrà affittato a un nuovo inquilino. Verrò dimenticato. Verrò dimenticato alla svelta.


PS : Dedicato a ... !!!
 

shqipe

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Re: Dedikime

Autore Milan Kundera
Titolo Lo scherzo


A quel tempo non riuscivo a provare per lui altro che odio, e l'odio getta una luce troppo violenta, nella quale si perde la plasticità degli oggetti. Nel comandante non vedevo altro che un topo di fogna vendicativo e perfido, oggi invece lo vedo soprattutto come un giovane che recitava una parte. Non è colpa dei giovani se recitano; sono incompleti, ma vengono gettati in un mondo già completo e devono agire come se fossero completi anche loro. Si affrettano perciò a usare le forme, i modelli e gli esempi che trovano piacevoli, quelli che sono di moda, quelli che stanno loro bene - e recitano.
Anche il nostro comandante era così incompleto, ed era stato messo all'improvviso davanti alla nostra truppa, del tutto incapace di capirla; ma sapeva come cavarsela, perché tutto quello che aveva letto e sentito gli aveva offerto una mascheta già pronta per situazioni analoghe: l'eroe dal sangue freddo dei romanzetti da quattro soldi, il giovane dai nervi d'acciaio che sgomina la banda di delinquenti, nessun appello ai sentimenti, solo una fredda calma, la battuta secca e a effetto, la fiducia in sé e la fede nella forza dei propri muscoli. Maggiore era la sua consapevolezza del proprio aspetto infantile, maggiore il fanatismo con cui si dava alla parte del superuomo di ferro, maggiore l'enfasi con cui la recitava davanti a noi.

Ma era forse la prima volta che incontravo un attore
 

shqipe

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Re: Dedikime

per.....

"Il tempo umano non ruota in cerchio, ma avanza veloce in linea retta. E' per questo che l'uomo non può essere felice, perchè la felicità è desiderio di ripetizione."

cituar nga "L'insostenibile leggerezza dell'essere" Milan Kundera
 

abs

nuk e di...
Re: Dedikime

rtho09.jpg
 

shqipe

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Re: Dedikime

Po qesh ti sot me komedine qe thure…
un thjesht nje personazh, ti - Autor cinik...
dikur me bere skllav te ndjenjes time
tani… tani... e lire te te harroj... te ik'.

Do qesh neser me brengen e dhimbjes time,
boshllekun brenda meje koha do e mbushi.
Ti, si fantazem mesjetare do rremosh te une
varrin qe po te jap me nje mbishkrim “Askushi”.

Do qesh neser, do qesh, dikur edhe harresa
s’do dije se cfare do fshije e cfare do mbaj’….
Neser do humbesh trajte e domethenie dhe do qesh…
Por sot… ah sot… as vete s’e di pse qaj!


rf0270.jpg

Pierre-Paul Prud'hon - The Empress Josephine
1805
 

abs

nuk e di...
Re: Dedikime

Impresion


Ty

Valle te kete kaq errsire e zemrim brenda vehtes? e te gjakosi kaq barbarisht? Trishtim e dhimbje ngjallte ajo hapsire boshe, qe su mbush asnjehere me ngrohtesine e ledhatimet ne preherin(?), qe pak nuhati amelsine e lumturise ne ngrohtesine e gjirit te saj(?),
qe as frymen dhe melodine e fjaleve te shpirtit si mban dot mend (?).
Pergjakja pikon ngadalshem pergjat viteve ne mbiksjen e formes se frutit te papermbushur.
Dhimbje.
Fjale magjike- nane.
Mos valle ishte e huaj per te kjo fjale?
Valle...do te donte te rikthente vitet mrapsht e te behej beb i vogel e te mblidhej ne gjirin e ngrohte mbeshtjellur me perqafimin e shtrejt e te dashur...(?)
Valle pse kaq dhimbje?
A po vec mall...( ?)


