Dedikime

adarocks

Forumium praecox
Re: Dedikime

i remember it well
the 1st time that i saw your head round the door cause mine stopped working..
i remember it well when u stoodin your chair and time stopped moving
want u here 2night
want u here..cause i can't believe what i've found
i want u here 2night
want u here
nth is breaking me down,except you,my love
except you
 

bebi

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Re: Dedikime

per lily girl


Le Tematiche di Buzzati



Fantasia

[...]

L'incontro avvenne in una notta gelida di plenilunio. La pattuglia, appostata in un angolo scuro di piazza Cinquecento, avvistò il Babau vagabondo che navigava placido a circa trenta metri d'altezza, simile a dirigibile giovanetto. Gli agenti, il mitra puntato, avanzarono.
Intorno non un'anima viva. Il breve crepitio delle raffiche si ripercosse, d'eco in eco, molto lontano. Fu una scena bizzarra. Lentamente il Babau si girò su sè stesso senza un sussulto e, zampe all'aria, calò fino a posarsi sulla neve. Dove giacque supino, immobile per sempre.
La luce della luna si rifletteva sul ventre enorme e teso, lucido come guttaperca.

[...]



Si disse che in cielo, mentre la creatura moriva, risplendesse non una luna, ma due.
Si racconto' che per tutta la citt' uccelli notturni e cani si lamentassero lungamente.
Si sparse la voce che molte donne, vecchie e bambine, ridestate da un oscuro richiamo, uscissero dalle case, inginocchiandosi e pregando intorno all'infelice.
Tutto ciò non è storicamente provato.
Di fatto, la luna proseguì senza scosse il suo viaggio prescritto dall'astronomia, le ore placidi, passarono regolarmente ad una ad una, e tutti i bambini del mondo continuarono a dormire senza immaginare che il loro buffo amico se n'era andato per sempre.
Era molto più delicato e tenero di quanto si credesse. Era fatto di quell'impalpabile sostanza che volgarmente si chiama favola o illusione: anche se vero.
Galoppa, fuggi, galoppa, superstite fantasia. Avido di sterminarti, il mondo civile ti incalza alle calcagna, mai più ti darà pace.

(Tratto dal racconto Il Babau ne "Le notti difficili", 1971)

Solitudine

Li vedo: durante la conversazione uno di colpo si distrae, sta fermo e pensieroso,
magari pochi secondi ma è quanto basta per capire che la sua verità è là, dentro
quel silenzio. Come uno che dinanzi a casa stia conversando con gli amici e a un tratto
li lascia, corre dentro a vedere chissà cosa e subito dopo ritorna, col volto di prima
tale e quale, e nessuno sa che cosa sia andato a fare e se qualcuno glielo domanda,
lui risponde "niente", e d'altra parte non si poteva scorgere nulla attraverso la porta
quando lui l'ha aperta, che cosa ci fosse dietro, non si vedeva che un rettangolo di buio.
Una immensa piazza, dunque, con intorno un'infinità di case, questa è la vita;
e, in mezzo, gli uomini che trafficano fra di loro e nessuno riesce mai a conoscere
le altre case; soltanto la propria e in genere male anche questa perché' restano molti
angoli bui e talora intere stanze che il padrone non ha la pazienza o il coraggio di
esplorare. E la verità' si trova soltanto nelle case e non fuori.
Cosicché' del restante genere umano non si sa mai niente.
L'uomo passa distratto in mezzo a questi infiniti misteri e ciò non sembra
poi dispiacergli eccessivamente.

(La Solitudine tratto da "In quel preciso momento", 1950)

Montagna

[...]
Il misterioso lume sulle rocce del Palazzo si spegne poco dopo e tutto resta nel buio
mentre le nubi si spaccano lasciando vedere le stelle.
Barnabo completamente vestito si e' gettato sul letto e con le braccia incrociate dietro
la testa, fissando gli occhi nella massa degli abeti che nereggia dietro i vetri, sente
come non mai la vicinanza delle montagne, con i loro valloni deserti, con le gole tenebrose,
con i crolli improvvisi di sassi, con le mille antichissime storie e tutte le altre cose che
nessuno potrà dire mai.

