Re: Ekosistemi!
qe s'ke nigju naj her per filozofine ambientale e morra vesh dhe s'çuditem qe s'di as qe ajo trajton
shkence,ekologji,teologji dhe etike....
Platone (filosofo greco, 428-347 a.C.): alla conoscenza si perviene attraverso il ragionamento dialettico e la contemplazione delle forme, non attraverso lo studio della natura. La bellezza del mondo naturale non deve essere preservata o protetta in quanto non è realmente bella e, soprattutto, non esiste realmente. La perfezione riguarda solamente le proporzioni matematiche e le forme geometriche ideali, cosa di cui la natura è priva. Platone è consapevole degli effetti dell’uomo sul territorio (lo nota in Crizia) ma non se ne cura, infatti crede che il mondo sia indistruttibile.
Aristotele (filosofo greco, 384-322 a.C.): gli organismi inferiori esistono a vantaggio di quelli superiori, lungo una scala gerarchica al cui apice sta l’uomo. Aristotele nota che molte parti della Terra vanno deteriorandosi, tuttavia è convinto che ogni deterioramento sia equilibrato da miglioramenti delle condizioni ambientali in altri luoghi.
Teofrasto (filosofo greco, m. ca. 287 a.C.) sviluppò la comprensione di molti rapporti ecologici e respinse la dottrina aristotelica che gli esseri non-umani esitano per l’uomo. La sua opera passò inosservata.
Pitagora (filosofo e matematico greco, ca. 570 - 480 a.C.) e Porfirio (filosofo greco, ca. 305-233 a.C.) raccomandano di rispettare le norme di giustizia nei confronti degli animali, essendo generale la parentela tra gli esseri viventi. Anche Plutarco (scrittore greco, ca. 56- ca. 125) la pensa in modo simile.
Ulpiano Domizio (giureconsulto romano, m. 228) distingue fra jus naturae ciò che la natura ha insegnato agli animali e jus gentium, il diritto, la legge propria degli uomini.
Giordano Bruno(filosofo e scrittore italiano, 1548-1600): l’universo è infinito e composto da tanti mondi. Ogni parte è in relazione con le altre, nello spazio e nel tempo, nella materia e nello spirito. Ogni parte si muove su una propria traiettoria, costretta dalla sua natura duplice a essere parte della totalità come un individuo in relazione con altri mondi.
René Descartes (Cartesio, filosofo e scienziato francese, 1596-1650): associa la capacità linguistica con la capacità di pensare e sentire: gli animali non parlano, sono insensibili ed incoscienti, sono semplici macchine e non ha senso parlare di un’etica che li riguardi. Su questo principio basa la filosofia dell’approccio scientifico, vivisezione compresa. Formula il metodo riduzionista che riduce le idee complesse in componenti semplici, non applicabile a scienze più olistiche come lo è l’ecologia.
Baruch Spinoza(filosofo olandese, 1632-1677): ogni essere, ogni oggetto, è una temporanea manifestazione della sostanza Dio-natura. Questa sua idea panteistica (Dio è l'universo nella sua totalità pur non essendo nessuna delle cose in quanto tutte le trascende) si basa sul fatto che gli esseri una volta morti diventano il cibo di altri esseri in un cerchio infinito.
Thomas Hobbes (filosofo inglese, 1588-1679): la vita allo stato di natura è “solitaria, povera, sporca, brutale e breve”. Riconosce che c’è insicurezza nella natura tale da persuadere le persone ad organizzare una società e un governo. Chiama questo processo “Contratto Sociale”. L’etica nasce per l’insicurezza dell’uomo.
Henry More (teologo inglese, 1614-1687): esiste un “Soul of the World, or Spirit of Nature”, “Anima mundi” presente in ogni parte della natura. Le piante e gli animali esistono per godere di loro stessi.
