Sikur Zoti te mos ekzistonte, a do ishte gjithcka e lejuar?

ludwig

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Sikur Zoti te mos ekzistonte, a do ishte gjithcka e lejuar?

Po sikur zoti te mos ekzistonte? Po sikur te kishte te drejte Rakitin kur thote se eshte nje ide e krijuar ne menyre artificiale nga njerezimi? Atehere, sikur zoti te mos ekzistonte, njeriu eshte mbreti i tokes, i krijimit. Fantastike! Por si do bei njeriu te jet i virtytshem pa zotin?(...) Sepse virtyti c'fare eshte? Pergjigjmu Aleksèj. Per mua eshte nje gje, per nje kinez nje tjeter, keshtuqe eshte nje gje relative. Ose jo? Mbase nuk eshte relative? (...) Po atehere, neqoftese eshte keshtu, gjithecka eshte e lejuar?
Keshtu flet Mitja ne 'Vellezerit Karamazov' te Dostoeskijt.

Logjika e ketij shkrimi fillon me supozimin e mosekzsitimit te nje zoti. Nqs ben supozimin e kundert arrij ne nje per fundim te lezetshem. Dmth, sikur une te bej pyetjen: "Po sikur cdo gje eshte e lejuar, zoti ekzistone?" Ne fund te fundit, cdo gje ka ndodhur mbi kete toke.

Persa i perket virtyteve. A ka mundesi te ket virtyte edhe principe qe vlejne per te gjithe nqs nuk do ekzistonte nje zot? Per mendimin tim jo. Po prania e nje zoti do vinte principe, vlera edhe virtyte absolute? Atehere nqs nje zot ekziston, cilat jane keto principe, vlera edhe virtyte absolute?
 

uni20077

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Re: Sikur zoti te mos ekzistonte, do ishte gjithecka e lejuar?

Lexo Ungjillin..... :goofy: /pf/images/graemlins/wink.gif
 

Rambla

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Re: Sikur zoti te mos ekzistonte, do ishte gjithecka e lejuar?

Kur vjen fjala per Zotin çdo gje me behet e komplikuar :shrug: . pyetje interesante kjo. koncepti "zotit" them ka influencuar njeriun si besimtar si jo besimtar ne menyre shume intensive. fakti qe ekziston nje zot "qe gjykon, dhe ndeshkon" i frenon njerzit. morali i njezve e ka preardhjen nga tekstet fetare. konvencionet sociale gjithashtu , keshtu qe edhe nje person ateist e rren veten kur mendon se jeta e tij nuk influencohet nga zoti.

me kete llogjiken e siperme arri ne konkluzionin qe jemi kaq te ndikuar principet/vlerat fetare saqe edhe kur tentojme te krijojme vlerat tona, keto te fundit jane inevitabilmente te lidhura me ato te vjetrat. por kjo do ishte shume e trishte, dhe dua te besoj qe njeriu mund te shkeputet nga keto lidhje fetare, dhe te krijoj vlera personale, keshtu te pakten di qe kemi mundesi te krijojme jeten tone.

p.s. dostojevski :wub: . jam kurioze te di pergjigjen e kesaj pyetje nga personazhi tjeter (se kam lexuar "vellezerit k. /pf/images/graemlins/frown.gif )
 

S6T6N6

Forumium maestatis
Re: Sikur zoti te mos ekzistonte, do ishte gjithecka e lejuar?