[...]


Dietro la Cima della Polveriera appare infine un barlume di luce. Tutto è perfettamente tranquillo; le nubi sono fuggite lasciando limpido il cielo e sulla foresta passa un vento freddo con dei lunghi respiri. Lavate dalla tempesta, le crode riposano ancora nell'ombra notturna; sembrano molto più grandi, nitide come cristalli. Senza accendere il lume, Barnabo
si e' alzato ed è sceso nello stanzone a pianterreno. Toglie dalla rastrelliera il suo fucile,
si mette in tasca le cartucce. Aperta la porta, egli vede gli abeti che si agitano al vento.
[...]

(Tratto da "Barnabo delle montagne", 1933)

Magia

In certe notti serene, con la luna grande, si fa festa nei boschi.
E' impossibile stabilire precisamente quando, e non ci sono sintomi appariscenti che ne diano preavviso. Lo si capisce da qualcosa di speciale che in quelle occasioni c'è nell'atmosfera. Molti uomini, la maggioranza anzi, non se ne accorgono mai. Altri invece l'avvertono subito. Non c'è niente da insegnare in proposito. E' questione di sensibilità: alcuni la posseggono di natura; altri non l'avranno mai, e passeranno impassibili, in quelle notti fortunate, lungo le tenebrose foreste, senza neppur sospettare ciò che là dentro succede.

(Nota dell'autore in "Il segreto del bosco vecchio", 1935)

Musica

TI RICORDI LA SERA
CHE I DUE SI BACIAVANO
E TU, SOLO ?
CHOPIN DISCESE DALLE MANSARDE DI DIO
TI COLPI' PER SEMPRE ALLA NUCA
FACENDOTI GRANDE ED INFELICE.

(Tratto da "Poema a fumetti", 1969)

Poesia

Noi camperemo a lungo, certo. Ma fra cinquant'anni, diciamo, fra cento anni, che ne sarà di noi? Chi si ricorderà? Fra centocinquant'anni i suoi versi sublimi continueranno a vivere, le parole cadranno giù a picco nel posto esattissimo come blocchi di cristallo e le onde concentriche si allargheranno ancora via per il mondo percuotendo le tenebrose scogliere. .
[...]

(Tratto da Ricordo di un poeta in "In quel preciso momento", 1950)

Attesa

Un presentimento - o era solo speranza - di cose nobili e grandi lo aveva fatto rimanere lassù, ma poteva essere anche soltanto un rinvio, nulla in fondo restava pregiudicato. Egli aveva tanto tempo davanti. Tutto il buono della vita pareva aspettarlo. Che bisogno c'era di affannarsi ? Anche le donne, amabili e straniere creature, le prevedeva come una felicità' sicura, a lui formalmente promessa dal normale ordine della vita.

Quanto tempo davanti! Lunghissimo gli pareva anche un solo anno e gli anni buoni erano appena cominciati; sembravano formare una serie lunghissima, di cui era impossibile scorgere il fondo, un tesoro ancora intatto e cosi' grande da potersi annoiare.

Nessuno che gli dicesse: "Attento, Giovanni Drogo!". La vita gli pareva inesauribile, ostinata illusione, benché la giovinezza fosse già cominciata a sfiorire. Ma Drogo non conosceva il tempo. Anche se avesse avuto dinanzi a sè una giovinezza di cento e cento anni come gli dei. Anche questo sarebbe stata una povera cosa. E lui aveva invece disponibile una semplice e normale vita, una piccola giovinezza umana, avaro dono, che le dita delle mani bastavano a contare e si sarebbe dissolto prima ancora di farsi conoscere.