John Locke (filosofo inglese, 1632-1704): ogni persona, per il mero fatto di esistere, ha il diritto alla vita, alla libertà, alla salute e al possedimento di beni. Gli animali soffrono ed è quindi immorale far loro del male. Al centro degli atteggiamenti lockiani di valore del territorio vi è la convinzione che “la terra e tutto ciò che vi si trova è data agli uomini per la sussistenza e il conforto della loro esistenza”. Come rappresentante di Dio sulla Terra l’uomo può fare ciò che vuole ma sempre nell’interesse di tutta la natura.
John Ray (botanico inglese, 1627-1705): le piante e gli animali esistono per glorificare Dio.
Gottfried Leibnitz (filosofo e matematico tedesco, 1646-1716): rifiuta la separazione tra il vivente dal non-vivente.
Julien Offroy La Mettrie (filosofo francese, 1709-1751): in Homme Machine si chiede se si possano continuare a trattare come cose gli animali, esseri capaci di affetti e di emozioni la cui anima registra, come la nostra, le stesse gioie, le stesse mortificazioni, gli stessi turbamenti.
David Hume (filosofo inglese, 1711-1776): descrive le capacità umane, incluse quelle morali, come un caso speciale di capacità animali.
Voltaire Francois Marie Ariuet (letterato francese,1694-1778): contesta la tesi di Cartesio sull’associazione tra capacità linguistica e capacità di pensare e di sentire. Chiede al vivisettore: “Tu scopri in lui gli stessi organi di sentimento che sono in te. Rispondimi, o meccanicista, la natura ha dunque combinato in lui tutte le molle del sentimento affinché egli non senta?"
Jean-Jacques Rousseau (filosofo francese, 1712-1778): sia l’uomo che gli animali sono esseri sensibili, quindi l’uomo deve dare agli animali, quanto meno, il diritto di non essere inutilmente maltrattati.
Immanuel Kant (filosofo tedesco, 1724-1804): il rispetto morale attiene sempre e soltanto alle persone, mai alle cose e agli esseri viventi non-umani. Le persone non devono essere mai usate come mezzo. Gli uomini non devono maltrattare gli animali solo perché si possono ledere gli uomini che vogliono che si rispettino. Inoltre l’insensibilità verso gli animali è l’anticamera della insensibilità verso gli uomini.
John Bruckner (americano, 1726-1804): è il primo a chiedersi se la trasformazione dell’ambiente selvaggio americano non stia rompendo la “web of life” (l’interconnessione tra gli esseri viventi).
Thomas Paine (democratico americano, 1737-1809): sostiene la tesi per cui anche gli animali debbano godere di propri diritti. I diritti dell’uomo devono costituire la premessa per i diritti degli animali.
Jeremy Bentham (filosofo, giurista, economista inglese, 1789-1832): la sua etica utilitaristica si basa sul principio di massima felicità: sofferenza è male, piacere è bene. La questione sugli animali non è se possono ragionare o possono parlare, come diceva Cartesio, bensì: possono soffrire? Pensa ai casi marginali: se è lecito fare del male agli animali perché non sono esseri razionali o intelligenti, allora è lecito fare lo stesso con i neonati o gli handicappati mentali.
Richard Martin (umanitarista inglese, 1754-1834): fa approvare nel 1822 l’Ill-Treatment of Cattle Act (detto anche Martin’s Act), la prima legge contro la crudeltà verso gli animali. Nel 1824 Martin assieme ad altri inglesi organizza la Society (dopo il 1840 Royal Society) for the Prevention of Cruelty to Animals (RSPCA).
Schopenhauer Arthur (filosofo tedesco, 1788-1860): la presunta mancanza di diritto negli animali ... è una rivoltante grossolanità e barbarie dell’Occidente, la cui fonte sta nel giudaismo.
Henry David Thoreau (scrittore americano, 1817-1862): crede nell’esistenza di una Oversoul (super anima) o anche “forza dell’amore di Dio” che permea ogni cosa in natura. Questo organicismo, questo olismo, potrebbe essere chiamato “ecologia teologica”: Dio mantiene assieme le cose. Il suo motto è: “ogni creatura è meglio viva che morta, uomini, alci e alberi di pino”. Non parla apertamente di diritti, ma le sue idee sono le basi per rivendicare i diritti. Secondo alcuni il biocentrismo può essere fatto risalire a lui.