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vogel_Animation2.gif
 

William Wallas

Forumium maestatis
Re: Dedikime

Fillimisht postuar nga *Shqipe*:
[qb] Autore Milan Kundera
Titolo Lo scherzo


A quel tempo non riuscivo a provare per lui altro che odio, e l'odio getta una luce troppo violenta, nella quale si perde la plasticità degli oggetti. Nel comandante non vedevo altro che un topo di fogna vendicativo e perfido, oggi invece lo vedo soprattutto come un giovane che recitava una parte. Non è colpa dei giovani se recitano; sono incompleti, ma vengono gettati in un mondo già completo e devono agire come se fossero completi anche loro. Si affrettano perciò a usare le forme, i modelli e gli esempi che trovano piacevoli, quelli che sono di moda, quelli che stanno loro bene - e recitano.
Anche il nostro comandante era così incompleto, ed era stato messo all'improvviso davanti alla nostra truppa, del tutto incapace di capirla; ma sapeva come cavarsela, perché tutto quello che aveva letto e sentito gli aveva offerto una mascheta già pronta per situazioni analoghe: l'eroe dal sangue freddo dei romanzetti da quattro soldi, il giovane dai nervi d'acciaio che sgomina la banda di delinquenti, nessun appello ai sentimenti, solo una fredda calma, la battuta secca e a effetto, la fiducia in sé e la fede nella forza dei propri muscoli. Maggiore era la sua consapevolezza del proprio aspetto infantile, maggiore il fanatismo con cui si dava alla parte del superuomo di ferro, maggiore l'enfasi con cui la recitava davanti a noi.

Ma era forse la prima volta che incontravo un attore [/qb]
Forte come pezzo !!!
 

shqipe

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Re: Dedikime

ja dhe nje dedikim per veten time!!!

Assenza


Io lascerò che muoia in me il desiderio
di amare i tuoi occhi che sono dolci
perché nulla potrei dare tranne la
pena di vedermi eternamente esausto.

Eppure la tua presenza è una cosa
qualunque come la luce e vita ...
eppure io sento che nel mio gesto
esiste il tuo gesto
e nella mia voce
la tua voce ...

io ti lascerò…tu andrai e
accosterai il viso ad un altro viso.
Le tue dita allacceranno altre dita
e tu sboccerai verso l’aurora
ma non saprai che a coglierti sono stato io
perché io sono il grande intimo della notte.

Perché ho accostato il mio viso al viso
della notte ed ho sentito il bisbiglio amoroso
ed ho portato fino a me la misteriosa
essenza del tuo abbandono disordinato.

Io resterò solo
come i velieri nei porti silenziosi
e ti possiederò più di chiunque
perché potrò partire.

E tutti i lamenti del mare, del vento,
del cielo e degli uccelli
saranno la tua voce presente
la tua voce assente
la tua voce rasserenata.


Vinicius de Moraes
 

shqipe

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Re: Dedikime

per *NotSet*

L'onda

Nella cala tranquilla
scintilla,
intesto di scaglia
come l'antica
lorica
del catafratto,
il Mare.
Sembra trascolorare.
S'argenta? s'oscura?
A un tratto
come colpo dismaglia
l'arme, la forza
del vento l'intacca.
Non dura.
Nasce l'onda fiacca,
súbito s'ammorza.
Il vento rinforza.
Altra onda nasce,
si perde,
come agnello che pasce
pel verde:
un fiocco di spuma
che balza!
Ma il vento riviene,
rincalza, ridonda.
Altra onda s'alza,
nel suo nascimento
più lene
che ventre virginale!
Palpita, sale,
si gonfia, s'incurva,
s'alluma, propende.
Il dorso ampio splende
come cristallo;
la cima leggiera
s'aruffa
come criniera
nivea di cavallo.
Il vento la scavezza.
L'onda si spezza,
precipita nel cavo
del solco sonora;
spumeggia, biancheggia,
s'infiora, odora,
travolge la cuora,
trae l'alga e l'ulva;
s'allunga,
rotola, galoppa;
intoppa
in altra cui 'l vento
diè tempra diversa;
l'avversa,
l'assalta, la sormonta,
vi si mesce, s'accresce.
Di spruzzi, di sprazzi,
di fiocchi, d'iridi
ferve nella risacca;
par che di crisopazzi
scintilli
e di berilli
viridi a sacca.
O sua favella!
Sciacqua, sciaborda,
scroscia, schiocca, schianta,
romba, ride, canta,
accorda, discorda,
tutte accoglie e fonde
le dissonanze acute
nelle sue volute
profonde,
libera e bella,
numerosa e folle,
possente e molle,
creatura viva
che gode
del suo mistero
fugace.
E per la riva l'ode
la sua sorella scalza
dal passo leggero
e dalle gambe lisce,
Aretusa rapace
che rapisce le frutta
ond'ha colmo suo grembo.
Súbito le balza
il cor, le raggia
il viso d'oro.
Lascia ella il lembo,
s'inclina
al richiamo canoro;
e la selvaggia
rapina,
l'acerbo suo tesoro
oblía nella melode.
E anch'ella si gode
come l'onda, l'asciutta
fura, quasi che tutta
la freschezza marina
a nembo
entro le giunga!