Sikur Zoti te mos ekzistonte??? Fjalia nuk me pelqen per vete faktin sepse Zoti ne koncept eshte nje qenie qe dyshohet Soren Aabye Kierkegaard i pergjigjej keshtu: "Me shprehjen "te vertetojme ekzistencen e Zotit" vertetohet dyshimi per ekzistencen e tij" nejse nuk ngre as ul shume peshe ky definicion...
Persa i perket pyetjes do pergjigjesha me fjalet e Emil Michel Cioran: "Zoti ishte nje zgjidhje dhe... nuk do te gjejme asnjehere nje tjeter qe te na kenaqe kaq shume" ... mendoj se Zoti u krijua ne saje te nevojes se ligjit dhe kjo eshte pjesa e pamohueshme pozitive e njeriut. Ben Johnson shprehet keshtu: "Ishte vetem frika, qe ne fillimet e botes krijoi Zotet" ... dhe frika e anarshise solli ne bote Zotin ose ndryshe Ligjin.
 

ludwig

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Re: Sikur zoti te mos ekzistonte, do ishte gjithecka e lejuar?

Lexoni te gjithe tekstin, jo vetem 'Sikur Zoti te mos ekzistonte'. Ekzistenca e zotit ne kete teme duhet pare e lidhur me principet/vlerat.
'Sikur zoti te mos ekzistonte, do ishte gjithecka e lejuar?'.

p.s. Nuk e mbaj mend mire si i pergjigjet dostoevskij, por me duket se nuk jep pergjigje.
 

ludwig

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Re: Sikur zoti te mos ekzistonte, do ishte gjithecka e lejuar?

Mbase kjo ketu poshte do ju sjelli ca inspirim per temen...
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MICHAEL DUMMETT
Se Dio è morto tutto è relativo

Il problema del relativismo e del nichilismo riguardo alla morale e alla conoscenza del mondo nella prospettiva di un filosofo inglese
Contro l'idea che ogni cosa sia opinione va difesa la possibilità di ragionare sui valori e sui fatti.

