Letra nga Amerika e Jugut

Ema

Goddes
Letra nga Amerika e Jugut

Ne kete teme ftoj te gjithe te apasionuarir pas personazheve te Marques,metaforave te nerudes,ftoj te gjithe ata qe jane te dashuruar me tokat e largeta prej zjarri.Kjo se pak i njohim dhe pak dime per gjithe brezin e shkrimtareve sudamerikane.
Mund te hidhen ketu poezi apo proze ne gjuhe origjinale ose te perkthyera ne shqip ose pershtypje mbi libra te shkrimtareve latine.

...
 

Ema

Goddes
Re: Letra nga Amerika Latine

De Andrade eshte nje nga poetet me te famshem braziliane:
Me poshte poezia ime e preferuar prej tij:

José

E ora, José?
La festa è finita,
la luce si è spenta,
la gente è partita,
la notte è ghiacciata,
e ora, José?
e ora, che è di te?
di te che non hai nome,
che prendi in giro gli altri,
di te che fai versi,
che ami, protesti?
e ora, José?

Sei senza una donna,
sei senza discorso,
senza tenerezza,
ora non puoi più bere,
non puoi più fumare,
non puoi neppure sputare,
la notte è ghiacciata,
non è arrivato il giorno,
non è arrivato il tram,
non è arrivato il riso,
nemmeno l'utopia
e tutto è finito
e tutto si è ammuffito,
e ora, José?

E ora, José?
La tua dolce parola,
la gola, la dieta,
il tuo istante di febbre,
la tua biblioteca,
il tuo giacimento d'oro,
il tuo vestito di vetro,
la tua incoerenza,
il tuo odio: e ora?

La chiave nella mano,
tenti aprire la porta,
non esiste porta;
vuoi morire nel mare,
ma il mare è seccato:
vuoi ritornare a Minas,
Minas non c'è più.
José, e ora?

Magari tu gridassi,
magari tu piangessi,
magari tu suonassi
il valzer viennese,
magari tu dormissi,
magari ti stancassi,
magari tu morissi...
Ma tu non muori,
tu sei duro, José!

Solo nell'oscurità,
come un animale selvatico,
senza teogonia,
senza parete nuda
alla quale appoggiarti,
senza cavallo nero,
la gola e la dieta,
tu avanzi, José!
Verso dove, José!
 

Ema

Goddes
Re: Letra nga Amerika Latine

di Cesar Vallejo. "Ci sono colpi nella vita, così forti...Io non so!".














Gli araldi neri


Ci sono colpi nella vita, così forti...io non so!
Colpi come l'odio di Dio; come se di fronte ad essi,
la risacca di tutto il sofferto
ristagnasse nell'anima...Io non so!

Sono pochi; però sono...Aprono solchi scuri
nel volto più fiero e nel lombo più forte.
Saranno forse i puledri di barbari Attila;
o gli araldi neri che ci invia la Morte.

Son le cadute profonde dei Cristi dell'anima,
di qualche fede da adorare che il Destino bestemmia.
Questi colpi sanguinosi sono i crepitii
di qualche pane che sulla porta del forno ci si brucia.

E l'uomo...Povero...povero! Gira lo sguardo, come
quando una pacca sulla spalle ci chiama;
Gira gli occhi pazzi, e tutto il vissuto
ristagna, come una pozzanghera di colpa, nello sguardo.

Ci sono colpi nella vita, così forti...Io non so!

(traduzione: Federico Guerrini)

Los heraldos negros


Hay golpes en la vida, tan fuertes ... ¡Yo no sé!
Golpes como del odio de Dios; como si ante ellos,
la resaca de todo lo sufrido
se empozara en el alma... Yo no sé!

Son pocos; pero son... Abren zanjas obscuras
en el rostro más fiero y en el lomo más fuerte.
Serán talvez los potros de bárbaros atilas;
o los heraldos negros que nos manda la Muerte.

Son las caídas hondas de los Cristos del alma,
de alguna fe adorable que el Destino blasfema.
Esos golpes sangrientos son las crepitaciones
de algún pan que en la puerta del horno se nos quema.

Y el hombre... Pobre... pobre! Vuelve los ojos, como
cuando por sobre el hombro nos llama una palmada;
vuelve los ojos locos, y todo lo vivido
se empoza, como charco de culpa, en la mirada.
 

Ema

Goddes
Re: Letra nga Amerika Latine

Nje nga intelektualet me te medhenj te botes,nje nga shkrimtaret me komplekse te gjithe historise se letrave,argjentinasi Jorge Louis Borges:

Triade


Il sollievo che avrà provato Cesare la mattina di Farsaglia,
pensando: È oggi la battaglia.
Il sollievo che avrà provato Carlo Primo nel vedere l'alba sui
vetri e pensando: È oggi il giorno del patibolo, del corag-
gio e della mannaia.
Il sollievo che tu e io proveremo nell'istante che precede la
morte, quando il destino ci libera dalla triste abitudine di
essere qualcuno e dal peso dell'universo.
 

Ema

Goddes
Re: Letra nga Amerika Latine

Prape Borges:

Sono i fiumi


Siamo il tempo. Siamo la famosa
parabola di Eredito l'Oscuro.
Siamo l'acqua, non il diamante duro,
che si perde, non quella che riposa.
Siamo il fiume e siamo anche quel greco
che si guarda nel fiume. Il suo riflesso
muta nell'acqua del cangiante specchio,
nel cristallo che muta come il fuoco.
Noi siamo il vano fiume prefissato,
dritto al suo mare. L'ombra l'ha accerchiato.
Tutto ci disse addio, tutto svanisce.
La memoria non conia più monete.
E tuttavia qualcosa c'è che resta
E tuttavia qualcosa c'è che geme.




Elogio dell'ombra


La vecchiaia (è questo il nome che gli altri le danno)
può essere il tempo della nostra felicità.
l'animale è morto o è quasi morto.
nimangono l'uomo e la sua anima.
Vivo tra forme luminose e vaghe
che non sono ancora le tenebre.
Buenos Aires,
che prima si lacerava in suburbi
verso la pianura incessante,
è diventata di nuovo la Recoleta, il Retiro,
le sfocate case dell'Once
e le precarie e vecchie case
che chiamiamo ancora il Sur.
Nella mia vita sono sempre state troppe le cose;
Democrito di Abdera si strappò gli occhi per pensare;
il tempo è stato il mio Democrito.
Questa penembra è lenta e non fa male;
scorre per un mite pendio
e assomiglia all'eternità.
I miei amici non hanno volto,
le donne sono quel che erano molti anni fa,
gli incroci delle strade potrebbero essere altri,
non ci sono lettere sulle pagine dei libri.
Tutto questo dovrebbe intimorirmi,
ma è una dolcezza, un ritomo.
Delle generazioni di testi che ci sono sulla terra
ne avrò letti solo alcuni,
quelli che continuo a leggere nella memoria,
a leggere e a trasformare.
Dal Sud, dall'Est, dall'Ovest, dal Nord,
convergono i cammini che mi hanno portato
nel mio segreto centro.
Quei cammini furono echi e passi,
donne, uomini, agonie, resurrezioni,
giorni e notti,
dormiveglia e sogni,
ogni infimo istante dello ieri
e di tutti gli ieri del mondo,
la ferma spada del danese e la luna del persiano,
gli atti dei morti, il condiviso amore, le parole,
Emerson e la neve e tante cose.
Adesso posso dimenticarle. Arrivo al mio centro,
alla mia algebra, alla mia chiave,
al mio specchio.
Presto saprò chi sono.


P.s:Dhe tregimet jane akoma me te perkryera.Nuk jane tamam tregime,ndonjehere jane thjesht kujtime,ose refleksione,tip esse-sh por jane kaq te vecanta ne llojin e vet dhe kaq te persosura ne mendim sa te lene pa fjale.
 

Ema

Goddes
Re: Letra nga Amerika Latine

Nje kenge...