Musa, cantai la lode
della mia Strofe Lunga.


Gabriele D'Annunzio
 

William Wallas

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Re: Dedikime

Il piacere di Matilde...

(Da: "Il delta di Venere")



[...]
Il piacere di Matilde nell'accarezzare gli uomini era così immenso, e le loro mani che passavano sul suo corpo la accarezzavano così completamente, così continuamente, che non riusciva quasi mai a raggiungere l'orgasmo.
Se ne rendeva conto solo dopo che gli uomini se n'erano andati e si risvegliava dai suoi sogni d'oppio con il corpo ancora inquieto.
Rimaneva sdraiata a limarsi le unghie e a dipingerle con lo smalto, si dedicava alla sua raffinata toilette per future occasioni, si spazzolava i capelli biondi. Seduta al sole, si schiariva i peli del pube con batuffoli di acqua ossigenata per armonizzarli coi capelli. Abbandonata a se stessa, era tormentata dal ricordo delle mani sul suo corpo. Ora ne sentì una sotto il braccio, che le scivolava verso la vita. Le venne in mente Martinez, il suo modo di aprirle il sesso come un bocciolo, i colpetti della sua lingua veloce che copriva la distanza dal pelo pubico alle natiche, fermandosi nella fossetta alla fine della colonna vertebrale. Come gli piaceva questa fossetta, che portava le sue mani e la sua lingua a seguire la curva all'ingiù e svanire tra le due morbide rotondità carnose.
Pensando a Martinez, Matilde si sentì invadere dalla passione.
E non riuscì ad aspettare il suo ritorno.
Si guardò le gambe che a furia di vivere in casa erano diventate bianche, molto allettanti, di un bianco gesso simile alla carnagione delle donne cinesi, di un morboso pallore da serra che gli uomini, e in particolare i peruviani di pelle scura, amavano molto.
Si guardò il ventre, senza un difetto, senza una sola piega che non avrebbe dovuto esserci. I peli pubici erano rosso dorati, brillavano al sole.
"Com'è che mi vede lui?" si chiese.
Si alzò e portò un lungo specchio vicino alla finestra e lo appoggiò al pavimento, contro una sedia. Poi vi si mise di fronte, seduta sul tappeto, e lentamente aprì le gambe.
La vista era incantevole.
La pelle era immacolata, la vulva rosata e piena. Pensò che era come la foglia dell'albero della gomma con il suo latte segreto che la pressione delle dita poteva far uscire, la mistura odorosa che assomigliava a quelle delle conchiglie marine. Così era Venere, nata dal mare, con dentro questo piccolo chicco di miele salato, che solo le carezze potevano far uscire dai recessi nascosti del suo corpo.
Matilde si chiese se sarebbe riuscita a farlo uscire dal suo misterioso nocciolo.
Aprì con le dita le piccole labbra della vulva e incominciò ad accarezzarla con la dolcezza di un gatto. Avanti e indietro, si accarezzò come faceva Martinez con le sue dita scure più nervose.
Le vennero in mente quelle dita scure sulla sua pelle, così in contrasto col suo pallore, così grosse che sembravano più adatte a far male che a suscitare piacere con il loro tocco. Con quanta delicatezza la toccava, pensò, tenendo la vulva tra le dita come se stesse toccando del velluto.
Anche lei la prese come faceva lui, tra il pollice e l'indice. Con l'altra mano libera continuò ad accarezzarsi.
Provò Io stesso scioglimento che sentiva sotto le dita di Martinez. Da qualche luogo oscuro stava arrivando un liquido salmastro, a coprire le ali del suo sesso, e tra esse ora brillava.
Poi Matilde volle sapere che aspetto aveva quando Martinez le diceva di girarsi. Si sdraiò sul fianco sinistro offrendo il culo allo specchio. Ora poteva vedere il suo sesso da un'altra prospettiva. Si mosse come si muoveva per Martinez. Vide la sua mano apparire sulla collinetta formata dalle natiche, che prese ad accarezzare. L'altra mano si spostò tra le gambe e comparve nello specchio da dietro. Questa mano le accarezzava il sesso avanti e indietro. Poi venne inserito un indice e Matilde incominciò a strofinarvisi contro. Ora era in preda al desiderio
di essere presa da entrambe le parti, e affondò l' altro indice nel buco tra le natiche. Ora, spostandosi in avanti, sentiva il dito nella vagina, e, sporgendosi indietro,sentiva l'altro dito, come le capitava a volte quando Martinez e un amico la accarezzavano insieme.
L'avvicinarsi dell'orgasmo la eccitò e i suoi gesti divennero
convulsi, gesti che volevano staccare l'ultimo frutto da un ramo, tirando e strappando per far precipitare tutto in un orgasmo selvaggio, che venne mentre si guardava allo specchio, vedendo le sue mani muoversi, il miele brillare, tutto il sesso e il culo umidi di un umore lucente tra le gambe.
[...]