John Stuart Mill (filosofo e sociologo inglese, 1806-1873): la crudeltà è tanto più grave quanto più grande è il sistema nervoso dell’organismo. La crudeltà verso le persone è quindi più grave che verso forme di vita minori perché hanno un sistema nervoso più grande. E’ questione di quantità.
Arthur Helps (1813-1875): sostiene i diritti degli animali, perfino degli insetti.
Pio IX (1792-1878): rifiuta l’idea che l’uomo abbia obblighi verso gli animali. Osteggia la creazione della Società di protezione degli animali (appoggiata invece da Garibaldi) perché significa ammettere l’esistenza di obblighi nei loro confronti.
George Perkins Marsh (diplomatico americano, 1801-1882): pubblica “Man and Nature; Or, Physical Geography as Modified by Human Action” (1864) la prima opera di vasta portata dell’impatto distruttivo della civiltà umana sull’ambiente. Scrive: “L’uomo ha dimenticato che gli è stata data la Terra in usufrutto, non per consumarla, né tanto meno per sprecarla senza scrupolo”. “La vita animale e vegetale è un problema troppo complicato perché venga risolto dall’intelligenza umana, non potremmo mai sapere quanto è ampio il cerchio di disturbo che noi produciamo nell’armonia della natura quando gettiamo il più piccolo ciottolo nell’oceano della vita organica.”
Charles Darwin (naturalista inglese, 1809-1882): elabora la teoria della evoluzione delle specie che pubblica in: “L’origine delle specie per selezione naturale” (1859) e in “L’origine dell’uomo e la selezione sessuale” (1871). Alcuni usano il darwinismo per avvicinare l’uomo al resto della natura, altri per confermare che l’uomo ha il diritto di usare la natura.
Henry Berg (americano, 1811-1888): parla per primo di diritti degli animali, soprattutto quelli domestici. Nel 1866 fonda l’ASPCA (American Society for the Prevention of Cruelty to Animals) che contiene una “dichiarazione dei diritti degli animali” simile ad “una dichiarazione di indipendenza delle specie” che va oltre il Martin’s Act e vieta la crudeltà nei confronti di tutti gli animali.
Nathaniel Southgate Shaler (geologo americano, 1841-1906): dice che alcuni animali fanno scelte estetiche.
John Muir (naturalista e politico americano, 1838-1914): l’essere umano è irrilevante per la natura. Gli animali e le piante erano fatti per la loro stessa felicità e per il loro creatore. Dio permea l’ambiente, ma la civiltà e la cristianità, con la loro separazione dualistica oscurano questa verità. Il suo più grande risultato politico fu l’istituzione nel 1890 del Yosemite National Park. Nel 1892 assieme ad altri fonda il Sierra Club.
John Howard Moore (insegnante di High School Americano, 1862-1916): l’uomo non è un dio caduto, ma un rettile promosso. “Tutti gli esseri sono fini, nessuna creatura è un mezzo. Non tutti gli esseri hanno uguali diritti, ma hanno diritti”. Le piante mancando di coscienza sono vive ma non “sentono”.
Edward Payson Evans (linguista americano, 1831-1917): la vita non-umana possiede dei diritti intrinseci che gli uomini non devono violare. Smonta l’argomento che il maltrattamento degli animali è sbagliato perché degrada gli uomini. E’ autore della prima dichiarazione americana che può considerarsi di etica ambientale. Sviluppa (70 anni prima di White) un ragionamento contro il carattere antropocentrico della cristianità comparandola con le religioni orientali.
Ernst Haeckel (zoologo tedesco, 1834-1919): nel 1866 conia il termine “oecologie” divenuto, poi, “ecologia”. L’avvento della ecologia e delle sue leggi portòa a nuove basi etiche per la natura.
