Re: INTER-land
L'annuncio alle 20.30. Il presidente nerazzurro lascia insieme a quattro consiglieri, tra cui Tronchetti Provera. Indicato Facchetti come successore.
MILANO, 19 gennaio 2004 - Quale sia stata la scintilla che ha portato all'abbandono della poltrona di presidente da parte di Massimo Moratti non è ancora dato saperlo. L'ex-presidente, ora azionista di riferimento, della società nerazzurra ha infatti lasciato in serata casa sua, in via Bigli a Milano, in compagnia di Marco Tronchetti Provera - anche lui in uscita dal cda interista - senza proferire parola. Probabilmente, come nel più classico degli adagi popolari, si è trattato della goccia che ha fatto traboccare il vaso. Se la goccia sia stata il caso Vieri, o la sconfitta casalinga con l'Empoli o la contestazione dell'esausto popolo nerazzurro, forse lo si saprà nelle prossime ore, o nei prossimi giorni.
Sta di fatto che nella giornata che doveva essere quella del ritorno in nerazzurro di Adriano, Massimo Moratti si è dimesso dalla carica di presidente dell'Inter. Nessun proclama, nessuna conferenza, nessun clamore: l'annuncio è stato dato dal sito ufficiale della società nerazzurra con un laconico comunicato: "FC Internazionale informa che il presidente Massimo Moratti, Marco Tronchetti Provera, Paolo Giulini, Angelo Mario Moratti e Angelo Moratti, hanno annunciato stasera le dimissioni dal Consiglio di Amministrazione della Società. Il presidente Massimo Moratti ha indicato al Consiglio il nome del vice presidentre Giacinto Facchetti per la carica di presidente".
Giacinto Facchetti è stato dunque indicato come successore, e questo significa che, almeno per il momento, pare scontato che Moratti mantenga la proprietà della società. Un comportamento simile non è senza precedenti in casa nerazzurra. Proprio Moratti jr. aveva annunciato le proprie dimissioni già nel maggio del 1999, ma la proprietà del club era rimasta saldamente nelle sue mani, e soli due mesi dopo, il 15 luglio, fu riconfermato presidente per acclamazione insieme a tutto il
consiglio di amministrazione dimissionario. Da quell' Inter uscirono solo le vecchie bandiere quali Sandro Mazzola, Luis Suarez e Mario Corso.
9 ANNI DI AMAREZZE - Chiamato a gran voce ad "acquistare" l'Inter, che era stata grandissima sotto la gestione di suo padre Angelo, Massimo Moratti aveva ceduto alla piazza nel febbraio del 1995. Quei primi mesi erano stati di transizione, con la squadra giunta al sesto posto sotto la guida di Ottavio Bianchi. L'anno successivo cominciò il balletto di allenatori che contraddistinse i primi anni della sua presidenza: via Bianchi, dentro Suarez in attesa dell'arrivo di Roy Hodgson, mandato via dopo un terzo posto che rappresentava una delusione per una squadra costruita per puntare allo scudetto.
Tutto da ricominciare, e Moratti piazza la il colpo di mercato: Ronaldo. Ma a gestire il Fenomeno e gli altri campioni Moratti chiama un tecnico che non considera per niente fenomenale e che non riuscirà mai ad amare: Gigi Simoni. Con lui le cose non vanno male: l'Inter sfida fino all'ultimo la Juve in campionato e travolge la Lazio nella finale di Coppa Uefa. Simoni rimane nonostante lo scetticismo sul suo conto del presidente, ma quando nell'anno successivo le cose cominciano ad andare male, anche lui deve fare le valigie, sostituito da Lucescu. Le cose non migliorano con l'allenatore romeno, e allora via Lucescu e dentro Castellini. ma non va bene, lo spogliatoio è a pezzi, e Moratti chiama in soccorso Hodgson, fra l'incredulità e l'ilarità generale.
Il presidente decide di andarsene, tornando poi alle sue funzioni. Ma la presidenza di Moratti continuerà a essere travagliata. In panchina arriva Marcello Lippi, ma l'Inter continua a non vincere nulla, il tecnico di Viareggio vorrebbe "prendere a calcio i giocatori", ma è lui ad andarsene. Lo sostituisce Marco Tardelli, ma l'ex campione del mondo non ripete sulla panchina nerazzurra il buon lavoro prodotto su quella dell'Under 21. Anzi, è sotto la sua guida, nel maggio del 2001, che l'Inter subisce un umiliante 6-0 dai cugini milanisti in un derby di campionato. Fallito il tentativo del tecnico giovane e di belle speranze, Moratti preferisce tornare sul sicuro e affida la squadra allo spagnolo Hector Cuper, profeta del Valencia che in Spagna entusiasma più del Real Madrid. Cuper comincia bene, l'Inter sembra avere un gioco, i risultati cominciano ad arrivare, ma è proprio con il tecnico spagnolo in panchina che Moratti deve subire la più forte delusione dei suoi 9 anni di presidenza: lo scudetto buttato alle ortiche nel nefasto 5 maggio del 2002 quando sembrava già cucito sulle maglie nerazzurre.
Lacrime, delusioni, poi la lunga diatriba Cuper-Ronaldo. Il destino del tecnico spagnolo sembrava deciso ben prima che arrivasse il suo esonero all'inizio di questo campionato. Ecco infine Zaccheroni, allenatore e tifoso dichiarato dell'Inter. Arrivano un pareggio e sei vittorie consecutive: i nerazzurri tornano nel giro scudetto, la quadratura del cerchio sembra finalmente compiuta, ma le cose cambiano ancora una volta. Tocca all'Empoli, e in particolare allo stinco di Rocchi, segnare il destino del Moratti presidente.