Re: banka e SHQIPERISE bashke-fajtore per gjendjen e mjeruar te shqiptarve -3
Il governatore della Banca d'Italia tenta ancora di evitare la vendita di Bnl e Antonveneta agli stranieri
Bnl-Antonveneta, fuori lo straniero
Prende corpo la cordata a difesa della banca romana
di Roberto Casalena
Ma chi osa sbattere fuori di casa i proprietari, dopo che si è stati accolti benevolmente? E’ il caso delle due banche estere, la spagnola BBVA e l’olandese Abn Amro, che stanno provando a cacciare gli azionisti italiani di Bnl ed Antonveneta.
E le banche si sono mosse sotto la bandiera dell’Europa e del mercato. Uno stendardo, che a quanto sembra, piace agli italiani solo quando fa comodo.
E questo è un problema che andrà risolto. Il Governatore Fazio, ha sollevato lo scudo della reciprocità, e che il sistema non si oppone per principio all’ingresso o alla crescita di banche estere in Italia. E che vuol dire? Il mercato, o esiste oppure no.
Il ministro olandese Gerrit Zelm, commentando la pre-Opa lanciata dai suoi connazionali, spazza via ogni dubbio rilevando che “se gli italiani vogliono presentare offerte sulle nostre aziende di credito, sono i benvenuti”.
Ma se è già difficile difendere il nostro sistema bancario, dove troveremo i mezzi per poter conquistare le banche europee? Una scalata di nani ai giganti . Solo nelle favole. Dunque, dobbiamo prima consolidare le posizioni all’interno, e poi cercare occasioni strategiche in Europa.
Ora è il momento della chiamata alle armi per difendere l’italianità. Intanto , mentre Bankitalia sta cercando di rispondere ai colpi di ABBV su Bnl, avendo a disposizione una cordata tutta italiana (il contropatto, formato da immobiliaristi, e guidato da Francesco Gaetano Caltagirone, il fuori patto, capeggiato da Mps, oltre che Generali, Unipol e Della Valle) le cose appaiono più difficili per Antonveneta.
Il board di Abn Amro, riunitosi martedì scorso ad Amsterdam, è stato aggiornato, ma in realtà è come se andasse avanti ad oltranza. Gli olandesi intenderebbero prendere un po’di tempo, prima di ufficializzare l’Opa su Antonveneta, per vederci più chiaro. Ed avrebbero giustificato l’atteggiamento riflessivo per due motivi: 1) rispondere a Fazio su alcuni chiarimenti richiesti sull’Opa; 2)perché non è stata raggiunta la maggioranza assoluta sull’offerta.
Il presidente di Abn, Rijkman Groenink, avrebbe vincolato l’Opa stessa ad una votazione all’unanimità, che invece non si è raggiunta, perché alcuni consiglieri avrebbero manifestato perplessità, sia sull’impatto dell’investimento che sulle incertezze della governance. Di qui il vaglio di altre possibili opzioni per valorizzare al meglio la partecipazione del 12,6% in Antonveneta.
Esclusa la possibilità di tornare a trattare con la Banca Popolare di Lodi, è stata presa in esame la richiesta di alcuni consiglieri di trattare con altri azionisti, un eventuale sindacato di blocco, anche per sondare le forze in campo, o per spingere l’eventuale fronte avverso a lanciare un’Opa a prezzi convenienti e favorevoli ad un eventuale disinvestimento.
Per Antonveneta, infatti, ancora non è stato trovato un “cavaliere bianco”in grado di contrastare la scalata degli olandesi, e capace di opporsi, eventualmente, con una contro-Opa.
Le forze italiane che ruotano intorno al presidente della Banca Popolare di Lodi, Fiorani, e che sono azioniste di riferimento di Antonveneta, rappresentano il 27,07% del capitale, e per raggiungere il controllo mancherebbe all’appello oltre il 23%.
Angelo Bosco, uno dei soci storici di Delta Erre e di Antonveneta, sarebbe intenzionato a coinvolgere i piccoli e medi soci di Antonveneta a rimanere uniti per conservare l’istituto di credito in mani italiane.
Delta Erre è una fiduciaria che detiene il 10,34% della banca padovana. I soci forti di Antonveneta, esclusa la Abn che possiede il 12,72%, sono Delta Erre (10,34%), Banca Popolare di Lodi (4,98%), Lloyd Adriatico (2,76%), Unipol(2,10%), Falco Giancarlo (2,03%).