William Morton Wheeler (entomologo americano, 1865-1937): gli insetti sociali costituiscono un “superorganismo”. Ogni organismo esiste entro una comunità estesa. Come l’atomo sta nella molecola e questa nelle cellule, le cellule si aggregano in organismi, in società, in società di società. Anche gli uomini sono parte di comunità ecologiche.
Henry S. Salt (animalista inglese, 1851-1939): ha posizioni estremiste. Gli esseri umani hanno il compito di affrancare, liberare, gli animali. Non si tratta di avere compassione verso le vittime di un utilizzo sbagliato, la liberazione degli animali fa crescere l’essere umano e la sua civiltà. Adatta agli animali la celebre frase del filosofo inglese Herbert Spencer (1820-1903) “chiunque ammetta che ogni uomo deve avere una certa limitata libertà riconosce che è suo diritto avere quella limitata libertà.” “Gli animali hanno diritti e tali diritti consistono nella limitata libertà di vivere una vita naturale” E’ fondatore dell’Humanitarian League.
Gifford Pinchot (politico esperto forestale americano, 1865-1946): sviluppa il concetto di conservazione. Conservazione non significa preservare la natura. Al contrario, sta per un uso saggio ed efficiente (gestione e uso razionale) delle risorse naturali.
Alfred North Whitehead (filosofo inglese, 1861-1947): l’identità e lo scopo di ogni oggetto nell’universo sorge dalla sua relazione con ogni altra cosa. Tutte le cose esistono in relazione col loro ambiente.
Peter D. Ouspensky (filosofo russo, 1878-1947): non c’è niente di morto o di meccanico in Natura, vita e sentimento esistono in ogni cosa. Ogni cosa nell’universo ha un’apparenza fenomenica e una nuomenica, quest’ultima è nascosta agli uomini. L’intero è maggiore della somma delle parti, come le cellule funzionano assieme per fare un organo, molti organismi lavorano assieme in un superorganismo che ha un suo noumeno: “ogni cosa indivisibile è un essere vivente”. Togli il cuore e un organismo muore. La terra è quindi viva.
Aldo Leopold (funzionario forestale americano, 1887-1948): va oltre l’antropocentrismo ed elabora l’“etica della terra”: tutte le etiche si basano su un’unica premessa: che l’individuo è un membro di una comunità di parti interdipendenti ... una volta che si riconosce questo è difficile negare i diritti alle varie parti ... l’uomo essendo membro della comunità biotica della terra non può negare a questa i suoi diritti. Una decisione è giusta quando tende a preservare l’integrità, la stabilità, la bellezza della comunità biotica. E’ sbagliata quando tende all’opposto. Leopold è considerato la fonte più importante del biocentrismo moderno e dell’etica olistica.
Liberty Hyde Bailey (1858-1954): l’abuso della Terra è moralmente sbagliato perché è una creazione di Dio.
Rachel Carson (biologa, scrittrice americana, 1907- 1963): nel 1962 pubblica Silent Spring (Primavera silenziosa), un punto di riferimento della lotta ambientalista. In questo libro Carson tratta dei pesticidi che non discernono fra insetti utili e dannosi. I pesticidi non fanno distinzione, entrano nella catena alimentare ed uccidono indiscriminatamente animali grandi e piccoli, così come le piante, perché entrano nella catena alimentare alterando interi ecosistemi. La sua è una “primavera silenziosa” dove non esiste più il canto degli uccelli perché son tutti morti.
Albert Schweitzer (teologo, medico, organista francese, 1875-1965): la sua etica è il “rispetto per la Vita” (Reverence of Life) costruita su insegnamenti etici indiani, cinesi e tibetani. E’ il valore della “volontà di vivere” (will-to-live) che ogni essere possiede.
Joseph Wood Krutch (umanista americano, 1893-1970): la modificazione della natura è benefica fino al punto dove non interferisce troppo drasticamente con il sistema considerato un tutto. Per il cristiano ogni parte del creato ha uno scopo, un’importanza e un valore datogli dal suo Creatore.
te ma myllesh gojen ti logos i her e mire...e bashk shifemi ne trapllikun tend tjeter!!!!