Se Dio è morto, tutto è permesso. 0 meglio, se Dio è morto nulla è vietato, e nulla è permesso. Come potrebbe esserci una legge senza un legislatore? Così ragiona il nichilista etico. Dal suo punto di vista, ciò che prendiamo a torto per legge, altro non è che la proiezione sulla realtà di nostre reazioni emotive alle azioni nostre e degli altri. Questa tesi. sostenuta da molti filosofi analitici, è quella del soggettivismo morale. Dice che nessuna azione è dì per sé lodevole o sbagliata, così come nessuna azione è di per sé un segno di educazione o di maleducazione: possiede queste qualità soltanto perché la trattiamo come se le avesse.
Il soggettivismo non è ancora il nichilismo, ma ne è la porta di accesso. Il nichilismo lo si ha quando i concetti stessi di bene e di male vengono ripudiati, così come un adolescente può rifiutare i concetti di educazione e di maleducazione sostenendo che non gliene importa niente delle convenzioni sociali. Un soggettivista può manifestare e coltivare molte virtù: può essere sincero, giusto, generoso e buono. Ma non potrà convincere il nichilista morale a rinunciare a ogni pretesa nei suoi confronti in nome di quelle che sono considerate virtù.
E' sufficiente obiettare al soggettivista che gran parte degli esseri umani concordano nei propri giudizi morali? L'argomento avrebbe poco peso anche se l'accordo fosse quasi unanime. I disaccordi, ovviamente, esistono, assai profondi, soprattutto sull'uccidere. Ma è più illuminante concentrarsi su un altro punto: e cioè sul fatto che, per poter riconoscere come giudizi morali certi giudizi da cui dissentiamo, dobbiamo immaginare la visione del mondo di colui che li sostiene. Alcuni pensano che il suicidio sia sempre un male, altri invece che in particolari circostanze possa essere un nobile gesto. Perché i primi possano riconoscere che quello degli altri è, per quanto diverso dal proprio, un punto di vista morale, essi devono provare a immaginare che cosa significa avere una diversa concezione della vita umana, a partire dalla quale si può provare ammirazione per certi tipi di suicidio. Senza una tale raffigurazione, a quell'ammirazione non si può attribuire una fonte morale.
Immaginiamo di trovarci davanti a persone che inorridiscono al pensiero che si possano mangiare dei tuberi. Ne chiediamo il motivo: pensate che facciano male alla salute, o altro? Rispondono che la loro è un'obiezione morale: pensano che mangiare tuberi sia un male. Sul momento, non riusciamo a capire, non vediamo che cosa ci sia di morale in questa obiezione. Dobbiamo imparare a conoscere molto meglio la concezione del mondo di quella gente, prima di capire non solo perché la pensa in quel modo ma che cosa pensi esattamente.
Ma tutto ciò non dimostra granché. D'accordo: per essere considerata come una visione morale, quella espressa da una persona deve collocarsi adeguatamente entro la sua rappresentazione del mondo, ma ciò non dimostra che ci sono verità morali, così come la nostra capacità di distinguere le proposizioni metafisiche da quelle non metafisiche non dimostra che esistono verità metafisiche.
Il nichilismo rispetto alla verità è altrettanto coerente del nichilismo rispetto al bene morale? Si può dire in maniera intelligibile: "Se Dio è morto, nulla è vero, nulla è falso"? Oggi, sono in molti a negare che si possa parlare di qualcosa di vero in assoluto o vero simpliciter. Si afferma che l'attribuzione della verità a una proposizione va sempre considerata come relativa: a un periodo storico, a una visione culturale, persino a un singolo individuo. Ma questa affermazione deve ammettere un'eccezione, pena il regresso all'infinito.
Mettiamo che, per alcuni di voi tutti i filosofi maschi siano degli imbecilli. In una visione relativistica, non ho alcun diritto di dire: "Non è vero". Posso soltanto dire: "Può essere vero per voi, ma non è vero per me". Ma se la relatività di questa verità non ha un limite, non avete alcun diritto di ribattere: "E' vero per me", ma soltanto: "Secondo me, è vero per me". Al che posso rispondere: "Secondo me, non è vero neanche per voi".
