Re: Ideologjia e juaj....
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Brahma
La filosofia di Shrii Shrii Ánandamúrti è sinteticamente espressa negli aforismi dell'opera Ánanda Sútram. Il primo concetto che viene definito è quello di Brahma. Brahma è l'Entità Cosmica, l'Infinito, l'Anima Universale. Che cosa significano questi termini e come possiamo sapere che Brahma esiste?
Noi abbiamo coscienza del nostro Io, sappiamo di esistere e di avere delle relazioni con gli oggetti esterni. Ogni azione che facciamo sembra essere eseguita dagli organi motori e sensori: in realtà se la mente non lavorasse dietro a questi organi ogni azione sarebbe impossibile. L'azione ha origine nella mente ed ha la possibilità di manifestarsi esternamente attraverso gli organi motori e sensori (indriyas). Facciamo un esempio: se una persona è assorta nei suoi pensieri, nonostante abbia gli occhi aperti e ben funzionanti, non vede un amico che le sta di fronte. La visione avviene solo quando la mente prende contatto con gli organi della vista, quando la mente assimila l'oggetto esterno, prende la forma di quell'oggetto. La parte della mente che prende la forma dell'oggetto esterno si chiama materia mentale, o ectoplasma (Citta nella terminologia sanscrita).
Citta non può prendere la forma dell'oggetto se non c'è qualcuno che esegue l'azione. Esiste dunque una seconda parte della mente che svolge l'azione: è l'io che agisce (Ahamtattva).
Se qualcuno agisce significa che deve esistere qualcuno: non può esserci azione senza l'esistenza di un io. Esiste una terza parte della mente che dà il senso dell'esistenza (Mahatattva).
L'affermazione "io esisto" presuppone la presenza di un Io che testimoni la mia esistenza, che sia cosciente della mia esistenza: l'esistenza dell'io nella mente prova che c'è un'altra entità reale che è oltre la mente e che conosce l'esistenza della mente. Questo Io testimoniante viene chiamato Coscienza unitaria (Átman). La sua presenza è dimostrata dal senso di esistenza che ognuno mostra di avere svolgendo delle azioni. L'esperienza dell'Átman è dunque un'esperienza diretta di tutte le persone.
Abbiamo visto che lo stesso Io che prova la mia esistenza (Mahatattva o Buddhitattva), mi fa lavorare (Ahamtattva), consente alla mia mente la relazione con gli oggetti esterni (Citta), mi dà anche la coscienza della mia esistenza (Átman): possiamo dunque affermare che lo stesso Io ha funzioni diverse in diversi stadi.
Il sentimento di esistenza (Mahatattva) non potrebbe esserci senza la coscienza: è la coscienza unitaria che si manifesta come Mahatattva e stabilisce così la propria esistenza.
La coscienza unitaria non è dunque pura coscienza, ha anche delle qualità che le consentono di manifestarsi in diverse funzioni. Deve allora esistere un fattore, diverso dalla pura coscienza, che qualifica, cioè che influenza l'Átman e gli consente di esprimersi in diverse forme. Di questo fattore (Prakrti) parleremo in seguito.
Per ora abbiamo stabilito che la coscienza unitaria è presente in ogni individuo. In questo universo ci sono innumerevoli individui; l'Átman, o coscienza unitaria, si riflette in ciascuno di essi: apparentemente, dunque, ci sono molti Átman. L'insieme di questi Átman, il loro nome collettivo è Brahma. La parola che più si avvicina al concetto di Átman o coscienza unitaria è Anima: possiamo quindi dire che Brahma è l'Anima Universale, la Coscienza Universale, la coscienza nella sua totalità.
La definizione filosofica che Shrii Shrii Ánandamúrti dà di Brahma è
Shiva Shaktyátmakam´ Brahma
Brahma è composto di Shiva e Shakti.