Quanto tempo dinanzi, pensava. Eppure esistevano uomini - aveva sentito dire - che a un certo punto (strano a dirsi) si mettevano ad aspettare la morte, questa cosa nota e assurda che non lo poteva riguardare. Drogo sorrideva, pensandoci, e intanto, sollecitato dal freddo, si era messo a camminare

(Tratto da "Il deserto dei tartari", 1966)

Morte

E la morte, dici niente? Non l'avevi calcolata? Essa continua a salire dentro di te. Anche se in tutto il corpo non ci fosse neanche una cellula guasta, ugualmente lei avanzerebbe. Dal giorno che sei nato ti sta risalendo millimetro per millimetro.

Tu non ci pensi, è vero, per il momento te ne sei dimenticato, eppure quando ti sembra che manchi appena un respiro, una distanza impercettibile, meno di un passo, per essere felice e là ti impunti e più avanti non vai né riesci a capire perché, questo infinitesimo intervallo è pur sempre lei, la morte, e tu puoi fuggire per oceani e monti, te la terrai sempre chiusa dentro e, odiandola sopra ogni cosa, la nutrirai di te giorno e notte: mai ci fu madre altrettanto premurosa col suo bambino.

(Tratto da Domenica in "In quel preciso momento", 1950)

Eternità

Uomini, voi andate a dormire e avete anche il coraggio di sbarrare le persiane. Nel frattempo le nubi bianche spinte dal vento attraversano il cielo, meravigliose, una diversa dall'altra, migliaia. La luna le illumina dall'alto, le trasforma in sogni. Ma voi dormite nella tana del diciannovesimo piano, vederle non potete.

Per ciascuna miliardi di secoli di lavorazione, e non è servito a niente! Una di color cinerino appartiene ad un certo Giorgio Filicari che non conosco e che dorme. Una ha la forma di San Crisostomo ed e' venuta per il nostro arcivescovo che dorme, bontà sua. Ne vedo una lunga e sottile, sdraiata come una sirena sulla spiaggia, con striature argentee e viola, bellissima; appartiene a una giovane dissoluta che non nomino e che dorme (nel suo letto immenso). Viene la nuvola per il trattore, la nuvola per il linotipista, la nuvola per il mediatore di terreni, per il bambino del vetraio; ma tutti dormono. Però non vedo quelle dei vincitori della vita che, sparsi tra le nostre case, anch'essi dormono felici; non una, in mezzo alle miriadi, per coloro che hanno il tristissimo privilegio di avere vinto.

Ma i miei concittadini sono dei gran signori. Stanno con gli occhi chiusi, orizzontali, nelle pose strane e sconce, chiusi nel tanfo delle case, dispregiano le meraviglie. Non torneranno queste nuvole così importanti, non si ripeteranno mai? Che importa? Non e' tutta così mal combinata la vita? Il meglio non si butta via? Dunque! Dormiamo, dormiamo come bruti. Tutto si deposita accuratamente nell'archivio dei cieli, non va perso un solo fiato di nebbia, un giorno lo ritroveremo.

(Tratto da Le tre notti in "Siamo spiacenti di", 1971)

Mistero

Una goccia d'acqua sale i gradini della scala. La senti? Disteso in letto nel buio, ascolto il suo arcano cammino. Come fa? Saltella? Tic, tic, si ode a intermittenza. Poi la goccia si ferma e magari per tutta la rimanente notte non si fa più viva. Tuttavia sale. Di gradino in gradino viene su, a differenza delle altre gocce che cascano perpendicolarmente, in ottemperanza alla legge di gravità, e alla fine fanno un piccolo schiocco, ben noto in tutto il mondo. Questa no: piano piano si innalza lungo la tromba delle scale lettera E dello sterminato casamento...