In questo modo, chiaramente, nessuno di noi arriverà mai a un'affermazione che non possa essere relativizzata ulteriormente: se un affermazione esplicita è quella in cui ogni relativizzazione necessaria è stata resa esplicita, nessuno riuscirà mai ad affermare alcunché esplicitamente partendo da un punto di vista relativistico illimitato.
Il relativista può sostenere che la verità può essere attribuita a una data proposizione solo relativamente a un periodo, a una cultura o a un individuo anche quando tale proposizione non contiene una relativizzazione rispetto a un periodo, a una cultura o a un individuo. Egli deve però concedere che è possibile ammettere in assoluto la verità o la falsità a un'attribuzione di verità relativa.
Questo non è ancora nichilismo aletico. Ma siamo molto vicini al nichilismo. Così come stando al soggettivista morale io non ho alcun diritto di -affermare che "torturare i bambini è un male", ma solo che "per me, torturare i bambini è un male", stando alla dottrina della relatività della verità, non abbiamo il diritto di affermare che, "Giulio Cesare è stato assassinato nel 44 a.C." o che "nella nostra matematica, il teorema di Fermat è vero". Questo modo di pensare, però, rischia di ridicolizzare qualunque indagine su come stanno le cose o su come sono state. Se, pur esaminando le prove o traendo le conseguenze di quanto è dato sapere con la massima diligenza, non possiamo scoprire altro che il modo in cui le cose appaiono in questo momento o nel nostro ambiente, lo sforzo per scoprire come stanno le cose diventa futile.
Di fatto questo è un modo sbagliato di considerare la faccenda. L'espressione "Come le cose appaiono a X" significa "Come per X è naturale credere che le cose siano", ma per un relativista non ha neppure senso usare l'espressione "come le cose sono".
I sostenitori della relatività della verità spesso sostengono soltanto la relatività del giudizio. Osservano che le risposte che diamo alle nostre domande, e i termini in cui esprimiamo domande e risposte sono profondamente condizionati dal nostro ambiente intellettuale. In questo, c'è molto di vero. Il fatto che non possiamo giudicare l'uno migliore dell'altro due insiemi rivali di concetti e credenze, però, porta a conseguenze disastrose solo se accettiamo la tesi dell'incommensurabilità. Sebbene essa sia sostenuta seriamente da alcuni filosofi, in pratica non è accolta da nessuno scienziato o storico, e non c'è motivo per accoglierla. Un tempo si pensava che Gerusalemme si trovasse al centro della superficie terrestre. Non diciamo che la credenza fosse falsa; partiva da un concetto che non usiamo più. Ma sarebbe sbagliato negare che, nel fare a meno di quella credenza, ci siamo avvicinati di più alla verità.
E' possibile andare al di là del relativismo e rifiutare del tutto il concetto di verità? Noi usiamo il linguaggio non solo per fare affermazioni ma anche per esprimere desideri, per dire ad altri di fare qualcosa ("Attenzione!", "Per favore, sta zitto"), per porre delle domande e così via: giustamente però, l'affermazione è ritenuta centrale. Senza l'affermazione, o senza il giudizio che le è intimamente correlato, non sarebbe possibile dire o giudicare se una persona ha fatto quello che le è stato detto di fare, o se una richiesta o una supplica è stata esaudita.
Nella pratica di fare affermazioni è essenziale che possano essere giudicate corrette o scorrette; e da qui nasce il concetto di verità. Quindi è impossibile fare interamente a meno di questo concetto a meno di non voler privare il linguaggio di significato. Proprio per questo motivo il relativismo rispetto alla verità è fondamentalmente sbagliato. Solo se stabiliamo un consenso su ciò che conta nel dimostrare che le nostre affermazioni sono vere, conferiamo un significato a tali affermazioni: è proprio questo che ci rende possibile comunicare gli uni con gli altri e contraddirci gli uni con gli altri. A volte la base stessa del consenso è confusa e dobbiamo rivedere i nostri concetti. Ma senza un consenso di principio su ciò che dimostra che una data affermazione è vera, non relativamente ma assolutamente, non potremmo dire proprio nulla che abbia un senso.