Questo è il concetto base della filosofia dell'Ánanda Márga. L'Entità Suprema ha due aspetti: il principio oggettivo (Shiva o Purus´a) e il principio operativo (Shakti o Prakrti). Per usare un linguaggio più semplice possiamo dire la Coscienza e l'energia, la forza. Essi non sono due entità distinte bensì due aspetti diversi ma inseparabili della stessa entità: è impossibile concepire l'una senza l'altra. La Coscienza e la sua energia creativa sono inseparabili come il fuoco e il suo calore, come il latte e la sua bianchezza, come le due facciate di un foglio di carta. Prakrti può essere definita come un attributo di Purus´a.
Purus´a è la pura Coscienza e resterebbe inattivo se Prakrti non avesse la possibilità di esprimersi. Prakrti è l'entità che controlla i fenomeni naturali: è ciò che dà alle cose le loro qualità. Per esempio si dice che la natura del fuoco sia quella di bruciare: ci deve essere qualcosa che dà al fuoco questa sua qualità; abbiamo visto che la Coscienza unitaria ha delle qualità che le consentono di esprimersi in diverse funzioni della mente: Prakrti è ciò che dà le diverse qualità e funzioni. Poiché per compiere queste azioni è necessaria un'energia si dice che Prakrti è una forza: Prakrti è una forza che qualifica la Coscienza dandole diverse qualità o funzioni.
La funzione di Prakrti è di creare continuamente nuove forme attraverso la sua azione, la sua influenza sulla Coscienza.
Aspetti di Brahma
Brahma è senza forma
Abbiamo detto che Purus´a è pura Coscienza. Da questo termine possiamo capire che esiste qualcosa ma non possiamo visualizzarlo in una forma, possiamo solo farcene un'idea: Purus´a è un'entità astratta che può essere percepita dalla mente solo nelle sue espressioni oggettive. Allo stesso modo Prakrti è una forza che non può essere vista, non ha una forma che possa essere descritta, anche se possiamo vedere il risultato della sua azione. Purus´a e Prakrti, e quindi Brahma, sono entità sottili, senza forma.
Brahma è non causale
Purus´a è un'entità la cui esistenza non dipende da altro, non ha inizio, o causa: è non causale. Prakrti è il principio che qualifica Purus´a ed è necessariamente presente dove c'è Purus´a; ma così come il fuoco non crea la sua capacità di bruciare, cioè non crea il principio che gli dà le sue caratteristiche, allo stesso modo Purus´a non crea Prakrti: essa è indipendente, è non causale. Brahma, che è il nome collettivo di Purus´a e Prakrti, è dunque non causale, non ha inizio o causa.
Brahma è infinito
Brahma non ha origine o causa, ma ha una fine? Può essere misurato? Dovremmo trovare uno strumento adatto a misurarlo e poiché Brahma è un'entità sottile, questo strumento deve essere sottile almeno tanto quanto Brahma. Tutta la materia che esiste in questo mondo è costituita da cinque fattori fondamentali (eterico, aereo, luminoso, liquido, solido) la presenza dei quali distingue le cose grezze dalle cose sottili: più fattori sono presenti in un oggetto più esso è grezzo. Nessuno di questi fattori è abbastanza sottile da misurare Brahma.