Stonato

Se dici che stono nell'amore
Sappi che cio' mi provoca un immenso dolore
Solo i privilegiati hanno un udito pari al tuo
Io ho solo quello che Dio mi ha dato
Se insisti a classificare
Il mio comportamento come antimusicale
Io, a costo di mentire, devo rispondere
Che questo e' bossa nova, che e' molto naturale
Cio' che non sai, e neppure immagini,
E' che anche gli stonati hanno un cuore
Ti ho fotografato con la mia Rolleiflex,
Si e' rivelata la tua enorme ingratitudine
Ma non potrai parlare cosi' del mio amore
E' il piu' grande che potrai mai trovare
Con la tua musica hai dimenticato la cosa principale,
Che nel petto degli stonati,
Dentro al petto batte in silenzio,
Anche nel petto degli stonati
Batte un cuore.


Nga João Gilberto
 

Ema

Goddes
Re: Letra nga Amerika Latine

Per gjinine femerore te AF!



Le ragazze



Ragazze che cercavate
il grande amore, il grande amor terribile,
ch'è successo, ragazze?

Forse
il tempo, il tempo!

Perché ora,
è qui, guardate come passa
trascinando le pietre celesti,
rompendo fiori e foglie,
con un rumore di spume sferzate
contro tutte le pietre del tuo mondo,
con un odore di sperma e di gelsomini,
vicino alla luna insanguinata!

E ora
tocchi l'acqua con i tuoi piccoli piedi,
con il tuo piccolo cuore,
e non sai che fare!

Son migliori
certi viaggi notturni,
certi scompartimenti,
certe divertentissime passeggiate,
certi balli senz'altra conseguenza
che continuare il viaggio!

Muori di paura o di freddo,
o di dubbio;
io, con i miei grandi passi,
la troverò,
dentro di tè,
o lungi da tè,
e lei mi troverà,
lei che non tremerà davanti all'amore,
lei che sarà fusa
con me
nella vita o nella morte!







Las muchachas


Muchachas que buscàbais
el gran amor, el gran amor terrible,
qué ha pasado, muchachas?

Tal vez
el tiempo, el tiempo!

Porque ahora,
aqui està, ved como pasa
arrastrando las piedras celestes,
destrozando las flores y las hojas,
con un ruldo de espumas azotadas
centra todas las piedras de tu mundo,
con un olor de esperma y de jazmines,
junto a la luna sangrienta!

Y ahora
tocas el agua con tus pies pequenos,
con tu pequeno corazón
y nosabes qù hacer!

Son mejores
ciertos viajes nocturnos,
ciertos departamentos,
ciertos divertidisimos paseos,
ciertos bailes sin mayor consecuencia
que continuar el viaje!

Muérete de miedo o de frfo,
o de duda,
que yo con mis grandes pasos
la encontraré,
dentro de ti
o lejos de ti;
y ella me encontrarà,
la que no temblarà frente al amor,
la que estarà fundida
conmigo
en la vida o la muerte!


Neruda /pf/images/graemlins/laugh.gif
 

Ema

Goddes
Re: Letra nga Amerika Latine

Di fronte agli ultimi avvenimenti

Via! Siamo pornografici
(dolcemente pornografici).
Perché essere più casti
del nostro antenato portoghese?

Via! Siamo naviganti,
pionieri e guerrieri,
siamo tutto ciò che si vuole,
soprattutto pornografici.

La sera può essere triste
e le donne possono dolere
come duole un pugno in un occhio
(pornografici, pornografici).

I tuoi amici sorridono
della tua ultima risoluzione.
Pensavano che il suicidio
fosse l'ultima risoluzione.
Non capiscono, poveretti,
che la cosa migliore è essere pornografici.

Proponilo al tuo vicino,
all'autista di autobus,
a tutte le creature
che sono inutili ed esistono,
proponilo all'uomo con gli occhiali
e alla donna con la cesta di panni.
Di' a tutti: fratelli, non volete
essere pornografici?



Carlos Drummond de Andrade
 

Ema

Goddes
Re: Letra nga Amerika Latine

Tu mi vuoi bianca


Tu mi vuoi alba,
Mi vuoi di spuma,
Mi vuoi di madreperla,
Che sia giglio,
Fra tutte, casta
Di profumo tenue,
Corolla richiusa

Né un raggio di luna,
Mi abbia trafitto
Né una margherita
Si dica mia sorella.
Tu mi vuoi nivea,
Tu mi vuoi bianca,
Tu mi vuoi alba.

Tu che tenesti tutti
I calici in mano,
Di frutta e miele,
Le labbra violacee.
Tu che nel banchetto
Coperto di pampini
Lasciasti che le carni
Festeggiassero Bacco,
Tu che nei giardini
Neri dell'inganno
Vestito di rosso
Corresti verso la distruzione.

Tu che conservi
lo scheletro intatto
ancora non so
per quale miracolo,
Mi pretendi bianca
(Dio ti perdoni),
Mi pretendi casta
(Dio ti perdoni),
Mi pretendi alba !

Rifugiati nei boschi,
Vai alla montagna;
Pulisciti la bocca;
Vivi nelle capanne;
Tocca con le mani
La terra umida;
Sostenta il corpo
Con radice amara;
Bevi dalle rocce;
Dormi sulla brina;
Rinnova i tessuti
Con acqua e salnitro;
Parla con gli uccelli
Ed alzati all'alba
E quando le membra
Ti siano tornate pure
E quando avrai posto
In esse l'anima
Che tra le alcove
E' rimasta impigliata,
Allora, buon uomo,
Pretendimi bianca,
Pretendimi nivea,
Pretendimi casta.





TÚ ME QUIERES BLANCA
Tú me quieres alba,
Me quieres de espumas,
Me quieres de nácar.
Que sea azucena
Sobre todas, casta.
De perfume tenue.
Corola cerrada

Ni un rayo de luna
Filtrado me haya.
Ni una margarita
Se diga mi hermana.
Tú me quieres nívea,
Tú me quieres blanca,
Tú me quieres alba.

Tú que hubiste todas
Las copas a mano,
De frutos y mieles
Los labios morados.
Tú que en el banquete
Cubierto de pámpanos
Dejaste las carnes
Festejando a Baco.
Tú que en los jardines
Negros del Engaño
Vestido de rojo
Corriste al Estrago.

Tú que el esqueleto
Conservas intacto
No sé todavía
Por cuáles milagros,
Me pretendes blanca
(Dios te lo perdone),
Me pretendes casta
(Dios te lo perdone),
¡Me pretendes alba!

Huye hacia los bosques,
Vete a la montaña;
Límpiate la boca;
Vive en las cabañas;
Toca con las manos
La tierra mojada;
Alimenta el cuerpo
Con raíz amarga;
Bebe de las rocas;
Duerme sobre escarcha;
Renueva tejidos
Con salitre y agua;
Habla con los pájaros
Y lévate al alba.
Y cuando las carnes
Te sean tornadas,
Y cuando hayas puesto
En ellas el alma
Que por las alcobas
Se quedó enredada,
Entonces, buen hombre,
Preténdeme blanca,
Preténdeme nívea,
Preténdeme casta.


Nga Alfonsina Storni,Argjentine
 

Ema

Goddes
Re: Letra nga Amerika Latine

ALZA TUS BRAZOS

Alza tus brazos,
ellos encierran a la noche,
desátala sobre mi sed,
tambor, tambor, mi fuego.

Que la noche nos cubra con una campana,
que suene suavemente a cada golpe del amor.

Entiérrame la sombra, lávame con ceniza,
cávame del dolor, límpiame el aire:
yo quiero amarte libre.

Tú destruyes el mundo para que esto suceda
tu comienzas el mundo para que esto suceda.



Ngri lart krahet
permbeshtjellin naten,
te shkrihen mbi timen etje,
tambur,tambur,flaka ime.
te na mbuloje nata porsi nje kembane,
te lodroje ngadale cdo goditje dashurie.
varrosme hijen,me laj me hirin,
largome prej dhimbjes,pastrome ajrin.
Te te dashuroj dua,i lire.
Ti shkaterron boten qe kjo te ndodhe,
i jep fryme botes qe kjo te ndodhe...


Juan Gelman
 

Ema

Goddes
Re: Letra nga Amerika Latine

198225_1.jpg


Destino
Uccidiamo quel che amiamo. Il resto
non é stato vivo mai.
Nessuno é cosi vicino. Nessun altro é ferito
da un oblio, da un'assenza, a volte da meno.