Tuttavia è del tutto sensato sostenere che non c'è qualcosa come una verità ultima, ovvero la verità su come la realtà è in se stessa. Nel processo di comprensione del mondo, un bambino deve afferrare la distinzione tra oggettivo e soggettivo. All'inizio prende per oggettivo molto di ciò che è soggettivo. Poi il processo continua nell'età adulta, quando cerchiamo di scoprire come sono le cose in sé invece di come ci appaiono.
La scienza è il prodotto di questa impresa. Cerca delle descrizioni della realtà che prescindono dalla nostra collocazione specifica nell'universo e dei nostri mezzi per percepire le cose: tali descrizioni devono usare dei termini ai quali non è attribuito un significato nei termini dei mezzi di cui disponiamo per percepire le cose. Ma la ricerca di tali descrizioni sfocia in caratterizzazioni puramente matematiche; queste servono a prevedere ciò che osserveremo, ma non ha senso ritenere che ci dicano alcunché su ciò che è la realtà in sé.
La conclusione nichilista è che il concetto dì come le cose sono in sé va abbandonato. Abbiamo vari livelli di descrizione, e possiamo dare descrizioni corrette per uno o per l'altro livello. Ma non esiste un livello ultimo al quale la realtà può essere descritta indipendentemente da come la percepiamo. La maniera in cui Dio sa che una cosa è deve corrispondere a come la cosa è in sé ma, di converso, l'idea di come sia in sé può essere spiegata soltanto dicendo che è così come Dio sa che è. Quindi se Dio è morto, non esiste un "come le cose sono in sé".
Il nichilismo etico è più pericoloso del nichilismo aletico, per due motivi. Il nichilista etico vuote liberarsi del tutto dei concetti morali. Incoraggerà quelli che già sono amorali, ma difficilmente persuaderà gli altri: tuttavia potrebbe persuaderli ad adottare il soggettivismo morale in base al quale le azioni sono virtuose o cattive soltanto allo stesso modo in cui qualcosa è divertente, nel senso cioè in cui suscita in noi una certa reazione. Il nichilista aletico non può buttare via del tutto i concetti di verità e di falsità, o cesserà di avere qualunque credenza autentica, dato che credere in una proposizione equivale a credere che sia vera. L'idea di verità, nella sua applicazione a proposizioni espresse in un linguaggio condivisa - e quindi della verità simplìciter, non relativizzata ad altro se non al linguaggio - può e deve essere difesa, perché è un ingrediente tacito essenziale di quella condivisione. Per essere intelligibile, il nichilismo aletico deve soltanto limitare la verità a proposizioni che stanno a un determinato livello di descrizione di come il mondo ci appare; e negare che esistano proposizioni significative su come le cose sono indipendentemente da come le percepiamo.
Questa negazione è una minaccia per il fisico o per il metafisico, ma è molto meno dannosa del nichilismo morale. Tuttavia penso che dovremmo rispettare gli argomenti dei nichilisti sia etici sia aleatici. Molto si può dire a favore di una concezione oggettiva della morale, ma in ultimo essa poggia su una scelta a favore di una determinata maniera dì considerare la vita umana alla quale è possibile opporre una resistenza razionale. Può darsi che il nichilista abbia ragione nel pensare che soltanto la convinzione che Dio esiste, e ha una volontà riguardò al modo in cui dobbiamo comportarci, fornisca un motivo che non possiamo far altro che accettare per agire secondo i principi della morale -sempre che riusciamo a determinare quali siano - e per agire in questo modo a qualunque costo. E può darsi che abbia ragione nel pensare che solo la convinzione che Dio esiste e conosce la realtà come è invece che da un punto di vista particolare, dia sostanza al concetto di come le cose sono in sé.
 