Oltre a questi fattori esiste un altro elemento: la mente. Essa non ha forma fisica, non può essere vista, toccata ecc. È la cosa più sottile di questo mondo ed ha le qualità di afferrare le idee, pensare e sentire: con questi mezzi potrebbe misurare Brahma. Abbiamo visto che la mente ha diversi aspetti funzionali che sono Mahatattva (io esisto), Ahamtattva (io faccio) e Citta (materia mentale). La capacità di compiere qualsiasi azione appartiene ad Ahamtattva (l'io che agisce): quindi se Brahma può essere misurato dalla mente è solo attraverso Ahamtattva. Fra Ahamtattva e la coscienza unitaria si trova Mahatattva quindi Ahamtattva non può raggiungere la coscienza unitaria senza passare attraverso Mahatattva. Ahamtattva è però solo una forma funzionale di Mahatattva: l'io di "io esisto" di Mahatattva diventa Ahamtattva quando assume la funzione di "io faccio". Nel momento in cui Ahamtattva ritorna a Mahatattva la sua capacità funzionale di "io faccio" cessa di esistere: Ahamtattva non può raggiungere la coscienza come Ahamtattva ma deve necessariamente trasformarsi in Mahatattva ed in quello stato non può compiere nessuna azione, tanto meno misurare la coscienza unitaria. Brahma è l'insieme delle coscienze unitarie: la mente non può quindi in nessun modo pensare, sentire o farsi un'idea delle dimensioni di Brahma.
Possiamo inoltre affermare che la mente non può misurare niente che sia al di là del suo ambito. La mente (Ahamtattva) esiste dentro la creazione ma per quanto essa si estenda fino ai propri limiti sente che c'è qualcosa che non riesce a comprendere: la creazione si estende oltre i limiti della mente, essa è potenzialmente infinita. Come vedremo in seguito, la creazione è solo una parte di Brahma e se una parte è infinita, necessariamente il tutto, Brahma è infinito.
Stati di Brahma: Nirgun'a e Sagun'a
Purus´a e Prakrti sono entrambi non causali e ciò significa che sono anche completamente indipendenti uno dall'altro, nessuno è subordinato all'altro.
Abbiamo visto però che Prakrti è un principio il cui compito è di qualificare Purus´a, di dargli degli attributi, delle qualità. Essa esercita questo compito attraverso tre forze o gun´a. Gun´a in sanscrito significa corda usata per legare qualcosa: qualificando Purus´a con i suoi gun´a, Prakrti lo lega, lo costringe ai suoi voleri.
Brahma esiste dunque in due stati:
nel primo, lo stato supremo, Purus´a e Prakrti sono completamente indipendenti, Prakrti non esercita alcuna influenza su Purus´a, non è in grado di legarlo con i suoi Gun´a; in questo stato Purus´a rimane inespresso, senza qualità; questo stato si chiama Nirgun´a (senza gun´a);
nel secondo stato Prakrti esercita la sua capacità, usa i suoi gun´a per influenzare Purus´a; attraverso la sua azione su Purus´a essa crea infinite forme, da origine a tutto ciò che esiste; questo stato si chiama Sagun´a (con gun´a);
Per spiegare la relazione tra Nirgun´a e Sagun´a possiamo usare l'immagine di un iceberg e di un oceano: a causa delle variazioni climatiche una parte dell'acqua dell'oceano si ghiaccia. In questa immagine Nirgun´a Brahma è l'oceano, Sagun´a Brahma è l'iceberg, le condizioni climatiche che raffreddano l'acqua sono Prakrti. Il ghiaccio e l'acqua che non si è ghiacciata, sono due forme diverse dell'acqua: l'unica differenza è che in alcuni punti condizioni climatiche particolari hanno consentito il formarsi del ghiaccio mentre in altre parti l'oceano è rimasto al suo stato originario.
Sagun´a è dunque uno stato particolare all'interno di Nirgun´a Brahma.
Capire la causa per cui Brahma passi dal suo stato supremo alla creazione è al di là delle capacità della nostra mente. La relazione causale è un'azione svolta dalla mente, ma prima di Sagun´a Brahma non c'è alcuna mente, né cosmica né unitaria, che possa compiere questa azione, la legge di causa ed effetto non esiste in Nirgun´a Brahma, Brahma stesso non sa perché Egli si sia manifestato nella creazione. Per supplire all'incapacità della mente di rispondere a questa domanda i devoti hanno trovato una ragione del cuore: il Supremo era solo nella vastità cosmica ed ha creato ogni cosa per superare la sua solitudine, per avere qualcuno da amare. Per questo la creazione viene talvolta definita Liila (gioco) cosmico.