(Tratto da La goccia in "La boutique del mistero", 1950)

Giovinezza

Le pagine della vita, le ore, voglio dire, i giorni astronomici e i mesi senza bisogno di stupide metafore, si succedono con grande rapidità, bisogna convenire, a vederli passare con tanta compostezza non si direbbe mai che siano nostri nemici. Vanno adagio, da gran signori. Ma non si fermano mai, i maledetti, non danno un attimo di respiro, abbiamo un bel correre avanti, predisporre, pianificare, calcoli, progetti. Siamo uomini, ahimè, e ogni tanto dobbiamo fermarci. Fermarci, e ci addormentiamo. Ma così, mentre noi stiamo fermi sul bordo della via sognando strane cose, le ore, i giorni, mesi ed anni, ci raggiungono uno per uno, con la loro abominevole lentezza ci sopravanzano, si perdono in fondo alla strada. Poi al mattino ci accorgiamo di essere rimasti indietro, ci mettiamo all'inseguimento.

In questo preciso momento, vogliamo dire volgarmente, finisce la giovinezza.

(Tratto da "In quel preciso momento", 1950)


tvb
 

Dotesa

Primus registratum
Re: Dedikime

... tutto quello che ti vorrei dire mi sembra piccolo e non fa capire...ma Un ti voglio un mondo ti bene non e mai fuori luogo!!!!
wt26502.jpg
 

^Ira^

Forumium praecox
Re: Dedikime

Më pëlqen të eci kur bie shi,
Më pëlqen të vallëzoj kur bie shi
....dhe nën pikat e të njëjtit shi
më pëlqen të puthem e të kafshohem me ty ....!!!!
 

ala

Forumium praecox
Re: Dedikime

te dua me shume,
te desha me pak,
do te te dua ende e pastaj do te iki ...larg...
 

makuciko

Forumium praecox
Re: Dedikime

Ich habe dich so lieb

Ich habe dich so lieb!
Ich würde dir ohne Bedenken
Eine Kachel aus meinem Ofen
Schenken.

Ich habe dir nichts getan.
Nun ist mir traurig zu Mut.
An den Hängen der Eisenbahn
Leuchtet der Ginster so gut.

Vorbei - verjährt -
Doch nimmer vergessen.
Ich reise.
Alles, was lange wehrt,
Ist leise.

Die Zeit entstellt
Alle Lebewesen.
Ein Hund bellt.
Er kann nicht lesen.
Er kann nicht schreiben.
Wir können nicht bleiben.

Ich lache.
Die Löcher sind die Hauptsache
An einem Sieb.

Ich habe dich so lieb.

Joachim Ringelnatz
 

makuciko

Forumium praecox
Re: Dedikime

Unë ty të dua shumë
(1928)

Unë ty të dua shumë!
Për hatrin tënd s'e kisha zgjatur
Të kisha dhuruar me gjith' shpirt një tullë
Të oxhakut.

S'të kam lënduar për besë
Por trishtueshëm më rreh zemra.
Sa bukur anës trasesë
Kur shkon treni ndritin ferrat.

Mori fund përherë
Por s'e mbuloi harresa.
Po nisem.
Gjithçka me vlerë
S'ndihet.

Koha plak paprerë
Të gjithë krijesat.
Qeni zu të lehë.
S'lexon dot vjershat.
As të shkruajë s'di.
Më s'mund të rri.

Unë qesh.
Kryesore janë vrimat merret vesh
Në sitë.

Të dua më plaçin sytë!

Joahim Ringelnac
(1883-1934)
 

^^MIA^^

Forumium maestatis
Re: Dedikime

Ja ,te kjo dhome e vogel gjysme e erret
struken te trembura kujtimet qe ti le,
Perseri grile e mbyllur,celesi prap ne dere,
Cdo gje si me pare.vetem ti nuk je.

Ketu per here te pare hyre nje dite,
e druajtur dhe e lumtur.Si nje lule,qe shkund
nga petalet e pasterta vesen plot drite,
qe e piva un' i etur gjer ne fund.