Diavolessa

Valoris scriptorum
Re: Sikur zoti te mos ekzistonte, do ishte gjithecka e lejuar?

ludwig Tan ate mesazh te gjate...ne se e ke ven re fillon gjithcka me se! shqip dmth : nese !

Egzistenca e Zotit nuk mund te vertetohet, as nuk mund te hidhet poshte dot!

Egzisteca e Zotit jeton ne besimin e njerezve! Kush e ka ate besim per te egziston, kush s'e ka e njejta gje!

Teori ka gjithmone dhe nga me te ndryshmet, por gjithcka serish kalon tek "besimi".
 

AlbanianShqiponje

Forumium praecox
Re: Sikur zoti te mos ekzistonte, do ishte gjithecka e lejuar?

Bismilahi Errahmeni Errahjim
Ne Emer te Allahut, Meshiruesit, Meshireberesit

"Nese" nenkupton qe sikurse, por ne disa raste mund te kete edhe allucinacion. Nese te kthehesha prape ne kohe...Nese te behesha prape bebe....Nese te isha i pavdekshem....nese ...nese...nese...Pra kjo fjala "nese" nuk trgon se ka nje cans qe ca vjen pas saj te jete mundesi, por eshte e mundur qe ti vesh nje allucinacion qe hidhet poshte nga llogjika. Pra "Nese Zoti mos te Egzistonte" eshte vec se nje allucinacion.....Sikurse nje njeri ne shkretetri shikon nje mirazh edhe i duket uje....edhe kur vjen prane thote "Nese te ishte e vertete" pra kjo ehste thenie deshire, nje deshire allucinative...e parealizueshme, e hedhur poshte nga llogjika e shendosh....pra "nese" nuk eshte nje fjale me magje qe ben dicka te jete e mundur....por ben qe njerezit te allucinojne....te shikojne endrra me sy hapur....me pak fjale te genjejne veten e tyre. Pra nqs llogjika e shendoshe tregon se ka nje Krijues, "Nese Zoti nuk egziston" kethehet ne nje ender, allucinacion, miraxh i atij qe e merr kete fjali qe ka nje mundesi 50-50....Kemi nje monedhe edhe 50-50 ehste qe te bieri koke ose zhgabe....por kur kemi nje Allucinacion me nje Realitet LLogjikor mundesite jane Allacinacioni 0% edhe Realiteti Llogjikor 100%. Tani nqs Zoti nuk egziston, lindin shume probleme llogjokore si nga erdhem ne kete forme te persosur....rastesia nuk llogjike edhe synim edhe ligji i termodinamikes e kundershton Mekanizmat "IMAGJINARE" te Evolucionit....por edhe faktet shkencore, arkeologjike nuk e kane ndihmuar aspak.....pra ca eshte imagjinate edhe ender e parealizuar mbetet ashtu, edhe ca ehste realitet mbetet realitet edhe pse nje person zgjedh te genjeje, te besoje ne mirazhin e tij, se ti besoje fakteve deshmuese.... E verteta eshte nje, nuk ka te verteta sipas meje e teje...kjo ehste atmosfere konfuzioni edhe mirazhesh, nqs se dy pohime bien ne kontradiket...atehere ose njeri ehste gabim ehde tjetri i sakte ose te dy jane te gabur, nuk bie qe te dy te jene te sakte kur kundersthojne nejri tjetrin....keto jane rregullat e lligjikes se Shendoshe. Pra nuk ehste sic thata parafolesi se nqs se Beson, ateher Zoti egziston, edhe nqs se nuk beson ateher nuk egziston....kjo eshte nje atmosfere mirazhi. Atehere mbeten Dy Mundesi O Njera o Tjetra: O Zoti Egziston ose Jo....jo te dyja edhe jo te dyja mund te jene te gabuara...Kete realitet llogjikor nuk e mohon njeri. Por disa ateiste duke mos arritur ta kuptojne Zoti me cilesite qe Zoti ka shpallur vete, bien ne kontradikta e tyre, ne pikturen e tyre te mbytyr, ne kutine e tyre, duke mos e pare Zotin dhe cilesite e tij ne Pikturen me te gejre ku kane kuptimin e tyre te Duhur....
 

ludwig

Primus registratum
Re: Sikur zoti te mos ekzistonte, do ishte gjithecka e lejuar?

Ai postimi i gjat me larte nuk flet per ekzsitencen ose jo te zotit. Flet per nichilizmin, relativismin edhe mundesine e te vertetave absolute pa pranine e nje zoti. 'Sikur zoti te mos ekzistonte, do ishte gjithecka e lejuar?' do te thot se nese ka nje zot ka edhe rregulla qe ky zot ve edhe qe jan absolute. Po sikur zoti te mos ekzistonte, nuk do kishte me rregulla apo njerezimi mund te gjente rregulla qe vlejne per te gjithe, dmth qe jan absolute.
 

Al-Punk

Still here
Re: Sikur zoti te mos ekzistonte, do ishte gjithecka e lejuar?

Sikur Zoti te mos ekzistonte, do ishte gjithcka e lejuar .. dhe ne nuk do ekzistonim! Ku arritem? Te ekuilibri? Te Zoti?
 

ludwig

Primus registratum
Re: Sikur zoti te mos ekzistonte, do ishte gjithecka e lejuar?

Jo, sipas meje zoti nuk ekziston. Por ka dy menyra per te pare gjerat. E para eshte te mendosh qe ekziston nje zot edhe ne kete menyre te vendosesh disa morale/principe absolute. Kjo menyre eshte nje lloj genjimi i vetes megjithate ndihmone ne nje shoqeri(sipas Alexis de Tocqueville ne 'Demokracia ne amerike', vendet amerikane me besim me te madh ishin edhe me te perparuarat). Menyra e dyte per te pare gjerat eshte menyra relative, menyra qe mendon se nuk ka nje zot qe te vendose rregulla absolute. Kjo menyre per mendimin time te ben ti shikoshe gjerat me qarte por nuk eshte e pershtatshme per nje shoqeri te madhe dhe te komplikuar. Si eshte me mire: ti cojme njerezve nje zot para syve duke i verbuar edhe duke i mbajtur urte apo u tregojme te verteten(per mos ti len te vdesin injorante /pf/images/graemlins/laugh.gif ) edhe te krijojme kaosin.
Ne kete pike mund te shtrohet pyetja: Me te vertete eshte e pamundur te gjendet morale/principe absolute pa pranine e zotit? Me te vertete eshte gjithecka relative/subjektive?