Uccidiamo quel che amiamo. Finisca ormai questa asfissia
di respirare con un polmone altrui!
L'aria non basta
per entrambi. E non basta la terra
per i corpi uniti
e la razione della speranza é poca
e il dolore non si può spartire.

É l'uomo un animale di solitudini,
cervo con una freccia nel fianco
che fugge e perde sangue.

Ah, ma l'odio, la sua fissità insonne
dalle pupille di vetro; il suo modo d'essere
che al tempo stesso è riposo e minaccia.

Il cervo va a bere e nell'acqua appare
il riflesso di una tigre.

Beve il cervo l'acqua e l'immagine. Diventa
—prima che lo divorino— (complice, affascinato)
uguale al suo nemico.

Diamo la vita solo a quel che odiamo.

Nga Rosario Castellanos,Meksike
 

Ema

Goddes
Re: Letra nga Amerika Latine

Sonetto dell'amore totale


Ti amo tanto, amore mio... non canta
II cuore umano con più verità...
Amo tè come amico e come amante
In una sempre diversa realtà.

Ti amo affine, di calmo amore pronto,
E da oltre ti amo, presente in nostalgia.
Ti amo, insomma, con grande libertà
Dentro l'eterno ed in ogni momento.

Come ama l'animale ti amo semplicemente,
D'amore privo di mistero e privo di virtù
Con un desiderio massiccio e permanente.

E di amarti talmente e di frequente,
Un giorno nel corpo tuo di repente
Avrò da morire di amare più che uno possa.



Soneto do amor total


Amo-te tanto, meu amor... não cante,
O humano coração com mais verdade...
Amo-te como amigo e como amante,
Numa sempre diversa realidade.

Amo-te afim, de um calmo amor prestante,
E te amo além, presente na saudade.
Amo-te, enfim, com grande liberdade,
Dentro da eternidade e a cada instante.

Amo-te como um bicho, simplesmente,
De um amor sem mistério e sem virtude,
Com um desejo maciço e permanente.

E de te amar assim, muito e amiúde,
É que um dia em teu corpo de repente,
Hei de morrer de amar mais do que pude.

Di Vinicius De Moraes,Brasil


Perkthimi ne italisht eshte i Giuseppe Ungaretti.
 

Ema

Goddes
Re: Letra nga Amerika Latine

L'avere
O haver
di Vinícius de Moraes



Resta, al sommo di tutto, questa capacità di tenerezza
Questa perfetta intimità con il silenzio
Resta questa voce intima che chiede perdono di tutto:
- Pietà! perché essi non hanno colpa d'esser nati...

Resta quest'antico rispetto per la notte, questo parlar fioco
Questa mano che tasta prima di stringere, questo timore
Di ferire toccando, questa forte mano d'uomo
Piena di dolcezza verso tutto ciò che esiste.

Resta quest'immobilità, questa economia di gesti
Quest'inerzia ogni volta maggiore di fronte all'infinito
Questa balbuzie infantile di chi vuol esprimere l'inesprimibile
Questa irriducibile ricusa della poesia non vissuta.

Resta questa comunione con i suoni, questo sentimento
Di materia in riposo, questa angustia della simultaneità
Del tempo, questa lenta decomposizione poetica
In cerca d'una sola vita, una sola morte, un solo Vinícius.

Resta questo cuore che brucia come un cero
In una cattedrale in rovina, questa tristezza
Davanti al quotidiano; o quest'improvvisa allegria
Di sentir passi nella notte che si perdono senza memoria...

Resta questa voglia di piangere davanti alla bellezza
Questa collera di fronte all'ingiustizia e all'equivoco
Questa immensa pena di se stesso, questa immensa
Pena di se stesso e della sua forza inutile.

Resta questo sentimento dell'infanzia sventrato
Di piccole assurdità, questa sciocca capacità
Di rider per niente, questo ridicolo desiderio d'esser utile
E questo coraggio di compromettersi senza necessità.

Resta questa distrazione, questa disponibilità, questa vaghezza
Di chi sa che tutto è già stato come è nel tornar ad essere
E allo stesso tempo questa volontà di servire, questa contemporaneità
Con il domani di quelli che non ebbero ieri né oggi.

Resta questa incoercibile facoltà di sognare
Di trasformare la realtà, dentro questa incapacità
Di non accettarla se non come è, e quest'ampia visione
Degli avvenimenti, e questa impressionante

E non necessaria prescienza, e questa memoria anteriore
Di mondi inesistenti, e questo eroismo
Statico, e questa piccolissima luce indecifrabile
Cui i poeti a volte danno il nome di speranza.

Resta questo desiderio di sentirsi uguale a tutti
Di riflettersi in sguardi senza curiosità e senza storia
Resta questa povertà intrinseca, questa vanità
Di non voler essere principe se non del proprio regno.

Resta questo dialogo quotidiano con la morte, questa curiosità
Di fronte al momento a venire, quando, di fretta
Ella verrà a socchiudermi la porta come una vecchia amante
Senza sapere che è la mia ultima innamorata.

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Ema

Goddes
Re: Letra nga Amerika Latine

Jorge Luis Borges
(Nga Wikipedia, Enciklopedia e Lirë)


Luis Borges ishte një nga shkrimtarët më të mirë të nëntqindes, argjentinasi Horge Luis Borges lindi më 24 gusht 1899 në Buenos Aires, Argjentinë. Ngjarjet më të rëndësishme mbi biografinë e tij janë te lidhura ngushtë me disa nga paraardhësit e tij. Duke qenë se rrjedh nga një familje studiuesish dhe ushtarakësh Borges zgjodhi letërsinë megjithëse e pati një peng të madh për shumë kohë faktin që nuk zgjodhi ushtrinë. Nga 1914 deri 1921 jetoi bashkë me familjen nëpër Evropë. Kreu studimet fillimisht në Gjenevë e më pas në Spanjë, ku njohu më mirë letërsinë dhe shkroi disa nga poezitë e tij të para.

Në 1923 publikoi librin e tij të parë me poezi, "Fervor de Buenos Aires", dhe pas dy vjetësh librin e dytë "Luna de Enfrente". Në 1925 Borges njohu Viktoria Okampo, muza e tij për shumë vite me të cilën u martua 40 vjet më pas. Me të Borges pati një mirëkuptim intelektual i destinuar për të hyrë në mitologjinë e letërsisë argjentinase. Aktiviteti publicistik i Borges ishte shumë i gjerë. Vargjet e "Kauderno San Martìn" u publikuan vetëm në 1929, ndërsa një vit më pas doli "Evaristo Karriego", një vepër që entuziazmoi kritikën argjentinase.

Një fatkeqësi tjetër në jetën e shkrimtarit: verbohet. Borges, i cili kishte pasur gjithnjë probleme me sytë, e humbi përfundimisht shikimin në fund të viteve 50’ pasi kishte kryer 9 operacione. Por këtë sëmundje ai e përdori për t[ krijuar akoma më shumë[. Kulmin e këtij procesi "sublimimi" ai e pati në vitet 1933 e 1934.

Të gjitha tregimet e publikuara prej tij në revistën "Krìtika": dolën në një përmbledhje të vetme me titullin "Historia universal de la infamia"(Historia universale e poshtërsisë), që u pasu disa vite më vonë nga "Historia de la eternidad"(Historia e përjetësisë),një vepër ndërthuret Historia dhe Dituria.

Annus horribilis (mos e ndrysho!!! nga latinishtja vit i tmerrshëm): Viti 1938. Nisi me vdekjen e babait të Borges, më pas vetë shkrimtari pësoi një aksident që detyroi të mos lëvizte për një kohë të gjatë, e me pas një atak seticemie (sëmundje gjaku) që i rrezikoi seriozisht jetën.

Kjo situatë dramatike provokoi te Borges frikën se mund të humbte përgjithnjë aftësitë e tij krijuese. Frike e pabazuar: gjatë viteve kur ishte i sëmura ai krijoi disa nga kryeveprat e tij të cilat u publikuan në 1944 nën titullin "Shtirjet".