1958 .Ismail Kadare
 

Ema

Goddes
Re: Dedikime

...se u bere shkak(pa dashur) qe te lexoj Borges ne gjuhen e vet:) :

UNA DESPEDIDA


Tarde que socavó nuestro adiós.
Tarde acerada y deleitosa y monstruosa como un ángel oscuro.
Tarde cuando vivieron nuestros labios en la desnuda intimidad
de los besos.
El tiempo inevitable se desbordaba
sobre el abrazo inútil. Prodigábamos pasión juntamente, no para nosotros sino para la
soledad ya inmediata.
Nos rechazó la luz; la noche había llegado con urgencia.
Fuimos hasta la verja en esa gravedad de la sombra que ya el
lucero alivia.
Como quien vuelve de un perdido prado yo volví de tu abrazo.
Como quien vuelve de un país de espadas yo volví de tus lágrimas.
Tarde que dura vívida como un sueño
entre las otras tardes.
Después yo fui alcanzando y rebasando
noches y singladuras...
 

Ema

Goddes
Re: Dedikime

SINGLADURA


El mar es una espada innumerable y una plenitud de pobreza.
La llamarada es traducible en ira, el manantial en tiempo, y la
cisterna en clara aceptación.
El mar es solitario como un ciego.
El mar es un antiguo lenguaje que ya no alcanzo a descifrar.
En su hondura, el alba es una humilde tapia encalada.
De su confín surge el claror, igual que una humareda.
Impenetrable como la piedra labrada
persiste el mar ante los muchos días.
Cada tarde es un puerto.
Nuestra mirada flagelada de mar camina por su cielo:
Última playa blanda, celeste arcilla de las tardes.
¡Qué dulce intimidad la del ocaso en el huraño mar!
Claras como una feria brillan las nubes.
La luna nueva se ha enredado a un mástil.
La misma luna que dejamos bajo un arco de piedra y cuya luz
agraciará los sauzales.
En la cubierta, quietamente, yo comparto la tarde con mi hermana,
como un trozo de pan.
 

Ema

Goddes
Re: Dedikime

LA PROMISIÓN EN ALTA MAR


No he recobrado tu cercanía, mi patria, pero ya tengo tus estrellas.
Lo más lejano del firmamento las dijo y ahora se pierden en su
gracia los mástiles.
Se han desprendido de las altas cornisas como un asombro de
palomas.
Vienen del patio donde el aljibe es una torre inversa entre dos
cielos.
Vienen del creciente jardín cuya inquietud arriba al pie del
muro como un agua sombría.
Vienen de un lacio atardecer de provincia, manso como un yuyal.
Son inmortales y vehementes; no ha de medir su eternidad ningún
pueblo.
Ante su firmeza de luz todas las noches de los hombres se curvarán
como hojas secas.
Son un claro país y de algún modo está mi tierra en su ámbito.
 

karamel

Primus registratum
Re: Dedikime

Kur e di se do te vdesesh,
pemet kane me shume lule
dhe me shume yje qielli ka.
Me te mire dhe me te cuditshem jane njerezit,
qe nuk e kuptojne se hija e trupit te tyre
eshte vete vdekja.

Kur e di se do te vdesesh,
toka eshte pjellore si grua
dhe qielli ta shuan perjetesisht etjen me shirat e tij
dhe avionet nuk fluturojne per t'u rrezuar
dhe njerezit nuk lindin per t'u bere neser te liq.

Me mire ta dish se do te vdesesh!
Lulet lule do te jene dhenuk do te kundermojne me trishtim
dhe njerezit do kthehen me shpesh te distributori i harruar
te furnizohen falas me besim...

Poezia e fundit, T. Keko
 

salome

Primus registratum
Re: Dedikime

Per dike qe ngrohet i qete prane zjarrit

Xhoni

Oh, ajo lugine kur pergjate veres une dhe Xhoni
Ndane te thellit lume baresnim gjithnje,
Teksa zogjte ne ajer e lulet ne lendine
Te embel na e mendonin te dyve dashurine,
E kur supembeshtetur i thoja " Oh, le te luajme Xhoni im"
Ai shkonte tutje duke shfryre si bubullime.

Oh, e mbaj ment mire ate te premte krishtlindjesh
Kur shkuam bashke ne ate ballo bamiresie
Kaq e lemuar pista e orkestra kaq e zhurmshme
E per Xhonin tim sa krenare ndihesha une;
Shtrengome fort i dashur, le te vallxojme deri ne agim
AI shkonte tutje duke shfryre si bubullime.

