Re: Organizim per Kosoven
ne vecanti
Da Cubrilović a Milosević Pianificazione di un genocidio interrotto
La questione albanese attraverso gli occhi di un intellettuale serbo ammiratore di Hitler. La storia recente ed il confronto con il passato.
di Giovanni Armillotta
Il prossimo anno sarà trascorso un lustro dalla liberazione della Kosova e non ancora si è presa una decisione sullassetto costituzionale del territorio nellambito della comunità degli Stati. Qui cercheremo di rinfrescare la memoria non sulle mostruosità avvenute nellultima crisi balcanica di fine XX secolo, bensì porremo laccento sui suoi aspetti legali e premeditati.
Si faceva, e si fa, un gran parlare dei due criminali di guerra serbo-bosniaci: Radovan Karadžić, lo psichiatra purificatore e Ratko Mladić, il generale Morte, i due maggiori responsabili delle pulizie etniche dellultima guerra balcanica, tuttora oggetto di ricerche-trattative per la loro consegna al tribunale internazionale.
Per oltre mezzo secolo fino ad oggi, in Europa come se non bastassero assassinii, campi di concentramento, ecatombi sistematiche progettate a tavolino, ed efferatezze di ogni specie si è sempre taciuto che Karadzić e Mladić non hanno scritto nulla di nuovo, ma si sono limitati solamente ad applicare i punti del promemoria LEspulsione degli Albanesi presentato dallultracentenario professore serbo Vasa Cubrilović (sarà ancora vivo?), il 7 marzo 1937 al governo reale jugoslavo. Senzaltro gli allievi hanno superato il maestro, usando quei sistemi contro gente del loro stesso ceppo slavo (bastino per tutti i croati), lasciando a Milošević il compito extra-etnico kosovaro.
Chi è/era Cubrilović? Nato nel 1897: monarchico fino alla caduta del regno (1914-39); nazionalista nel periodo bellico (1939-45); stalinista (1945-48), titoista (1948-80), socialista federativo (1980-1991), miloseviciano (1991-1998): ma sempre incollato alla cattedra dellAccademia di Jugoslavia. Risparmieremo al lettore lanalisi puntuale del promemoria, per soffermarci, senza commento su alcuni passi emblematici. Però, non prima di riferire che nel capitolo precedente le conclusioni, Cubrilović si ispira direttamente ad Hitler (citandolo per nome), il quale con le Arbeits dients dava a parer del professore un istruttivo esempio di lavoro forzato sotto il controllo della forza militare, da adattare agli Albanesi.
Uno dei primi motivi per eliminare gli Albanesi è isolare lelemento bosniaco-islamico: «Con il trasferimento degli albanesi sinterrompe lultimo nesso fra i nostri musulmani della Bosnia, ed anche con il resto del mondo musulmano, [ciò] servirà ad affrettare la loro nazionalizzazione [leggi: eliminazione]». «Se la Germania [di Hitler] si permette di espellere decine di migliaia di ebrei e la Russia [di Stalin] di spostare milioni di uomini da una parte del continente allaltra, è ovvio che il trasferimento di alcune centinaia di migliaia di albanesi non porterà allo scoppio di una guerra mondiale». «Per poter realizzare il trasferimento in massa, condizione imprescindibile è la creazione di unadeguata psicosi che può essere conseguita in diversi modi, rendere insostenibile la permanenza degli albanesi da noi: infliggere multe e pene detentive; tagliare i boschi; provocare danni provocati alle colture agricole; imporre angherie ed escogitare ogni altro mezzo di cui è capace una polizia sperimentata; non riconoscere la validità dei vecchi titoli di proprietà; licenziare dagli uffici pubblici statali, comunali, privati; maltrattare il clero; distruggere i cimiteri; bisogna riversare una valanga di montenegrini, al fine di provocare nella Metohia massicci conflitti con gli albanesi; si possono sobillare tumulti locali, che saranno repressi spietatamente con i mezzi più efficaci, facendo ricorso non tanto allesercito quanto ai coloni, alle tribù montenegrine e ai cetnik. Cè anche un altro mezzo, che la Serbia ha efficacemente praticato dopo il 1878, quello cioè di incendiare di nascosto villaggi e quartieri di città albanesi». «Lo Stato deve arrogarsi il diritto illimitato di disporre dei beni mobili ed immobili dei trasferiti e, immediatamente dopo il loro allontanamento, stabilire al loro posto i propri coloni».Inoltre un avvertimento alla minoranza ungherese: «Non meno importante per noi è anche il problema della Vojvodina, soprattutto del triangolo ungherese di Backa, Senta Kulla e Backa-Topola. Smantellare questo triangolo nella Vojvodina è lo stesso come smantellare il blocco albanese intorno al monte Šar (La catena montuosa dove si sono nascosti i guerriglierialbanesi dellUÇK macedone, durante il breve conflitto del 2001, NdR). Dopo la ripartizione dei grandi latifondi, vi rimangono alcune decine di migliaia di braccianti ungheresi, che costituiscono un peso che grava soprattutto sul contadino medio serbo». Infine ricordando alcune osservazioni di Hitler sul problema polacco, Cubrilović afferma: «Dal 1870 al 1914 la Germania ha speso molti miliardi di marchi per colonizzare gradualmente i suoi territori dellEst, comprando a tal fine le terre ai polacchi. Ma la fecondità delle madri polacche ha avuto il sopravvento sullorganizzazione tedesca e sul suo denaro». Karadzić e Mladić non hanno compiuto gli stessi errori del Kaiser, ma attenendosi ai consigli del maestro, hanno eliminato direttamente le madri bosniache, come Milosević si adoperò per i figli delle Albanesi alla vigilia dellintervento NATO.