Ogni cosa è Brahma
La storia della terra dimostra che gli esseri umani non sono senza causa, essi non sono neanche i primi esseri che sono apparsi sulla terra. La terra si è formata dal sole: all'inizio era solo una palla di fuoco, poi si è raffreddata lentamente, sono comparsi l'acqua e il suolo; sono seguite poi la formazione del regno vegetale ed animale e solo successivamente si sono evoluti gli esseri umani. Gli uomini dipendono quindi dalla terra e non possono essere definiti non causali. Anche il sole che ha dato origine alla terra, però, deve la sua esistenza a certi gas, che a loro volta dipendono essenzialmente da uno dei fattori elementari della materia, il fattore eterico, senza il quale i gas non avrebbero lo spazio per esistere. Quindi, risalendo all'indietro, il fattore eterico è l'origine dei gas, del sole, della terra e quindi degli esseri umani. Poiché abbiamo già detto che ogni essere umano ha una coscienza unitaria (Átman) dobbiamo ammettere che anche il fattore eterico ne abbia una: se il fattore eterico non avesse coscienza come potrebbero gli esseri umani che da questo sono stati creati averla? Il fattore eterico non ha forma, non ha dimensioni, non può essere misurato: è il vuoto, è lo spazio, non c'è in esso alcuna materia, anche se ha la capacità di portare le onde sonore e questa caratteristica lo rende un elemento grezzo e non sottile. L'unica cosa che c'è nell'etere è la coscienza quindi l'etere deve essere fatto di coscienza. La coscienza è in Brahma quindi l'etere, e tutto ciò che da esso deriva, dal sole agli esseri umani, ha origine in Brahma.
Sagun´a Brahma è la causa della creazione dell'universo, o, in altre parole, l'universo ha avuto origine da Sagun´a Brahma e poiché non esiste niente prima di Brahma ed oltre a Brahma, e poiché il mondo non può essere stato creato dal nulla, dobbiamo ammettere che la materia con la quale Brahma ha creato il mondo è se stesso: la creazione è Sagun´a Brahma trasformato in tutto ciò che esiste.
Dobbiamo qui fare attenzione ai termini: dire che Brahma è presente in ogni cosa è un'affermazione scorretta. Se dico che Brahma è presente in questo libro do l'idea che il libro e Brahma siano due entità separate e che Brahma occupi questa seconda entità che esiste indipendentemente. Questo è completamente sbagliato; la cosa giusta da dire è che il libro è Brahma o che Brahma ha assunto anche la forma del libro. Non ci sono due entità separate: Brahma è infinito ed eterno, niente esiste prima od oltre a Lui, ogni granello di polvere è Brahma.
Il mondo è un pensiero nella mente di Brahma
Brahma è la causa di tutta la creazione: Prakrti è la forza creatrice e Purus´a è la materia che, nello stato di Sagun´a Brahma, si lascia influenzare da Prakrti, prende infinite forme secondo il volere di Prakrti. Purus´a è la coscienza quindi ogni cosa in questo universo, poiché è fatta dalla materia di Purus´a, ha coscienza; non esiste niente, per quanto sembri grezzo e senza vita che non possegga una coscienza. L'influenza di Prakrti fa sembrare le cose inanimate e grezze ma ogni cosa è una forma diversa della coscienza, una metamorfosi di Purus´a: quanto più è grande l'influenza di Prakrti, tanto più Purus´a appare in forme grezze nelle quali la coscienza sembra essere completamente addormentata.
Abbiamo già visto che Purus´a è un'entità sottile che può essere percepita solo come idea: come è possibile che da una entità sottile emerga l'universo che è grezzo? Bisognerebbe ammettere che i semi dell'universo esistano già in Lui e siano fatti germinare dall'influenza di Prakrti. Se questo fosse vero Purus´a non sarebbe una entità sottile, avendo al suo interno qualcosa di grezzo. Dovremmo allora concludere che l'universo non è mai stato creato perché Purus´a è sottile e non può aver creato da se stesso un universo grezzo? L'esistenza di questo universo è però un dato di fatto che non possiamo ignorare.