Per njanen !!!
 

shqipe

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Re: Dedikime

te pershendes Walls....


... Già allora sentii una fitta al cuore, ma non capii, non credevo che fosse gelosia, non me ne credevo più capace. E invece lo sono, lo capisco adesso, e non voglio negarlo, è meraviglioso soffrire ancora, contraddire questo corpo che invecchia, è un incanto. Anna dice che la coscienza non è che il riflesso del fisico, che è il corpo a modellare la psiche su di sé. Anna sa molte cose, Anna non sa nulla. No, non è vero che non sa nulla. Ha sofferto, ha amato senza senso e ne ha patito e se ne è vergognata e perciò sa molto. Ma sbaglia se pensa che l'animo si lasci portare dal corpo nella serenità dell'età matura, perché non crede al miracolo, non sa che la natura può lasciar fiorire meravigliosamente la coscienza anche se è tardi, anzi troppo tardi - fiorire d'amore, di desiderio, di gelosia come sto provando io in questo tormento e beatitudine.

Thomas Mann - L'inganno
 

William Wallas

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Re: Dedikime

Tu sì che hai fegato di Henk Bukowski !!!

Come può dirvi chiunque, non sono un tipo molto gradevole. Non so nemmeno cosa voglia dire. Ho sempre ammirato i cattivi, i fuorilegge, i figli di puttana. Non mi piacciono gli uomini perfettamente rasati, con la cravatta e un buon lavoro. Mi piacciono gli uomini disperati, con i denti rotti, il cervello a pezzi e una vita da schifo. Sono loro che mi interessano. Sono pieni di sorprese. Ho anche un debole per le donnacce, quelle che si ubriacano e bestemmiano, che hanno le calze molli e il trucco sbavato. Mi interessano di più i pervertiti dei santi. Mi rilasso con gli scoppiati perché anch’io sono uno scoppiato. Non mi vanno le leggi, la morale, la religione, le regole. Non mi va di essere plasmato dalla società ... !!!

Per Shqipe !!!
 