Pas 5 vjetësh dolën disa nga tregimet e tij ne librin e titulluar "Alef". Gjatë kësaj periudhe Borges cilësohej si një nga shkrimtarët më të mirë argjentinas të të gjitha kohërave.

Si për të pohuar dhe një herë aftësitë e tij, Borges publikoi një tjetër kryevepër që mban titullin "Inkuizicionet e tjera" (1952).

Në 1955 Borges u emërua drejtor në Bibliotekën Kombëtare, një nga ëndrrat e tij të hershme. Në fjalimin e rastit ai u shpreh se: "Është një ironi sublime dhe hyjnore që më jepen 800 mijë libra kur unë jam në terr të plotë prej vitesh". Pas 31 vjetësh drejtor ai u nda nga jeta më 14 qershor 1986. Pranë varrit të tij prehen eshtrat e gruas së dytë të Borges-it, Marìa Kodama.

Shumë regjisorë janë bazuar në jetën e tij për të realizuar filma, dhe sa për shembull mund të përmendim një mbi të gjithë"Estela Kanto, Un Amor de Borges", nga regjisori Havier Torre (1999). ku protagonistë është bukuroshja Ines Sastre.



El Instante


Dónde estarán los siglos, dónde el sueño
de espadas que los tártaros soñaron,
dónde los fuertes muros que allanaron,
dónde el Árbol de Adán y el otro Leño?
El presente está solo. La memoria
erige el tiempo. Sucesión y engaño
es la rutina del reloj. El año
no es menos vano que la vana historia.
Entre el alba y la noche hay un abismo
de agonías, de luces, de cuidados;
el rostro que se mira en los gastados
espejos de la noche no es el mismo.
El hoy fugaz es tenue y es eterno;
otro Cielo no esperes, ni otro Infierno.
 

Ema

Goddes
Re: Letra nga Amerika Latine

Gabriel García Márquez

(Nga Wikipedia, Enciklopedia e Lirë)

Gabriel García Márquez është një shkrimtar i njohur kolumbian lindi më 6 mars të 1927 në Aracataca, një fshat i vogël pranë maleve të Caraïbeve kolumbiane. Ai ishte djali i Gabriel Eligio García dhe Luisa Santiaga Márquez Iguarán.

Në atë periudhë dështoi shoqëria United Fruit, që deri në atë kohë kishte mbajtur ekonominë në rajon në një nivel mjaft të mirë nëpërmjet kultivimit të bananes. Si në çdo familje të asaj krahine edhe në atë Marquez gjendja financiare ishte në përkeqësim të vazhdueshëm kështu që Gabrile së bashku me prindërit u transferua në shtepinë e gjyshërve të tij në Riohacha.

Tetë vitet e para të jetës së Márquez kaluan qetësisht të mbushur me historitë magjike të gjyshes Tranquilina Iguarán dhe tregimet epike të gjyshit Nicolás Ricardo Márquez Mehija, në shtëpine e të cilit dëgjoi historine e masakrës së plantacioneve të bananes, ku u vranë mbi 100 njerëz, që më pas u varrosën në një varr masiv. Nga goja e gjyshit dëgjoi bëmat e jashtëzakonshme të gjeneralit Rafael Uribe Uribe, protagonist absolut i Luftës Njëmijë Ditore (1899-1902), një nga ngjarjet më të rënda dhe të përgjakshme në historinë e Kolumbisë.

Ne 1935 humbi gjyshin dhe kjo ngarje ndikoi shume ne gjendjen shpirterore te 12 vjecarit Marquez, i cili nje vit me pas shkon ne Barrankija për te studiuar ne shkollen San Hosé. Ne 1942 u transferua ne Zipaquirá për te perfunduar gjimnazin. Ne moshen 20 vjecare fitoi te drejten e studimit ne Universitétin e Bogotá, dega drejtesi. I merzitur nga jeta e pershpjetuar e kryeqytetit kolumbian dhe nga i ftohti i krahines se Andeve, Gabriel mbyllej ne dhomen e tij ku lexonte kryeveprat e atuoreve me te medhenj latine dhe spanjisht-foles. I mahnitur nga letersia, filloi te shkruante duke braktisur studimet.

Megjithe pasionin e madh për librat Marquez ishte nje nga ata qe vuanin situate e Kolombise qe po kalonte nje moment ku dhuna ishte gjithnje e pranishme. Me 9 prill 1948, filloi e famshmja El Bogotazo, e njohur si trediteshi i dhunes ne kryeqytet, qe perfundoi me vdekjne e drejtuesit libéral Jorge Eliecer Gaitán. Gjate atyre diteve te pergjakshme disa njerez hyne ne apartamentin e tij dhe dogjen gjithcka. Marquez vendosi te shkonte ne Kartagjene ku gjeti pune si redator e me pas reporter për gazeten "El Universal".


Ne 1949 vendosi te rikthehej ne Barrankija, ku filloi te punonte si gazetar dhe u bashkua me “El Gruppo de Barranquilla”, qe perbehej nga te rinj qe kishin pasion letersine. Nje vit me pas publikoi ne faqet e gazetes "El Espectador" te Santa Fé nje tregim me titull "La tercera resignación". Ne 1952, mbaroi se shkruari romanin e tij te pare, “La hojarasca”(Gjethe te vyshkura) doreshkkrimin e te cilit e derogoi Argentine. Pas tre javesh ne pergjigjen qe i erdhi shkruhej qe mund te merrej me çdo gje pervec se me letersi.

Ne 1955 fitoi cmimin e pare ne nje konkurs, ku konkuroi me tregimin "Un día después del sábado" (Dita pas se Shtunes). Fale dhuntive te tij narrative, García Márquez ne nje hark kohor mjaft te shkurter u be nje nga emrat me te rendesishem te gazetarise kolumbiane.Intervistat, artikujt dhe opinionet e tij ishin te mirpritura ne çdo redaksi. Te gjithe punimet e tij deri ne 1956, u publikuan si nje liber i vetem me titull "Relato de un naufrago", qe trazoi skénen politik ne vend pasi aty trajtoheshin trafiqet e droges nepermjet detit. Qendrimi i Markez ndaj keitj fenomeni gjeti aprovimin e popullit por provokoi keqas politikanet.

Ne nentor 1956 drejtori i gazetes "El Espectador", për te cilen punote Markez, mori urdher nga disa qeveritare qe te pushonte nga puna shkrimtarin. Nga miqesia e ngushte dhe respekti i madh, drejtori vendosi ta dergonte ne Zvicer ku do te kryente reporterin për gazeten e tij. Edhe pas falimentimit qe ndodhi nje vit me pas, Markez vendosi te qendronte ne Zvicer. Gjate jetes ne Evrope, ai vizitoi shume qytete te famshme te kontinentit te vjeter se bashku me mikun Plinio Apuleyo Mendoza. Udhetimi ne fjale sherbeu si frymezim për te shkruar "90 días en la cortina de hierro". Ne 1958, pas nje qendrimi ne Londer, García Márquez u kthye ne Amerike, për tu vendosur me pas ne Venezuele.

Ne Barrankija, u martua me Mercedes Barca, me te cilen pati dy femije, Rodrigo (lindur ne Bogotá ne 1959) dhe Gonzalo (lindi ne Meksiko ne 1962). Ne 1961 u transferua ne New York ku filloi pune si korespondent i Prensa Latina. Kercenimet e vazhdueshme nga ana e CIA-s dhe kubanezeve e shtyne te transferohej ne Meksike. Ne 1967 realzioi kryevepren e krijimtarise se tij “Cien años de soledad,“nje liber qe shenon kulmin e te ashtuquajturit realizem magjik. Ne 1974 dolen ne treg “Ojos de perro azul” dhe "El otono del patriarca", dy veprat me komplekse te krijimtarise se tij, nje metafore e gjere mbi vetmine, mjerimin si pasoje e pasurimit.