Possiamo affermare che l'universo è una proiezione di pensiero di Purus´a: esso prende vita come un'entità immaginaria nella mente di Purus´a, e per la sua creazione non è dunque necessaria alcuna materia grezza.
Che cosa significa immaginare? Quando noi immaginiamo qualcosa, la parte della nostra mente che agisce (Ahamtattva) inizia a funzionare e fa in modo che la nostra materia mentale (Citta) prenda una forma particolare, quella che noi immaginiamo: non c'è bisogno di alcuna sollecitazione esterna perché questo accada, non abbiamo bisogno dei nostri sensi né di qualcosa esterno a noi. L'immaginazione può non essere reale ma Citta ha veramente assunto una forma particolare: il fatto che Citta abbia assunto una forma è una realtà e questa realtà dura finché la nostra attività immaginativa continua.
Abbiamo già visto come la mente umana si formi per l'influenza di Prakrti sulla coscienza unitaria: allo stesso modo Purus´a, in Sagun´a Brahma, essendo influenzato da Prakrti ottiene una mente. Anche la Mente Cosmica, come quella individuale, è formata da Mahatattva, Ahamtattva e Citta. Ahamtattva è la parte della mente che agisce: l'universo è creato da Ahamtattva di Sagun´a Brahma facendo assumere a Citta la forma della creazione. Questa immaginazione è reale fintantoché dura l'attività di immaginare dell'Ahamtattva di Sagun´a Brahma. La mente unitaria è una parte della mente Cosmica e ciò che appare reale alla mente Cosmica è tale anche per la mente individuale. È per questo motivo che, sebbene questo universo sia solo un'immaginazione, esso ci appare come reale.
Il mondo è una verità relativa
Poiché il mondo è un pensiero nella Mente Cosmica, esso è una realtà ma non può essere considerato una verità assoluta (Satya) quanto piuttosto una verità relativa che finirà quando cesserà l'attività immaginativa di Purus´a, cioè quando Prakrti non influenzerà più Purus´a. Purus´a nello stato di Sagun´a Brahma ha moltiplicato se stesso in un numero infinito di coscienze unitarie: per liberarsi dell'influenza del suo Principio operativo, della sua Prakrti, dovrebbe liberare questo numero infinito di coscienze da questa stessa influenza: per quante ne liberi, però, ne resterebbero sempre un numero infinito sotto l'influenza di Prakrti. Per questo motivo la creazione continuerà ad esistere: la possibilità che Purus´a ritiri il suo pensiero e il mondo cessi di esistere non si pone.
Come agisce Prakrti
L'azione di Prakrti che qualifica Purus´a non è un'azione improvvisa che fa subitaneamente emergere la materia grezza da una entità sottile ma è piuttosto un cambiamento progressivo. Prakrti ha tre forze o gun´a attraverso le quali esercita la sua influenza.
La prima forza è Sattvagun´a, la forza senziente, sottile, quella che crea; la seconda è Rajogun´a, la forza mutativa, quella che mantiene; la terza è Tamogun´a, la forza statica, quella che distrugge.
Sattvagun´a è la forza dominante, la prima che agisce su Purus´a: dall'azione di Sattvagun´a su Purus´a emerge Mahatattva che dà a Purus´a il senso di Io esisto; dall'azione di Rajogun´a su Mahatattva emerge Ahamtattva che porta con sé oltre al senso di esistenza, l'idea dell'io che agisce, io faccio; dall'azione di Tamogun´a su Ahamtattva si forma Citta, la controparte oggettiva della mente, quella che crea il risultato delle azioni di Ahamtattva.