Mund te mirren shembuj te ndryshem. Merr denimin me vdekje. Bie ne kundershtim me respektin e njeriut nga njera ane, por nga ana tjeter sjell nje stabilitet edhe mbase siguri ne nje shoqeri. Jam i sigurt qe dikush ka nja mendimin tjeter. Pra edhe per nje gje shume te rendesishme si respektimi i qenies njerezore nuk mund te flitet ne terma absolute.
 

S6T6N6

Forumium maestatis
Re: Sikur zoti te mos ekzistonte, do ishte gjithecka e lejuar?

... Ne fakt une shoh me dyshim te shume te madh gjendjen psikike te te gjithe atyre qe besojne. Sa me shume kalojne ditet, sa me shume rritem, piqem, kuptoj qe jetoj mes njerezish me probleme shume te medha ne koshience dhe ndergjegje. Jane shume te friksuar nga ajo qe mund te ndodhe pas. Persa i perket temes mu kujtua tani nje citim i F.Cucurachi: "Rregullat fetare jane si llastiqet. Cdo besimtar i perdor ashtu sic i vijne per shtat"...
 

bobo

marksist-enverist
Re: Sikur zoti te mos ekzistonte, do ishte gjithecka e lejuar?

un si rash nfije, ca nenkupton ti me ket; "gjithecka e lejuar"!??
se un, sdi naj gje qe ka lan pa ba njeriu!-me leje,pa leje.kuptohet ;mrena munsive!
 

mengjesi

Primus registratum
Re: Sikur zoti te mos ekzistonte, do ishte gjithecka e lejuar?

?
versioni hajdegerian eshte qe njeriu gjen perhere dicka per te vene ne vendin e zotit, edhe po te mos jete ky i fundit vete.

(sekret: une them qe gjithcka eshte e lejuar sidoqofte)
 

Guest
Re: Sikur zoti te mos ekzistonte, do ishte gjithecka e lejuar?

Zoti nuk ka lidhje ate qe eshte e lejuar apo jo kjo varet nga ne vete sa jemi te zote te dallojme te miren nga te keqen si dhe kur ti qendrojme larg ...
 

ludwig

Primus registratum
Re: Sikur zoti te mos ekzistonte, do ishte gjithecka e lejuar?

Qysh e dallon ti te miren nga te keqen? Duke u bazuar te vetja jote (subjektive) apo duke u bazuar te c'ka thon fete(qe pretendojne te kene principe/morale te mira dhe absolute)? Nqs ke nje menyre per te gjetur cfare eshte e mire edhe cfare e keqe ne menyre absolute je e mirepritur.
 

Guest
Re: Sikur zoti te mos ekzistonte, do ishte gjithecka e lejuar?

Kjo eshte njesoj sikur te thuash per cdo gabim qe bej un duhet te gjej menyren perfekte , por jo un se kisha aty muabetin nuk po them qe cdo gabim qe ben duhet ta gjej menyren perfekte per te mos e bere apo jo por jane disa gjera qe sduan shume mend bejne muuuu qe jan te gabuara dhe ne njerezit prape se prapi i bejme kjo me duket e qellimshme prandaj eshte figura e zotit ka lindur si nje menyre ti thote njerezimit ti therrasi mendjes , zoti nuk gjykon ajo eshte vetem ne doren tende ,,,
 

Rambla

Primus registratum
Re: Sikur zoti te mos ekzistonte, do ishte gjithecka e lejuar?

zoti nuk gjykon
ke degjuar ndonjehere per "gjykimin universal" (giudizio universale) ti? me duket se s'ja paske shume idene.
 
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