Nga 1975, Márquez jetoi midis Meksikes dhe Kartagjenes, Havanes e Parisit. Ne 1982, u vleresua me cmimin Nobel për Letersine. Nel 2002 publikoi vellimin e pare te Vivere për raccontarla ndersa dy vjet me pas vepren e tij te fundit, te pakten deri tani Memorias de mis putas tristes. Aktualisht Gabriel Garcia marquez jeton ne Mexico Disctricto Federal ne Meksike ku shkruan autobiografine e vet dhe lufton kancerin limfatik. Nder veprat e tij me te medha permenden Dashuri ne Koherat e Koleres, Kronike e nje vdekjeje te paralajmeruar dhe “Njeqind vjet vetmi” e cila është perkthyer ne shqip nga i madhi Robert Shvarc, Gjenerali ne labirinthin e tij, Ereindira etj.

Romani i fundit i Gabriel Garcia Marquez u botua ne Tetor 2004 me titullin Memoria de mis putas tristes (Kujtese e kurvave te trishta).
 

Ema

Goddes
Re: Letra nga Amerika Latine

Nga letrat kubane /pf/images/graemlins/smile.gif



Dai tuoi occhi arrossati...

Dai tuoi occhi arrossati
e da un fermaglio mal messo,
pensai che passasti la notte
giocando a giochi proibiti.

Ti odiai come vile e traditrice:
ti odiai con odio di morte:
mi nauseava vederti
così perfida e così bella.

E dal biglietto che ho visto
non so dove né quando,
so che sei stata a piangere
tutta la notte per me.




Josè Marti (Kuba,1853-1895)




¡Adelante!
Dios le dijo a la luz con voz sonora:
¡adelante!, ¡adelante!
Movió el tiempo su rueda giradora,
y un sol tras otro sol, y hora tras hora,
su marcha comenzaron incesante.

Los arroyos, los ríos y las fuentes,
con eco murmurante,
desataron sus límpidas corrientes,
y las nubes y vientos prepotentes
gritaron: ¡adelante!

Las montañas se alzaron altaneras
con majestad triunfante;
su penacho alzaron las palmeras
y su vuelo las águilas ligeras.
¡Adelante!, ¡adelante!

Al ánima del hombre el mismo acento
le dijo resonante:
corta el altivo cedro corpulento,
doma del mar el ímpetu violento.
¡Adelante!, ¡adelante!

Ve saca del mármol y, con noble anhelo,
toma el cincel cortante...
Cúpulas y columnas desde el suelo
alzáronse soberbias hasta el cielo.
¡Adelante!, ¡adelante!

Del cometa la marcha misteriosa
ve y descubre constante.
Arrebata a la nube tenebrosa
el rayo de explosión estrepitante.
¡Adelante!, ¡adelante!

El hombre oyó la celestial llamada
de emoción palpitante;
y en base inmensa la dejo grabada
con dócil pluma o vengadora espada.
¡Adelante!, ¡adelante!

Los sabios en las aulas proclamaron
el principio triunfante;
la razón y la gloria se hermanaron
y las artes y ciencias exclamaron:
¡Adelante!, ¡adelante!

Despierta ¡oh Cuba! Tras tormenta fiera
asoma el sol radiante
¡Esperanza y valor! Oprobio fuera
no llevar por divisa en tu bandera:
¡Adelante!, ¡adelante!
José Agustín Quintero

(Postova poezine me lart sepse tingellon jashtezakonisht bukur,duket muzike,jo fjale /pf/images/graemlins/smile.gif )



Al Partir
¡Perla del mar! ¡Estrella de occidente!
¡Hermosa Cuba! Tu brillante cielo
La noche cubre con su opaco velo,
Como cubre el dolor mi triste frente.

¡Voy a partir!... La chusma diligente,
Para arrancarme del nativo suelo
Las velas iza, y pronta a su desvelo
La brisa acude de tu zona ardiente.

¡Adiós!, ¡patria feliz, edén querido!
¡Doquier que el hado en su furor me impela,
Tu dulce nombre halagará mi oído!

¡Adiós!... Ya cruje la turgente vela...
¡El anda se alza... El buque, estremecido,
Las olas corta y silencioso vuela!
Gertrudis Gómez de Avellaneda



Oda al Niagara
Templad mi lira, dádmela, que siento
en mi alma estremecida y agitada
arder la inspiración. ¡Oh!! ¡cuánto tiempo
en tinieblas pasó, sin que mi frente
brillase con su luz!... ¡Niágara undoso;
tu sublime terror sólo podría
tornarme el don divino, que, ensañada,
me robó del dolor la mano impía!
Torrente prodigioso, calma, calla
tu trueno aterrador; disipa un tanto
las tinieblas que en torno te circundan;
déjame contemplar tu faz serena
y de entusiasmo ardiente mi alma llena.

Yo digno soy de contemplarte: siempre
lo común y mezquino desdeñando.
ansié por lo terrífico y sublime.
Al despeñarse el huracán furioso,
al retumbar sobre mi frente el rayo,
palpitando gocé; vi al Océano,
azotado por austro proceloso,
combatir mi bajel, y ante mis plantas
vórtice hirviente abrir, y amé el peligro.
Mas del mar la fiereza,
en mi alma no produjo
la profunda impresión que tu grandeza,

Sereno corres, majestuoso, y luego
en ásperos peñascos quebrantado,
te abalanzas violento, arrebatado,
como el destino irresistible y ciego.
¿Qué voz humana describir podría
de la Sirte rugiente
lo aterradora faz? El alma mía
en vago pensamiento se confunde
al mirar esa férvida corriente
que en vano quiere la turbada vista
en su vuelo seguir al borde obscuro
del precipicio altísimo; mil olas,
cual pensamientos rápidos pasando,
chocan y se enfurecen,
y otras mil y otras mil ya las alcanzan,
y entre espuma y fragor desaparecen.

¡Ved: llegan, saltan! El abismo horrendo
devora los torrentes despeñados;
crúzanse en él mil iris, y asordados
vuelven los bosques el fragor tremendo.
En las rígidas peñas
rómpese el agua; vaporosa nube
con elástica fuerza
llena el abismo en torbellino, sube,
gira en torno, y al éter
luminosa pirámide levanta,
y por sobre los montes que le cercan
al solitario cazador espanta.

Mas, ¿qué en ti busca mi anhelante vista
con inútil afán? ¿Por qué no miro
alrededor de tu caverna inmensa
las palmas ¡ay! las palmas deliciosas,
que en las llanuras de mi ardiente patria
nacen del sol a la sonrisa, y crecen,
y al soplo de las brisas del Océano,
bajo un cielo purísimo se mecen?

Este recuerdo a mi pesar me viene...
Nada ioh Niágara! falta a tu destino,
ni otra corona que el agreste pino
a tu terrible majestad conviene.
La palma y mirto y delicada rosa,
muelle placer inspiren y ocio blando
en frívolo jardín; a ti la suerte
guardó más digno objeto, más sublime.
E! alma libre, generosa, fuerte,
viene, te ve, se asombra,
el mezquino deleite menosprecia,
y aun se siente elevar cuando te nombra

¡Omnipotente Dios! En otros climas
vi monstruos execrables
blasfemando tu nombre sacrosanto,
sembrar error y fanatismo impíos,
los campos inundar con sangre y llanto,
de hermanos atizar la infanda guerra,
y desolar frenéticos la tierra.

Vilos, y el pecho se inflamó a su vista
en grave indignación. Por otra parte
vi mentidos filósofos, que osaban
escrutar tus rnisterios, ultrajarte.
y de impiedad al lamentable abismo
a los míseros hombres arrastraban.
Por eso te buscó mi débil mente,
en la sublime soledad; ahora
entera se abre a ti; tu mano siente
en esta ininensidad que me circunda;
y tu profunda voz hiere mi seno
de este raudal en el eterno trueno.

¡Asombroso torrente!
;Cómo tu vista el ánimo enajena!
y de terror y admiración me llena!
¿Do tu origen está? ¿Quién ferti!iza
por tantos siglos tu inexhausta fuente?
¿Que poderosa mano
hace que al recibirte
no rebose en la tierra el Óceano

Abrió el Señor su mano omnipotente;
cubrió tu faz de nubes agitadas,
dió su voz a tus aguas despeñadas
y ornó con su arco tu terrible frente.
Ciego, profundo, infatigable corres,
como el torrente oscuro de los siglos
en insondable eternidad...! Al hombre
huyen así las ilusiones gratas,
os florecientes días,
y despierta al dolor... ¡Ay! agostada
yace mi juventud; mi faz, marchita,
y la profunda pena que me agita
ruga mi frente de dolor nublada.

