Re: AlbJuventus - Të Mrekullueshmit
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Uno-due letale, la Juve stende il Milan
Juve euforica dopo la vittoria sul Milan.
dal nostro inviato
Serena Gentile
I bianconeri partono benissimo (gol di Di Vaio e Thuram) sorprendendo il Milan, che reagisce e dimezza (Pirlo su rigore) ma non va oltre (2-1).
TORINO, 10 novembre 2002 - E' un sorpasso di quelli che contano. La Juve batte (2-1) e supera il Milan, ora grazie all'Udinese l'Inter è a un punto. Vince Lippi, allora. Anzi, ancora. Perché Ancelotti, come il Milan, al Delle Alpi non hanno fortuna (l'ultima vittoria dei Diavoli è del '99).
Non si scherza. Questa è una classica che esalta, ma soprattutto da vincere. Perché è negli scontri diretti che si decide lo scudetto, ha detto Lippi. Perché la Juve nella passata stagione non ne ha vinto uno. Perché tra Lippi e Ancelotti è sfida vera. Perché questo Milan fa paura, gioca, segna e ha addosso gli occhi e i pronostici di tutta l'Italia. I motivi sono tanti, il risultato uno solo, importante: la Juve "vera", dopo il turnover delle ultime partite, parte a razzo e gioca da sola per 30'. Il Milan è sfasato, intontito dai bianconeri veloci e autoritari come quest'anno non si erano mai visti. Sbaglia Carletto a lasciare Pirlo davanti a Nedved, il ceco lo travolge e in 13' la Juve è già andata al tiro e in gol due volte. Proprio con due palle perse da Pirlo.
Rui Costa non si vede, Inzaghi pochissimo, Rivaldo passeggia, Ambrosini ha tra i piedi Davids e dunque vita non facile. Il rombo (a centrocampo di Lippi) annulla quello di Ancelotti che riprende la gara in mano solo dopo aver subito due sberle: rinuncia a Rui trequartista e lo sposta a destra, al centro Pirlo e Ambrosini finalmente controllano Nedved. Inizia la partita vera, attraverso un rigore per un mani di Birindelli, con Pirlo che fa la prima cosa giusta della serata, è il quarto gol, il terzo dal dischetto (il sesto penalty a favore per il Milan in questa stagione). La Juve protesta ma non si perde.
Carletto nel secondo tempo riparte da Costacurta per Kaladze, sfiancato da Camoranesi, e Maldini si sposta a sinistra. Poi Serginho per Pirlo, e si piazza a sinistra: iniziano ad arrivare palle interessanti. La Juve lascia fare al Milan che è più organizzato, ma lento e impreciso, e poi riparte con lo scatenato Nedved (che manda di poco a lato) e potrebbe fare di più se Di Vaio non avesse perso lucidità. Serve il cambio, ecco Zalayeta. Forze fresche anche in difesa, con Moretti per Iuliano. Il ritmo è calato, Ancelotti insiste con Sheva per "l'inutile" Rui. Ma è ancora Nedved a far paura. Aveva ragione Ancelotti: la Juve stanca può giocare solo con il Piacenza.