William Wallas

Forumium maestatis
Re: Dedikime

Camus

Larry si svegliò, uscì dalle lenzuola stropicciate e andò alla finestra ce dava ad est. Vide i tetti dei garage e gli alberi con i rami spogli. I postumi da sbronza erano più o meno quelli soliti; andò in bagno per pisciare, lo fece, passò al lavandino per lavarsi le mani, quindi si buttò l'acqua sul viso. Poi si guardò: guardò il proprio viso allo specchio e non lo trovò affatto incantevole. Fece scorrere l'acqua del bagno, pensando: il problema della storia dell'uomo è che non porta da nessuna parte se non verso la morte sicura dell'individuo, e questa è una cosa brutta e monotona, una semplice questione di nettezza urbana.
Hog, il suo gatto, entrò nella stanza. Hog lo fissava, semplicemente, voleva il suo cibo per gatti. Quell'animale, pensò Larry, è solo uno stomaco ambulante e se voglio prendere un aereo per tornare un paio di settimane all'est o gli devo trovare un posto, a questo stronzo, o gli devo sparare. Magari se voglio davvero tornare all'est è segno che mi dovrei sparare io; ma non mi va di spararmi. Troppa gente è stata ammazzata così, io voglio una cosa più individuale. Pillole, forse? No, le pillole sono troppo blasè, anche quando portano alla morte.
Larry controllò di nuovo il suo viso allo specchio. Barba? No.
Larry riuscì ad arrivare in tempo per la lezione delle undici.
Eccole là, quelle ragazzine, la promessa che non durava mai, queste stupende decorazioni di un momento, così luminose e fresche. Gli piacevano. E i maschi andavano bene quasi quanto le ragazze. Man mano che i decenni se ne andavano ragazzi e ragazze diventavano quasi la stessa cosa. I ragazzi avevano una grazia che quelli dei suoi tempi non avevano avuto mai. E sembravano anche più gentili. Una cosa che sembrava mancargli era il coraggio, ma poteva anche essere che il loro fosse un coraggio più sublime, nascosto. La Generazione Atomica aveva messo al mondo una ben strana banda di gente, e Larry aveva deciso da tempo che giudicarli era solo uno scudo protettivo per nascondere le proprie insufficienze.
Larry li guardò da dietro la cattedra. La cattedra, simbolo di potere.
"Beh, andate tutti a cacare…"disse.
Qualcuno di loro rise.
"Io a cacare ci sono già andato" disse un qualche tipo brillante.
"E ti sei pulito?" chiese Larry.
"Probabilmente non abbastanza" rispose il tipo brillante.
"Risposta adatta quasi per tutto" suggerì Larry.
"Ehi", disse un ciccione con una tuta gialla seduto nelle ultime file, "lei parla solo di cacare. Pensavo che questo fosse un corso di Letteratura Contemporanea. E' per questo che la pagano?"
"a maggior parte della gente è terribilmente incompetente da un punto di vista professionale. Io pure, forse. Non ne sono del tutto sicuro. Una cosa invece di cui sono proprio sicuro è che sono in grado di prenderti a calci in culo. Non che sia importante, ma in qualche modo mi tranquillizza…"
Il ragazzino con la tuta gialla saltò su e disse: "La sfido a dimostrarlo!".
"OK", disse Larry "andiamo".
La classe uscì lentamente all'aperto. Aspettarono tutti Larry e il ragazzo. Formarono un circolo sotto la quercia accanto alla biblioteca. Arrivarono i campioni. Larry si tolse il soprabito e lo gettò per terra. Il ciccione con la tuta fece un profondo respiro e si gonfiò tutto. Faceva pensare a parecchie migliaia di ranocchie. Poi partì alla carica.
Larry lo colpì con un jab mentre avanzava, e poi gli affondò un destro nello stomaco. Il ciccione emise un leggero peto, e indietreggiò.
Allora il ciccione cominciò a muoversi in circolo.
Si mossero in circolo tutti e due. Tutti e due, sempre in circolo.
"Forza", incitò qualcuno degli spettatori. "Diamoci dentro!"
Larry invitò il ciccione ad avvicinarsi: "Vieni che ti faccio a pezzi!"
"Vecchio coglione", disse il ciccione " ti spacco il culo a calci!"
Continuarono a muoversi in circolo. Alcuni studenti tornarono in classe a prendere la loro roba. Altri se ne andarono da qualche altra parte.
Larry e il ragazzo si ritrovarono soli, e continuarono a muoversi in circolo.
Il ciccione disse: "La farò licenziare da mio padre!".
"Non riusciremo a fare a botte sul serio", disse Larry, "abbiamo troppa paura tutti e due".
Larry si voltò e tornò in classe. Quando ci arrivò una metà della classe, più o meno, lo aspettava.
Il ciccione entrò e si andò a sedere dietro, al suo posto.
Larry lo guardò. "Farai molta fatica a prendere un voto alto da me".
"Lo sapevo già", disse il ragazzo "per quello ci vuole la fica, stretta e giovane".
"E non una volta sola", completò Larry.
Larry passò in rassegna quanto era rimasto della classe.
"Ora, se c'è qualcun altro che vuole farsi spaccare il culo, è pregato di alzarsi in piedi!".
Un ragazzo si alzò in piedi. Poi un altro. Poco dopo furono tutti in piedi. Poi si alzò una delle ragazze. Poi un'altra. Ben presto furono in piedi tutti quanti.
"Va bene", disse Larry "adesso a sedere. O potrei bocciarla tutta quanta, questa classe del ***** ".
Si sedettero.
"Il potere distrugge", disse loro Larry, "e la sua mancanza crea un mondo di disadattati. Ma vi do una dia di uscita. Non vi boccerò se c'è qualcuno di voi che sa dirmi il nome di un gran bello scrittore. Il suo nome letto all'incontrario, è "s-u-m-a-c".
"Smack", disse un qualche furbone.
"No, quello è Kcams, grande poeta e ladro di cavalli ungherese del diciannovesimo secolo. Bene, ora sarete tutti quanti bocciati. Che ne pensate?"
"E lei che ne pensa di Capote?" chiese qualcuno.
"Non ci penso mai".
"Di Mailer?"
"Penso alle sue mogli".
"Dio?"
"Io sto particolarmente attento a non pensare a Dio".
"Se lei sta particolarmente attento a non farlo", disse qualcuno "vuol dire che sta sempre a pensarci".
"Intendi", chiese Larry "che se non scopo significa che sto sempre a scopare?"
Poi la campana, che suonava per tutti.
Non sembravano nemmeno venti minuti, pensò Larry. Niente come un po' di sano esercizio fisicoper far passare il tempo.
"Mercoledì, alla prossima lezione, se ci sarò", disse Larry agli studenti prima che se ne andassero "voglio che ognuno di voi mi porti un elaborato sul tema: "Chi ha scritto il nostro inno nazionale, e perché?"".
Loro se ne andarono, borbottando cose irrispettose, tipo: "E questo cosa c'entra con la Letteratura Contemporanea?".
Poi non rimase nessuno, a parte una ragazza che si avvicinò alla cattedra di Larry.
Aveva uno splendido aspetto nella luce del meriggio che passava atraverso il vestito sottile. Lui rimase seduto. Sentì il suo fianco strofinarglisi contro la spalla sinistra.
"Lei mi piace, Jensen", disse, chiamandolo per cognome "non so bene come dirlo, può sembrare strano…"
"Coraggio, stringi forte le cosce e buttati".
"Beh, ora ho capito perché il suo corso è il più seguito in tutto il campus. E' energico, pieno di immagini, divertente, ha un'anima…"
"Anima, è di quello che abbiamo bisogno. Grazie…"
"Denise".
"Grazie, Denise".
Lei premette il fianco contro di lui. "Questo per me è un po' più facile da dire: se mai lei avesse voglia di un po' di quella fica giovane e stretta di cui parla sempre…"
"Ma dici sul serio?" alzò lo sguardo verso di lei.
"Certo, per avere il massimo dei voti, dico davvero".
Larry continò a guardarla. "Gesù Cristo, ma secondo te io mi lascerei comprare così facilmente?"
"Sì", sorrise lei "basta che lei scriva il suo numero di telefono su quel taccuino che ha lì, strappi il foglio e lo dia a me. Al resto ci penso io…"
Larry prese la penna, scrisse il suo numero, lo fece scivolare verso il fianco di lei. La sua mano scese giù, raccolse il foglietto, lo ripiegò, e poi lei se ne andò
Larry si alzò e si mise il soprabito. Aveva una lezione alle due e poi la giornata era finita.
Una cosa di cui era ben ceto, comunque, era che avrebbe bocciato quello stronzo in tuta gialla. Era già qualcosa, no? Arthur Koestler e sua moglie che si suicidano insieme?
Uscì dalla classe e si trovò tra i prati del campus. Era ora di un pranzetto tranquillo al Blue Moon e di un paio di bicchieri. Un migli, più o meno, dall'università, ma ne valeva la pena. Un gran bel posto per rilassarsi.
 