C’è da considerare, dunque, che numerosissimi piccoli azionisti veneti della banca padovana, sembrano voler fare muro contro un’eventuale Opa di Abn Amro, il che potenzialmente potrebbe anche risultare penalizzante per l’Opa.
La Banca Popolare di Lodi, intanto, starebbe pensando ad un aumento di capitale da 1,5 miliardi di euro, anche al fine di essere preparata ad una eventuale contro-Opa. Intanto, il fronte politico si sta movendo a sostegno di Bankitalia.
Mercoledì scorso, infatti, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, ha varcato il cancello di Palazzo Kock, ed ha incontrato Antonio Fazio, visita peraltro inusuale. Grande sintonia, quindi, tra governo e Bankitalia. Ma anche il governo spagnolo è sceso in campo s
ull’operazione Bbva-Bnl. Il premier spagnolo, José Zapatero, infatti, ha chiesto “il rispetto delle regole di mercato”. Un segnale forte, sia per Bankitalia che per Palazzo Chigi. Regole di mercato sì, difesa dell’italianità no.
Anche il presidente dei Ds, Massimo D'Alema si è schierato per difendere Bnl e Antonveneta. E il segnale avrebbe disturbato i sonni dei vertici di Mps, banca che fino ad ora è rimasta alla finestra, in attesa di un chiarimento sull’eventuale possibile nuovo assetto di Bnl.
Il presidente della Fondazione Mps, Giuseppe Mussari, ha già espresso tutti i dubbi inerenti ad un’operazione che non sia realmente di mercato. Mps, non consegnerà il pacchetto di azioni Bnl (4,42%) in caso di Opa. E ieri il Cda della banca senese avrebbe escluso un intervento nella banca romana.
La “rossa” Unipol, invece, che detiene l’1,90% di Bnl, sarebbe pronta a rilevare le azioni in mano delle Generali (8,94%) ed a fare la sua parte in una cordata tricolore, con il placet di Bankitalia ed anche dei Ds. Anche D'Alema, quindi, in piena sintonia con Fazio. Bisognerà vedere chi riuscirà a fare la mossa vincente, scacco matto.
Il governatore della Banca d'Italia tenta ancora di evitare la vendita di Bnl e Antonveneta agli stranieri
Bnl-Antonveneta, fuori lo straniero
Prende corpo la cordata a difesa della banca romana
di Roberto Casalena
Ma chi osa sbattere fuori di casa i proprietari, dopo che si è stati accolti benevolmente? E’ il caso delle due banche estere, la spagnola BBVA e l’olandese Abn Amro, che stanno provando a cacciare gli azionisti italiani di Bnl ed Antonveneta.
E le banche si sono mosse sotto la bandiera dell’Europa e del mercato. Uno stendardo, che a quanto sembra, piace agli italiani solo quando fa comodo.
E questo è un problema che andrà risolto. Il Governatore Fazio, ha sollevato lo scudo della reciprocità, e che il sistema non si oppone per principio all’ingresso o alla crescita di banche estere in Italia. E che vuol dire? Il mercato, o esiste oppure no.
Il ministro olandese Gerrit Zelm, commentando la pre-Opa lanciata dai suoi connazionali, spazza via ogni dubbio rilevando che “se gli italiani vogliono presentare offerte sulle nostre aziende di credito, sono i benvenuti”.
Ma se è già difficile difendere il nostro sistema bancario, dove troveremo i mezzi per poter conquistare le banche europee? Una scalata di nani ai giganti . Solo nelle favole. Dunque, dobbiamo prima consolidare le posizioni all’interno, e poi cercare occasioni strategiche in Europa.
Ora è il momento della chiamata alle armi per difendere l’italianità. Intanto , mentre Bankitalia sta cercando di rispondere ai colpi di ABBV su Bnl, avendo a disposizione una cordata tutta italiana (il contropatto, formato da immobiliaristi, e guidato da Francesco Gaetano Caltagirone, il fuori patto, capeggiato da Mps, oltre che Generali, Unipol e Della Valle) le cose appaiono più difficili per Antonveneta.