Si vede dunque che il flusso dell'evoluzione va dal sottile al grezzo: questi tre aspetti della Mente Cosmica sono tutti sottili ma Mahatattva è il più sottile e Citta è relativamente più grezzo.
Perché Citta, che è un elemento sottile, possa assumere la forma del mondo secondo l'immaginazione di Ahamtattva, essa deve gradatamente assumere la forma di fattori via via più grezzi. Questi fattori rudimentali o fondamentali sono il fattore etereo, aereo, luminoso, liquido e solido. Parallelamente a questi fattori esistono anche cinque tanmátra, cioè cinque forme sottili attraverso le quali i nostri organi di senso possono ricevere la percezione di un oggetto: essi sono il suono, il tatto, l'immagine (la forma), il gusto e l'odore. Più una cosa contiene tanmátra più è grezza; l'assenza di tanmátra rende una cosa sottile.
Per l'influenza di Prakrti su Citta, Citta prende la forma del fattore etereo che ha solo la proprietà di trasmettere il suono, ha cioè un solo tanmátra quello del suono ed è quindi un fattore relativamente sottile; successivamente Citta si manifesta come fattore aereo e ha i tanmátra del suono e del tatto. La trasformazione di Citta continua attraverso il fattore luminoso e liquido fino a quello solido, il fattore più grezzo, che è caratterizzato dalla presenza di tutti e cinque i tanmátra.
due stadi della creazione
Saincara
Il processo attraverso il quale dalla Pura coscienza emergono la Mente Cosmica e i cinque fattori fondamentali della materia si chiama Saincara. In Mahatattva e Ahamtattva cosmici i legami di Purus´a sono molto flebili, Purus´a non ha ancora manifestato alcuna oggettività: entrambi questi stati sono più o meno concetti teoretici. In Citta, invece, Purus´a assume forme oggettive. Nel punto di massima potenza della sua azione, nel fattore solido, Prakrti esercita una influenza così grande su Purus´a che fa apparire la coscienza completamente inanimata, come assente. In questo punto Prakrti ha raggiunto il suo apice: non ha la capacità di influenzare ulteriormente Purus´a nella stessa direzione, di renderlo più crudo o grezzo di quello che è.
Pratisaincara
Nella fase di Saincara non abbiamo incontrato le piante e gli animali: essi sono certamente composti dai cinque fattori fondamentali della materia ma non sono inanimati, sono più sottili del fattore solido. Il fatto che le piante e gli animali, pur essendo fatti dal fattore solido, siano più sottili di questo fattore, suggerisce che la creazione, dopo aver raggiunto la sua forma più grezza nel fattore solido, avanzi verso forme più sottili. Così come progressivamente è diventata più grezza, Citta progressivamente ritorna più sottile.
Che Citta avanzi gradualmente dal grezzo al sottile è infatti dimostrato dall'evoluzione delle piante e degli animali sulla terra: la prima vita vegetale sulla terra è comparsa nella forma di particolari alghe; successivamente sono evolute le piante con foglie e fiori e poi forme semplici di animali e via via forme animali sempre più complesse fino agli esseri umani. Qualcuno è scettico sulla presenza di una forma di coscienza nelle alghe, ma c'è un riflesso di coscienza anche nelle alghe più primitive, mentre nessuno dubita che nell'essere umano ci sia una coscienza chiaramente riflessa. La creazione evolve gradualmente dalle alghe all'uomo: allo stesso modo il riflesso della coscienza diventa gradualmente più evidente finché appare completo negli esseri umani. Il riflesso della coscienza appare minore nelle cose grezze e maggiore nelle cose sottili. In altre parole possiamo dire che il grado di sottigliezza o crudezza indica anche il grado di chiarezza della riflessione della coscienza. Gli esseri umani sono l'espressione finale nel pensiero di Sagun´a Brahma e successivamente a questo stadio c'è solo l'immergersi della coscienza unitaria nella Coscienza Cosmica. Un granello di polvere si trova oggi in uno stato inanimato ma anch'esso evolverà gradatamente fino alla forma umana e poi fino al ritorno in Nirgun´a Brahma, e sempre nuovi granelli di polvere verranno creati da Sagun´a Brahma in un movimento infinito.