William Wallas

Forumium maestatis
Re: Dedikime

Un assaggio da... La piú bella donna della città


Cass era la piú giovane e la piú bella di 5 sorelle. Cass era la piú bella ragazza di tutta la città. Mezzindiana, aveva un corpo stranamente flessuoso, focoso era e come di serpe, con due occhi che proprio ci dicevano. Cass era fuoco fluido in movimento. Era come uno spirito incastrato in una forma che però non riusciva a contenerlo. I capelli neri e lunghi, i capelli di seta, si muovevano ondeggiando e vorticando come il corpo volteggiava. Lo spirito, o alle stelle o giú ai calcagni. Non c'era via di mezzo, per Cass. C'era anche chi diceva ch'era pazza. Gli imbecilli lo dicevano. Gli scemi non potevano capirla. Agli uomini in genere Cass pareva una macchina da fottere, e quindi non gliene fregava niente, fosse o non fosse pazza. E Cass ballava e civettava, si lasciava baciare dagli uomini, ma, tranne qualche rara volta, quando si stava per venire al dunque, com'è come non è, Cass si eclissava, Cass aveva eluso gli uomini.
Le sorelle l'accusavano di sprecare la sua bellezza, di non fare buon uso del cervello. Ma Cass ne aveva da vendere, di cervello e di spirito. Dipingeva, danzava, cantava, modellava la creta, e quando qualcuno era ferito, mortificato, nel corpo o nell'anima, Cass provava compassione per costui. Il suo cervello era, ecco, differente; la sua mentalità non era pratica, ecco quanto. Le sorelle eran gelose perché essa attraeva i loro uomini; ce l'avevano su con Cass perché, secondo loro, sciupava un sacco d'occasioni. Di solito Cass era gentile con quelli piú brutti; i cosiddetti fusti non le dicevano niente. Le facevano schifo. «Senza nerbo,» diceva, "senza grinta. Arrivano, alti in sella, con quei nasi ben fatti, quelle orecchie ben disegnate... Tutta esteriorità, e niente dentro." La sua indole era affine alla pazzia; aveva un temperamento che certi chiamano pazzia.
[...]