Nunca tanto sentí como este día
mi soledad y mísero abandono
y lamentable desamor... ¿Podría
en edad borrascosa
sin amor ser feliz? ¡Oh! ¡Si una hermosa
mi cariño fijase,
y de este abismo al borde turbulento
mi vago pensamiento
y ardiente adrniración acompañase!
¡Cómo gozara viéndola cubrirse
de leve palidez, y ser más bella
en su dulce terror, y sonreirse
al sostenerla mis amantes brazos...
Delirios de virtud... ¡Ay! ¡Desterrado,
sin patria, sin amores,
sólo miro ante mi llanto y dolores!

¡Niágara poderoso!
¡adiós! ¡adiós! Dentro de pocos años
ya devorado habrá la tumba fría
a tu débil cantor. ¡Duren mis versos
cual tu gloria inmortal! ¡Pueda piadoso
viéndote algun viajero,
dar un suspiro a la memoria mia!
Y al abismarse Febo en Occidente,
feliz yo vuele do el Señor me llama,
y al escuchar los ecos de mi fama,
alce en las nubes la radiosa frente.
José Maria Heredia,i quajtur "el poeta nacional de Cuba"
 

Ema

Goddes
Re: Letra nga Amerika Latine

Il modo tuo d'amare

Il modo tuo d'amare
è lasciare che io t'ami.
Il sì con cui ti abbandoni
è il silenzio. I tuoi baci
sono offrirmi le labbra
perché io le baci.
Mai parole e abbracci
mi diranno che esistevi
e mi hai amato: mai.
Me lo dicono fogli bianchi,
mappe, telefoni, presagi;
tu, no.
E sto abbracciato a te
senza chiederti nulla, per timore
che non sia vero
che tu vivi e mi ami.
E sto abbracciato a te
senza guardare e senza toccarti.
Non debba mai scoprire
con domande, con carezze
quella solitudine immensa
d'amarti solo io.






LA FORMA DE QUERER TÚ

La forma de querer tú
es dejarme que te quiera.
El sí con que te me rindes
es el silencio. Tus besos
son ofrecerme los labios
para que los bese yo.
Jamás palabras, abrazos,
me dirán que tú existías,
que me quisiste: Jamás.
Me lo dicen hojas blancas,
mapas, augurios, teléfonos;
tú, no.
Y estoy abrazado a ti
sin preguntarte, de miedo
a que no sea verdad
que tú vives y me quieres.
Y estoy abrazado a ti
sin mirar y sin tocarte.
No vaya a ser que descubra
con preguntas, con caricias,
esa soledad inmensa
de quererte sólo yo.
Pedro Salinas
 

Ema

Goddes
Re: Letra nga Amerika Latine

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As canções que você fez pra mim. Di Roberto Carlos / Erasmo Carlos



Oggi ho ascoltato le canzoni che hai scritto per me
Non so perché tutto è mutato così

Son rimaste le canzoni, ma tu non sei qui
Ho scordato le cose che mi dicevi

Tante cose che son rimaste solo fra noi
Penso che non te le ricordi neanche più

E' così difficile guardare il mondo e vedere
Quel che ancora esiste
Perché senza te il mio mondo è differente
La mia allegria è triste

Quante volte mi hai detto che mi amavi tanto
Quante volte ho asciugato il tuo pianto
Ora piango da solo, senza averti qui
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2.Partido Alto

Dice che ha dato, dice che da'
Dice che Dio dara'
Non mi mettero' a dubitarne,
E se Dio non da'
Come si mettera'
Mi indignero' e basta
Dio dara', Dio dara'

A Dio piace divertirsi, ama gli scherzi
Infatti quando mi ha gettato nel mondo aveva a disposizione il mondo
intero
Ma ha trovato molto divertente lasciarmi sospettoso
Nel ventre della miseria, sono nato Brasiliano.
Sono di Rio de Janeiro.

Gesu' Cristo, questa me la paghi, un giorno mi spieghi
Perche' hai messo al mondo questa caccoletta.
Andro' in giro, prendero' una sbronza
Per vedere se qualcuno si incanta al suono della cuica.
E un abbraccio per chi resta

Dio mi ha creato debole, sdentato e brutto
Tutto pelle e ossa, quasi senza imbottitura
Ma se qualcuno mi provoca a tira in mezzo mia madre
Tiro calci a tutto spiano senza neanche spettinarmi,
Che ne ho gia' piene le palle.

Dio mi ha dato mani di velluto per fare carezze
Dio mi ha dato molta saudade e molta pigrizia
Dio mi ha dato gambe lunghe e un bel po' di furbizia
Per correre dietro alla palla e per scappare dai poliziotti.
Un bel giorno divento famoso.

Shenim:Il Partido Alto eshte ne origjine nje zhaner samba shume ritmik dhe i improvizuar.Mendohet te jete forma e pare e sambes urbane dhe karioke.


3.Perseri nga Roberto Carlos:

Dettagli (Detalhes)




Non provare nemmeno a scordarmi
continuerò a vivere a lungo nella tua vita



Dettagli così piccoli di noi due
son cose tanto grandi da scordare
restano presenti ad ogni istante
lo vedrai



Se un altro capellone ti incrocia la strada
e ti porta nostalgie di me, è colpa tua
l'ansimare rumoroso della sua auto
i pantaloni logori o roba del genere
ti faranno subito pensare a me



So che ci sarà un altro che dirà al tuo orecchio
parole d'amore come le mie, ma non credo
non credo che avrà così tanto amore
e neppure gli errori del mio povero portoghese
e allora ti ricorderai di me



La notte racchiusa nel silenzio della tua stanza
prima di dormire cerchi il mio ritratto
ma nella figura non sono io chi ti sorride
ma tu vedi il mio sorriso anche così
e tutto questo ti farà ricordare di me



Se qualcuno toccherà il mio corpo come te, non dire nulla
non dire il mio nome senza volere, alla persona sbagliata
credendo di avere amore in quel momento, disperata, provi fino alla fine
e perfino in quel momento ti ricorderai di me



So che questi dettagli svaniranno nella lunga strada
del tempo, che trasforma ogni amore in quasi nulla
ma anche il "quasi" è più di un dettaglio
un grande amore non muore così
per questo, ogni tanto, ti
ricorderai di me



Non provare nemmeno a scordarmi
vivrò per molto molto tempo nella tua vita

Shenim:postimet jane ne italisht si gjuhe me e kuptueshme per ne shqiptaret se portugalishtja.


4.




Ragazza di ipanema

Guarda che cosa bella
Piena di grazia
E’ lei la ragazza
Che sta passando
Dondolandosi dolcemente
Verso il mare...

Bambina dal corpo dorato
Dal sole di Ipanema
Il suo dondolio
é piú di una poesia
E’ la cosa piú bella
che ho mai visto passare

Ah, perché sto così solo...
Ah, perché tutto è cosí triste...
Ah, La bellezza che esiste
La bellezza che non é solo mia
Anche lei passa da sola...

Ah! Se lei sapesse
che quando passa

Il mondo intero sorride
Si riempie di grazia

E diventa piú bello
Per colpa dell'amore...


Me poshte origjinali :




Garota de Ipanema

Olha, que coisa mais linda,
Mais cheia de graça,
É ela, menina, que vem e que passa,
Num doce balanço, a caminho do mar.
Moça do corpo dourado,
Do sol de Ipanema,
O seu balançado
É mais que um poema
É a coisa mais linda
Que eu já vi passar

Ah, por que estou tão sozinho?
Ah, por que tudo é tão triste?
Ah, a beleza que existe
A beleza que não é só minha,
Que também passa sozinha.

Ah, se ela soubesse
Que quando ela passa,
O mundo inteirinho
Se enche de graça
E fica mais lindo
Por causa do amor.

Kjo me lart eshte nje nga kenget me te famshme braziliane nga Vinicius De Moraes.Perkthimi ne italisht eshte nga Sergio Bardotti.



5.