Il processo di Pratisaincara è la fase in cui la creazione si muove dal grezzo verso il sottile, avanza verso la forma più sottile cioè verso lo stato di pura coscienza non qualificata, verso Nirgun´a Brahma. In questa fase Purus´a allenta i suoi legami, si sottrae gradatamente all'influenza di Prakrti.
La liberazione dai legami di Prakrti
La completa liberazione dall'influenza di Prakrti è possibile grazie al desiderio e allo sforzo di Purus´a di tornare a Nirgun´a Brahma. Lo sforzo per liberarsi dall'influenza di Prakrti si chiama sádhaná. Fare sádhaná per ottenere la liberazione significa avere un intenso desiderio e fare uno sforzo prolungato per liberarsi dai legami del principio qualificante di Prakrti. Il problema di emanciparsi non si pone in coloro che non hanno coscienza dei loro legami, della loro dipendenza: per la liberazione è necessario essere consapevoli di essere in schiavitù. È per questo che la liberazione è possibile solo quando gli individui sono sviluppati fino al punto da riconoscere ciò che li lega e da essere capaci di trovare il modo di liberarsi. Nel punto di massima espressione di Prakrti, nella materia solida inanimata, l'essere unitario non ha neanche il senso della sua esistenza, non avrà quindi neanche i mezzi per capire i propri legami e desiderare l'emancipazione. Per questo possiamo dire che Sagun´a Brahma aiuta ogni coscienza unitaria a raggiungere la propria liberazione facendola progredire verso forme sempre più sottili ed evolute, nelle quali aumenta sempre più la capacità riflettere la coscienza.
Negli esseri umani la coscienza è chiaramente riflessa ed essi sono in grado di capire la loro sottomissione ed anche di fare un sforzo per portare avanti il sádhaná che li condurrà alla liberazione dai legami di Prakrti.
Lo sforzo dell'individuo per raggiungere la liberazione avviene nei limiti di Sagun´a Brahma: l'individuo si libera dai legami di Prakrti abbandonando gli oggetti esterni, ritraendosi negli stati più sottili della mente e tornando alla Mente Cosmica che lo ha generato.
Quando Citta si ritrae dagli oggetti esterni prende la forma di Ahamtattva come suo oggetto di ideazione. Abbiamo visto infatti che Citta per percepire o concepire un oggetto ne prende la forma: Citta diviene dunque Ahamtattva, si identifica con Ahamtattva. Ahamtattva non può esistere a lungo senza Citta, senza un oggetto su cui esercitare la sua facoltà di agire, così anch'esso, dimenticando l'esistenza fisica, si rivolge all'interno e assume come suo oggetto Mahatattva, nel quale a sua volta si dissolve. In assenza di Citta e Aham, Mahatattva non può mantenere a lungo la sua individualità e si dissolve nel Mahat cosmico dal quale aveva avuto origine nel corso del ciclo di Saincara e Pratisaincara.
Mukti
Questo stato di fusione, di ritorno all'origine, viene chiamato Savikalpa samádhi. In questo stato l'io individuale si fonde con l'io cosmico; il Sádhaka, colui che pratica il Sádhaná, sente di essere egli stesso l'entità Macrocosmica, sente che da sé ha origine ogni cosa e che in sé ogni cosa si dissolve. Se questa realizzazione diventa permanente si ottiene Mukti o liberazione.