Il board di Abn Amro, riunitosi martedì scorso ad Amsterdam, è stato aggiornato, ma in realtà è come se andasse avanti ad oltranza. Gli olandesi intenderebbero prendere un po’di tempo, prima di ufficializzare l’Opa su Antonveneta, per vederci più chiaro. Ed avrebbero giustificato l’atteggiamento riflessivo per due motivi: 1) rispondere a Fazio su alcuni chiarimenti richiesti sull’Opa; 2)perché non è stata raggiunta la maggioranza assoluta sull’offerta.
Il presidente di Abn, Rijkman Groenink, avrebbe vincolato l’Opa stessa ad una votazione all’unanimità, che invece non si è raggiunta, perché alcuni consiglieri avrebbero manifestato perplessità, sia sull’impatto dell’investimento che sulle incertezze della governance. Di qui il vaglio di altre possibili opzioni per valorizzare al meglio la partecipazione del 12,6% in Antonveneta.
Esclusa la possibilità di tornare a trattare con la Banca Popolare di Lodi, è stata presa in esame la richiesta di alcuni consiglieri di trattare con altri azionisti, un eventuale sindacato di blocco, anche per sondare le forze in campo, o per spingere l’eventuale fronte avverso a lanciare un’Opa a prezzi convenienti e favorevoli ad un eventuale disinvestimento.
Per Antonveneta, infatti, ancora non è stato trovato un “cavaliere bianco”in grado di contrastare la scalata degli olandesi, e capace di opporsi, eventualmente, con una contro-Opa.
Le forze italiane che ruotano intorno al presidente della Banca Popolare di Lodi, Fiorani, e che sono azioniste di riferimento di Antonveneta, rappresentano il 27,07% del capitale, e per raggiungere il controllo mancherebbe all’appello oltre il 23%.
Angelo Bosco, uno dei soci storici di Delta Erre e di Antonveneta, sarebbe intenzionato a coinvolgere i piccoli e medi soci di Antonveneta a rimanere uniti per conservare l’istituto di credito in mani italiane.
Delta Erre è una fiduciaria che detiene il 10,34% della banca padovana. I soci forti di Antonveneta, esclusa la Abn che possiede il 12,72%, sono Delta Erre (10,34%), Banca Popolare di Lodi (4,98%), Lloyd Adriatico (2,76%), Unipol(2,10%), Falco Giancarlo (2,03%).
C’è da considerare, dunque, che numerosissimi piccoli azionisti veneti della banca padovana, sembrano voler fare muro contro un’eventuale Opa di Abn Amro, il che potenzialmente potrebbe anche risultare penalizzante per l’Opa.
La Banca Popolare di Lodi, intanto, starebbe pensando ad un aumento di capitale da 1,5 miliardi di euro, anche al fine di essere preparata ad una eventuale contro-Opa. Intanto, il fronte politico si sta movendo a sostegno di Bankitalia.
Mercoledì scorso, infatti, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, ha varcato il cancello di Palazzo Kock, ed ha incontrato Antonio Fazio, visita peraltro inusuale. Grande sintonia, quindi, tra governo e Bankitalia. Ma anche il governo spagnolo è sceso in campo s
ull’operazione Bbva-Bnl. Il premier spagnolo, José Zapatero, infatti, ha chiesto “il rispetto delle regole di mercato”. Un segnale forte, sia per Bankitalia che per Palazzo Chigi. Regole di mercato sì, difesa dell’italianità no.
Anche il presidente dei Ds, Massimo D'Alema si è schierato per difendere Bnl e Antonveneta. E il segnale avrebbe disturbato i sonni dei vertici di Mps, banca che fino ad ora è rimasta alla finestra, in attesa di un chiarimento sull’eventuale possibile nuovo assetto di Bnl.
Il presidente della Fondazione Mps, Giuseppe Mussari, ha già espresso tutti i dubbi inerenti ad un’operazione che non sia realmente di mercato. Mps, non consegnerà il pacchetto di azioni Bnl (4,42%) in caso di Opa. E ieri il Cda della banca senese avrebbe escluso un intervento nella banca romana.
La “rossa” Unipol, invece, che detiene l’1,90% di Bnl, sarebbe pronta a rilevare le azioni in mano delle Generali (8,94%) ed a fare la sua parte in una cordata tricolore, con il placet di Bankitalia ed anche dei Ds. Anche D'Alema, quindi, in piena sintonia con Fazio. Bisognerà vedere chi riuscirà a fare la mossa vincente, scacco matto.