Ta marri kush te doje !!!
 

salampo

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Re: Dedikime

Va' a rivedere le rose. Capirai che la tua e' unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalero' un segreto.
Il piccolo principe se ne ando' a rivedere le rose.
Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente, disse. Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora e' per me unica al mondo.
E le rose erano a disagio.
Voi siete belle, ma siete vuote, disse ancora. Non si puo' morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, e' piu' importante di tutte voi, perche' e' lei che ho innaffiata. Perche' e' lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perche' e' lei che ho riparata col paravento. Perche' su di lei ho uccisi i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perche' e' lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perche' e' la mia rosa.

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20.jpg


:wub: u
 

shqipe

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Re: Dedikime

:cry: per......

Gjithmone e kam adhuruar kete liber!!!
eshte komplet per tu cituar dhe per tu mesuar permendesh, eshte filozofi jete ne teresine dhe thjeshtesine tij!


"In quel momento apparve la volpe.
<< Buon giorno >>, disse la volpe.
<< Buon giorno >>, rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
<< Sono qui >>, disse la voce, << sotto al melo...>>
<< Chi sei? >> domandò il piccolo principe, << sei molto carino...>>
<< Sono una volpe >>, disse la volpe.
<< Vieni a giocare con me >>, le propose il piccolo principe, << sono così triste...>>
<< Non posso giocare con te >> disse la volpe, << non sono addomesticata >>.
<< Ah! scusa >>, fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
<< che cosa vuol dire "addomesticare"? >>
<< Non sei di queste parti tu >>, disse la volpe, << che cosa cerchi ? >>
<< Cerco gli uomini >>, disse il piccolo principe. <<
Che cosa vuol dire "addomesticare"? >>
<< Gli uomini >>, disse la volpe, << hanno dei fucili e cacciano. è molto noioso! Allevano anche delle galline. è il loro solo interesse.Tu cerchi delle galline? >>
<< No >>, disse il piccolo principe. << Cerco degli amici. Che cosa vuol dire "addomesticare" ? >>
<< è una cosa da molto dimenticata. vuol dire "creare dei legami"...>>
<< Creare dei legami? >>
<< Certo >>, disse la volpe. << Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo >>.
<< Comincio a capire >>, disse il piccolo principe. << C'è un fiore...credo che mi abbia addomesticato...>>
<< È possibile >>, disse la volpe. >> Capita di tutto sulla Terra... >>
<< Oh! non è sulla Terra >>, disse il piccolo principe.
La volpe sembrò perplessa:
<< Su un altro pianeta ? >>
<< Si >>.
<< Ci sono dei cacciatori su questo pianeta ? >>
<< No >>.
<< Questo mi interessa! E delle galline ? >>
<< No >>.
<< Non c'è niente di perfetto >>, sospirò la volpe.
Ma la volpe ritornò alla sua idea:
<< La mia vita è monotona. Io dò la caccia alle galline e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano.Ed io mi annoio perciò. ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi laggiù in fondo, i campi di grano ? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano....>>
La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:
<< per favore... addomesticami >>, disse.
<< Volentieri >>, rispose il piccolo principe, << ma non ho molto tempo, però. ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose >>.
<< Non si conoscono che le cose che si addomesticano >>, disse la volpe. << Gli uomini non hanno più il tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami! >>
<< Che cosa bisogna fare? >> domandò il piccolo principe.
<< Bisogna essere molto pazienti >>, rispose la volpe. << In principio tu ti siederai un pò lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un pò più vicino... >>
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