Moks´a
Mukti non è ancora lo stato supremo perché in Mukti l'individuo è immerso totalmente in Sagun´a Brahma: egli è come una goccia d'acqua che ha perso la sua individualità fondendosi con l'oceano: le nubi di pioggia si condenseranno ancora dall'oceano per riprendere un ciclo infinito; la sua emancipazione, dunque, non è ancora completa. Lo stato supremo, Moks´a, si raggiunge attraverso il Nirvikalpa Samádhi quando la mente si dissolve completamente nella Pura coscienza, ritorna allo stato di Nirgun´a Brahma, al di là dei gun´a di Prakrti, della mente e di ogni esistenza, dove non esiste alcun sentimento dell'io.
Abbiamo visto che l'Átman o coscienza unitaria, è diversa dal senso dell'io: il senso dell'io è una proiezione della coscienza, una forma diversa che l'Átman assume per l'influenza dei gun´a di Prakrti. Possiamo dire che l'io è come il ruolo assegnato ad un attore sul palcoscenico: finché l'attore (l'Átman) interpreta un ruolo (l'io), egli assume una particolare personalità che dura fin quando dura lo spettacolo; finché l'attore continua ad interpretare quel ruolo egli si identifica in quel ruolo, è quella diversa personalità. Analogamente fino a quando il senso dell'io è l'identità della persona, questa persona sarà diversa dall'Átman: è il senso dell'io che tiene le persone distanti dalla loro anima. Come l'attore una volta cessata la rappresentazione, torna alla sua personalità originaria, così quando la particolare forma assunta dalla coscienza unitaria cessa di esistere, la coscienza unitaria ritorna allo stato di Nirgun´a.
Táraka Brahma
Mukti si ottiene con il sádhaná, con lo forzo intenso e prolungato, e con il desiderio di liberazione: come abbiamo visto è Sagun´a Brahma stesso che crea i legami e che porta al loro scioglimento. Ma chi o che cosa porterà il sádhaka fino a Moks´a? Come si colma la distanza tra Sagun´a Brahma e Nirgun´a Brahma?
Negli Ánanda Sútram Shrii Shrii Ánandamúrti si esprime con questo sloka:
Bhávah Bhávátiitayoh setuh tárakabrahma
Il ponte tra Nirgun´a e Sagun´a è chiamato Táraka Brahma, Brahma che libera.
Sagun´a Brahma è l'operatore di questo universo infinito, è legato da Prakrti, è egli stesso in catene e non può liberare nessuno, non può portare nessuno oltre i suoi confini; Nirgun´a Brahma è completamente al di fuori della creazione, non ha alcun contatto con chi si trova in Sagun´a, né ha alcun desiderio, nemmeno quello di liberare qualcuno. Per questo deve esserci un ponte, un punto di contatto, un punto di tangenza tra i due stati: questo ponte è Táraka Brahma che risiede sia in Nirgun´a che in Sagun´a e che può compiere le azioni di entrambi. Táraka Brahma è colui che pur essendo completamente libero dai legami di Prakrti, accetta volontariamente di essere sottoposto a Prakrti, per un tempo limitato, allo scopo di liberare le coscienze individuali. È solo nel Tantra che il sádhaná di Táraka Brahma è stato distinto da quello di Nirgun´a e Sagun´a ed ha i suoi tratti particolari. Lo spirito di abbandono è ciò che caratterizza questo sádhaná: i sádhaka i rivolgono a Táraka Brahma chiamandolo, Padre, Madre, nostro Tutto. Essi chiedono a Lui di condurli verso la salvezza, si abbandonano fiduciosi nelle sue mani ed Egli li guida, li ama e li aiuta come figli. Per usare le parole di Shrii Shrii Ánandamúrti: " Questo completo abbandono è il Summum bonum di qualsiasi sádhaná spirituale, il solo che può condurre a Lui, dove il declino non è neppure immaginabile. È davvero benedetto colui che ha ottenuto questo completo abbandono in Lui ... (Táraka Brahma non è una figura filosofica, è una creazione del sentimento devozionale)".