Per la strada

Lei tornerà, arriverà
e se ritarda, "I'll wait for you"
Eccola che arriva, nessuna più bella
Baby, i wanna be yours tonight
Senza un bottone, in tempo, in cima, per terra
su ogni scala, in giro a piedi, a passeggio
Il tuo orario non è mai troppo presto, dovunque io sia
e quando nascondo le occhiaie
è per raccogliere amore.
Una stanza senza lei ha come una finestra
si inclina in cerca di attenzione
Eccola che viene, nessuna più bella,
viene nella mia direzione.


(Pershtatur nga: Federico Guerrini)



Na estrada

Ela vai voltar, vai chegar
E se demorar, I´ll wait for you
Ela vem, e ninguém mais bela
Baby, I wanna be yours tonight
Sem botão, no tempo, no topo, no chão
em cada escada, a caminhada a pé, de caminhão
Seu horário nunca é cedo aonde estou
e quando escondo a minha olheira
é pra colher amor
Sala sem ela tem janela
inclina em cerca de atenção
Ela vem, e ninguém mais
Ela vem em minha direção
Sala sem ela tem janela
inclina em cerca de atenção
Ela vem, e ninguém mais
bela vem em minha direção.
Marisa Monte(nga disku:Verde Anil Amarelo Cor de Rosa e Carvão)




6.

Solidão e lava que cobre tudo.

Amargura em minha boca

Sorri seus dentes de chumbo

Solidão palavra cavada no coração

Resignado e mudo

No compasso da desilusão


Desilusão, desilusão

Danço eu dança você

Na dança da solidão

Camélia ficou viúva, Joana se apaixonou,

Maria tentou a morte, por causa do seu amor.

Meu pai sempre me dizia, meu filho tome cuidado

Quando eu penso no futuro, não esqueço o meu passado.


Quando vem a madrugada meu pensamento vagueia


Corro os dedos na viola contemplando a lua cheia

Apesar de tudo existe uma fonte de água pura

Quem beber daquela água, não terá mais amargura.


Ne Italisht pershtatja nga F.Guerrini:

Solitudine è lava che copre tutto

l'amarezza nella mia bocca

sorride coi suoi denti di piombo

Solitudine, parola incisa nel cuore

rassegnato e muto

nel ritmo del disincanto


Disincanto, disincanto

danzo io, danzi tu

la danza del disincanto


Camelia è rimasta vedova, Joana si è innamorata

Maria ha cercato la morte a causa del suo amore

Mio padre mi diceva sempre "attento figlio mio"

Quando penso al futuro, non scordo il passato


Quando viene l'alba, il mio pensiero vaga

le dita corrono sulla chitarra contemplando la Luna piena

Nonostante tutto esiste una fonte d'acqua pura

Chi berrà di quell'acqua, non avrà più amarezza.

Dança da Solidão, di Paulinho da Viola.




7.

De mais ninguém
Di nessun altro



Se ela me deixou, a dor
Se lei mi ha lasciato, il dolore

é minha só, não é de mais ninguém.
è solo mio, non è di nessun altro.

Aos outros eu devolvo a dó,
Agli altri lascio la pietà

eu tenho a minha dor.
io ho il mio dolore.

Se ela preferiu ficar sozinha,
Se lei ha preferito essere sola,

ou já tem um outro bem.
o ha già un altro amore.

Se ela me deixou, a dor é minha,
Se lei mi ha lasciato, il dolore è mio,

a dor é de quem tem.
il dolore è di chi lo ha.

É meu troféu, é o que restou,
È il mio trofeo, è quello che mi è restato,

é o que me aquece sem me dar calor.
è quello che mi riscalda senza darmi calore.

Se eu não tenho o meu amor,
Se non ho il mio amore,

eu tenho a minha dor.
io ho il mio dolore.

A sala, o quarto, a casa está vazia,
La stanza, la camera, la casa è vuota,

a cozinha, o corredor.
la cucina, il corridoio.

Se nos meus braços, ela não se aninha,
Se tra le mie braccia, lei non si abbandona,

a dor é minha , a dor.
il dolore è mio, il dolore.

É o meu lençol , é o cobertor
È il mio lenzuolo, è la coperta

é o que me aquece sem me dar calor.
è quello che mi riscalda senza darmi calore.

Se eu não tenho o meu amor
Se non ho più il mio amore

eu tenho a minha dor (...)
io ho il mio dolore (...)

Nga Marisa Monte dhe Arnalda Antunes.


8.

Bugie



Niente è rimasto a posto
io voglio rompere quelle tazze
io voglio ingannare il diavolo
io voglio svegliare la tua famiglia

Voglio scrivere sul tuo muro
e violentare il tuo gusto
voglio imbrogliare nel tuo gioco
ho già graffiato i tuoi dischi

Per vedere se tu torni
Per vedere se tu vieni
Per vedere se tu mi guardi

Niente è rimasto a posto
Io voglio raccontare le tue bugie
Invaderò la tua aula
Vorrei parlare la tua lingua

Pubblicherò i tuoi segreti
Immergerò la tua guida
Io verserò nei tuoi piani
quel che resta della mia allegria

Per vedere se tu torni
Per vedere se tu vieni
Per vedere se tu mi guardi...








Mentiras


Nada ficou no lugar
Eu quero quebrar essas xícaras
Eu vou enganar o diabo
Eu quero acordar sua familia

Eu vou escrever no seu muro
e violentar o seu gosto
Eu quero roubar no seu jogo
Eu ja arranhei os seus discos

Que é pra ver se você volta
Que é pra ver se você vem
Que é pra ver se você olha
Pra mim

Nada ficou no lugar
Eu quero entregar suas mentiras
Eu vou invadir sua alma
Queria falar sua lingua

Eu vou publicar seus segredos
Eu vou Mergulhar sua guia
Eu vou derramar nos seus planos
o resto da minha alegria

Que é pra ver se você volta
Que é pra ver se você vem
Que é pra ver se você olha
Pra mim .

Adriana Calcanhoto
 

Ema

Goddes
Re: Letra nga Amerika Latine

Gabriel García Márquez (1928)



L'amore ai tempi del colera
Era inevitabile: l'odore delle mandorle amare gli ricordava sempre il destino degli amori contrastati. Il dottor Juvenal Urbino lo sentì appena entrato nella casa in penombra, dove era accorso d'urgenza per occuparsi di un caso che per lui aveva cessato di essere urgente da molti anni. Il rifugiato antillano Jeremiah de Saint-Amour, invalido di guerra, fotografo di bambini e il suo avversario di scacchi più pietoso, si era messo in salvo dai tormenti della memoria con un suffumigio di cianuro di oro.
(pershtatja nga spanjishtja: Claudio M. Valentinetti)



Cien años de soledad (Cent'anni di solitudine)
Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendia si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio. Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era cosí recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito.



Cronica de una muerte anunciada (Cronaca di una morte annunciata)
Il giorno che l'avrebbero ucciso, Santiago Nasar si alzò alle 5,30 del mattino per andare ad aspettare il bastimento con cui arrivava il vescovo. Aveva sognato di attraversare un bosco di higuerones sotto una pioggerella tenera, e per un istante fu felice dentro il sogno, ma nel ridestarsi si sentì inzaccherato da capo a piedi di cacca d'uccelli. "Sognava sempre di alberi" mi disse sua madre 27 anni dopo, nel rievocare i particolari di quel lunedì ingrato. "La settimana prima aveva sognato di andare solo soletto in un aereo di carta stagnola che volava senza mai trovare ostacoli in mezzo ai mandorli" mi disse.
(pershtatja nga spanjishtja: Dario Puccini)

Del amor y otros demonios (Dell'amore e di altri demoni)
Il 26 ottobre 1949 non fu una giornata con grandi notizie. Il professor Clemente Manuel Zabala, caporedattore del quotidiano dove facevo i miei primi passi come giornalista, mise fine alla riunione del mattino con due o tre suggerimenti di prammatica. Non affidò un lavoro concreto ad alcun redattore. Qualche minuto dopo venne informato per telefono che stavano vuotando le cripte funerarie dell'antico convento di Santa Clara, e mi ordinò senza illusioni:
"Va' a fare un giro da quelle parti e vedi un po' cosa riesci a cavarne."
Lo storico convento delle clarisse, trasformato in ospedale da un secolo, doveva essere venduto affinché al suo posto si costruisse un albergo a cinque stelle.