In genere si cerca di sorvolarci sopra ma per anni, in Occidente, la Jugoslavia ha fatto tendenza, massime in Italia, nonostante i connazionali giuliani e non, sterminati dalle bande titoiste e cetniche, nonché parte del nostro territorio fagocitato. Era politicamente corretto simpatizzare con il socialismo autogestito e qualsiasi cosa provenisse da Belgrado o si facesse a Belgrado, era benvenuta ed auspicabile: una forma coraggiosa (leggi: a buon mercato) e apparente di affrancamento da Mosca, da poter ricompensare a tempo debito.
Per questi motivi lOccidente, con lappoggio criptato delle opposizioni, ha concesso cinque anni di guerra gratis, senza far pressoché nulla finché lopinione pubblica nel proprio sdegno (grazie ai giornalisti ed ai mezzi dinformazione, trasformatisi nellocchio della gente comune) non si è sostituita alle diplomazie continentali. Quando si massacravano gli Albanesi in Kosova (44-49, 68, 80-89, 98), o si tentavano manovre per destabilizzare Tirana, se ciò era compiuto contro lAlbania, era giusto ci fossero tanti Èubrilović a predicare la soluzione finale bastava non farlo sapere troppo in giro. Ma anche in questo caso il lavoro nascosto di tanti colleghi ed operatori dei media ha offerto fuori dei confini kosovari la violenza ed i massacri che hanno reso quella regione il più vasto campo di concentramento del continente dai tempi di Auschwitz.
In definitiva gli Albanesi della Kosova sono stati offerti dallOccidente alla Jugoslavia-Serbia come compenso per la disponibilità geopolitica resa da Belgrado dal 1948 in poi; mentre lAlbania dai tempi di Chrushèëv al 1991, in guisa di valvola di sfogo è servita ad alcuni (vissuti nelle lacerazioni del post-stalinismo) ad assicurare gli altri ciò che essi non sarebbero mai diventati, pur sempre col timore che qualche proiettile di rimbalzo sfiorasse Mosca. A proposito di nomenclature filo-sovietiche anche a madre patria estintasi da tempo, ricordo anni fa (fra il 1997 e il 2000) ad un convegno internazionale sullAlbania tenutosi in Italia ed in cui ero stato invitato lautorevole collega per poter affermare i progressi sociali ed economici compiuti dallAlbania di Hoxha, dové porre mille fra precisazioni e puntualizzazioni. Leggevo nei suoi occhi il terrore che qualcuno del pubblico fraintendesse i propri studi o, peggio ancora, riferisse in alto su malintese simpatie enveriste dellillustre ospite. Oggi lAlbania e gli Albanesi fuori da alleanza militari e politiche è vero che sono meno isolati di ieri, ma la NATO tentenna, mentre Belgrado continua a raccogliere sostegni e credito e marca la propria influenza allONU e in altri consessi.
Ritengo che solo la diplomazia italiana sin dagli anni 50 unica a preservare lindipendenza albanese più di quanto non facesse lURSS di Stalin alleata del regime di Enver abbia le capacità e gli uomini giusti per risolvere la crisi.