Oh, a mund te harroj valle ate mbremje ne Grand Opera
Kur prej cdo ylli mrekullueshem pikonte muzika
E perla e diamante vareshin verbonjes,
nga mendafshet e praruar te cdo veshje,
"Oh, Xhoni, ndihem si ne parajse" i thashe me peshperime
Ai shkonte tutje duke shfryre si bubullime.

Oh, i bukur ai qe si nje kopesht i lulezuar,
Si madheshtorja kulle Eifel perpjete lartuar
E kur se gjeres shetitore shuhej valsi anembane,
"Martohu me mua Xhoni, do te fal bindjen e dashurine,
Ai shkonte tutje duke shfryre si bubullime.

Oh, une te enderrova dje mbrema, i dashur
diellin ne nje ane e henen ne ane tjeter duke e mbajtur
kaq kalterosh ish deti e bari aq bukur gjelberonte
e cdo yll ne qiell nje def tamburi rrapellonte
Mijra milje thelle nje humnere prehej trupi im
Ai shkonte tutje duke shfyre si bubullime.

W.H. Auden
 

katunarja

Primus registratum
Re: Dedikime

Dikur ja kam dedikuar privatisht nje miku...e do te mbetet perhere e preferuara ime ..

Tri Fatite

Bri djepit mbreteror qe plot trofe e rrethonin,
Tri fatite e keqija nje mbremje bisedonin,
Tri fatite qe harruan ti grishnin ne pallat...
Ti japim ketij djali me te tmerrshmin fat,
Te vuaj si askush, bucisnin si te marra
Me vershellime neperke u hodh e tha e para..
Ti japim ne shemtimin ta bejme aq te shemtuar,
Sa kush me sy ta shohe te mbetet i tmerruar.
Ti japim dhe murtajen u hodh e foli tjetra
Si folen ato te dyja, sakaq u ngrit e treta..
E tha:
Jo motra, jo me kaq nuk mjafton,
Edhe kush ka murtajen mbi toke dic gezon..
perbindeshi me i tmershem ka caste ngazellimi
Jo, jo, kete femije duhet qe mallkimi
Ta ndjeke gjithe jeten kudo e kurdohere
Me gure ta qellojne , mos e qasin ne dere..
ne mish tja ngule dhembet cmiri i zi, i urryer,
Dhe gjaku pike-pike ti rrjedhe trupit shqyer..
Me helm e vrere ti gjegjen sa here qe renkon
Dhe kur ti mbylli syte e tij pergjithmone
Urrejtja mos tí ndahet as dhe ne agoni
Prandaj ju them o motra, ta bejme GJENI..

shkruar nga Jean Rameau
shqiperuar nga i madhi Sotir Caci
 
E

ersilda

Guest
Re: Dedikime

gjithshka nisi si nje loje.....une luaja me ty...ti me mua....
me pas une luaja me zemren tende ..ti me timen....
tani ti luan me mendjen time....
me ke pushtuar te gjithen.....
nuk eshte me nje loje....per mua....
 

gangsterja

Primus registratum
Per ty(N)
Edhe sikur mos te dua une
te don syri qe i derdh lotet shume
Edhe sikur mos te te mendoj
te don shpirti ,se s'mund te te harroj
Edhe sikur une mos te te flas
don zemra se nga brenda po plas
Keta lot bien ne syte e mi
e shkruajne fjalen dashuri
Sa here qe rreh zemra
shkruan emrin tend me germa
Sa here trupi nxehet nga nje ferkim
kerkon vetem shpirtin tim.
C'do nate para se te bie gjume
lutem i dashur per ty qe te dua shume
C'do here sa zgjohem ne mengjes
mendoj per ty se shum te pres.
C'do here para se te ngrihem mire
mendoj sesi do ta kaloj kete dite te veshtire
Prandaj shkronjen (N) e kam ne zemer
sepse me kete shkronje te fillon ai emer.




 
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