El general en su laberinto (Il generale nel suo labirinto)
José Palacios, il suo domestico più antico, lo trovò che galleggiava sulle acque depurative della vasca da bagno, nudo e con gli occhi aperti, e credette che fosse annegato. Sapeva che era uno dei suoi molti metodi per meditare, ma lo stato di estasi in cui giaceva alla deriva sembrava quello di chi non appartiene più a questo mondo. Non si azzardò ad avvicinarsi, ma lo chiamò con voce sorda secondo l'ordine di svegliarlo quando non fossero ancora le cinque per mettersi in marcia alle prime luci.
(Traduzione: Angelo Morino)


La increible y triste historia de la candida Eréndira y de su abuela desalmada (La incredibile e triste storia della candida Eréndira e della sua nonna snaturata)

Verso la fine di gennaio il mare si stava facendo aspro, cominciava a rovesciare sul paese un pattume spesso, e poche settimane dopo ogni cosa era contagiata dal suo umore insopportabile. Da allora il mondo non valeva la pena, almeno fino al prossimo dicembre, e nessuno rimaneva sveglio dopo le otto. Ma l'anno in cui venne il signor Herbert il mare non si alterò, nemmeno in febbraio. Al contrario, si fece sempre più liscio e fosforescente, e nelle prime notti di marzo esalò una fragranza di rose.



La mala hora (La mala ora)
Padre Angel si sollevò con uno sforzo solenne. Si stropicciò le palpebre con le ossa delle mani, scostò la zanzariera di tulle e restò seduto sulla stuoia spelacchiata, assorto per un attimo, il tempo indispensabile per rendersi conto di essere vivo e per ricordare la data e il suo riscontro nel martirologio. "Martedì quattro ottobre" pensò; e disse a voce bassa: "San Francesco d'Assisi".
Si vestì senza lavarsi e senza pregare. Era grande, sanguigno, aveva una pacifica figura di bue mansueto, e si nuoveva come un bue, con gesti densi e tristi.




El otoño del patriarca (L'autunno del patriarca)
Durante il fine settimana gli avvoltoi s'introdussero attraverso i balconi della casa presidenziale, fiaccarono a beccate le maglie di filo di ferro delle finestre e smossero con le ali il tempo stagnato nell'interno, e all'alba di lunedí la città si svegliò dal suo letargo di secoli con una tiepida e tenera brezza di morto grande e di putrefatta grandezza. Solo allora ci azzardammo ad entrare senza prendere d'assalto i muri corrosi di pietra fortificata, come volevano i più risoluti, o sbandellare con coppie di buoi l'entrata principale, come altri proponevano, poiché bastò che qualcuno li spingesse per far cedere nei loro gangheri i portoni blindati che nei tempi eroici della casa avevano resistito alle bombarde di William Dampier.


Pershtatja nga spanishtja :Enrico Cicogna
 

Ema

Goddes
Re: Letra nga Amerika Latine

Gabriela Mistral.


I.
Dal loculo gelato in cui ti posero gli uomini
ti sotterrerò nella terra umile e soleggiata.
Gli uomini non sanno che devo morire in essa
e che dobbiamo sognare sopra lo stesso guanciale.

Ti coricherò nella terra soleggiata con una
dolcezza di madre per il figlio addormentato,

Poi spolvererò terra e polvere di rosa,
e nel azzurro e lieve polverone di luna
le spoglie leggere resteranno imprigionate.

Mi allontanerò cantando le mie vendette leggiadre,
perché in questa profondità recondita le mani di nessuna
scenderanno per disputarmi il tuo pugno di ossa !


(traduzione: Federico Guerrini)



De nicho helado en que los hombres te pusieron
te bajare a la tierra humilde y soleada.
Que he de morirme en ella los hombres no supieron,
y que hemos de sonar sobre la misma almohada.

Te acostarè en la tierra soleada con una
dulcembre de madre para el hijo dormido,

Luego ire espolvoreando tierra y polvo de rosas,
y en la azulada y leve polvereda de luna,
los despojos livianos iran quedando presos.

Me alejare cantando mis venganzas hermosas,
porque a ese hondor recondito la mano de ninguna
bajara a disputarme tu punado de huesos!



II


Questa lunga stanchezza si farà più grande un giorno,
e l'anima dirà al corpo che non vuole continuare
a trascinare la sua massa per la rosata via
per la quale vanno gli uomini, contenti di vivere...

Sentirai che al tuo fianco scavano con brio
che un'altra addormentata giunge alla tranquilla città.

Aspetterò che mi abbiano coperta totalmente...
e poi parleremo per un'eternità !

Solo allora saprai perché non ancora matura
per le ossa profonde la tua carne tuttavia
dovesti far scendere, senza fatica, a dormire.

Si illuminerà la zona dei destini, oscura;
saprai che nella nostra unione c'erano segni astrali
e, rotto il patto enorme, dovevi morire...



II

Este largo cansancio se hará mayor un día,
y el alma dirá al cuerpo que no quiere seguir
arrastrando su masa por la rosada vía,
por donde van los hombres, contentos de vivir...

Sentirás que a tu lado cavan briosamente,
que otra dormida llega a la quieta ciudad.

Esperaré que me hayan cubierto totalmente...
¡y después hablaremos por una eternidad!

Sólo entonces sabrás el por qué no madura
para las hondas huesas tu carne todavía,
tuviste que bajar, sin fatiga, a dormir.

Se hará luz en la zona de los sinos, oscura;
sabrás que en nuestra alianza signo de astros había
y, roto el pacto enorme, tenias que morir...



III



Mani malvagie si impossessarono della tua vita dal giorno
in cui, a un segno degli astri, lasciò il suo campo,
innevato di gigli. Fioriva nella gioia.
Mani malvagie entrarono tragicamente in lui...

E io dissi al Signore: - Per i sentieri mortali
lo portano. Ombra amata che non sanno guidare !
Strappalo, Signore, a queste mani fatali
o sprofondalo nel lungo sonno che tu sai dare !

Non posso gridargli, non posso seguirlo !
La sua barca è spinta da un nero vento di tempesta.
Riportamelo nelle mie braccia o raccoglilo in fiore.

Si è fermata la barca rosa del suo vivere...
Non conosco l'amore, non ebbi pietà ?
Tu, che mi giudicherai, lo capisci, Signore !


(traduzione: Federico Guerrini)

III


Malas manos tomaron tu vida desde el dia
en que, a una señal de astros, dejara su plantel
nevado de azucenas. En gozo florecía.
Malas manos entraron trágicamente en

Y yo dije al Señor: -Por las sendas mortales
le llevan. ¡Sombra amada que no saben guiar!

¡Arráncalo, Señor, a esas manos fatales
o le hundes en el largo sueño que sabes dar!

¡No le puedo gritar, no le puedo seguir!
Su barca empuja un negro viento de tempestad.
Retórnalo a mis brazos o le siegas en flor.

Se detuvo la barca rosa de su vivir...
¿Que no sé del amor, que no tuve piedad?
¡Tú, que vas a juzgarme, lo comprendes, Señor!






Pak e njohin jashte Kilit(atdhut te poeteshes) Gabriela Mistral.E megjithate ajo ishte shkrimtarja e pare jug-amerikane qe ka fituar cmimin Nobel dhe deri ne ditet e sotme e vetmja femer qe ka merituar nje cmim te tille.
Gabriela Mistral eshte pseudonim i Lucila Godoy y Alcayaga,u lind ne Vicuña,Kili,ne 1889.
Ka punuar si mesuese e me pas si pedagoge qe ne moshen 15 vjecare.
Jeta e saj shenohet nga nje ngjarje dramatike qe ne rini:Vetevritet djali qe poetesha dashuronte dhe qe do ta kujtoje deri ne frymen e fundit si ne "Sonetet e vdekjes" te dedikuara pikerisht te dashurit te humbur:
"...ai djalosh me trendfilin roze mes flokesh
...qe es tutje gjer ne perjetesi"
Pseudonimi i saj lind nga emrat e dy shkrimtareve qe kish per zemer Federico Mistral(Nobel ne 1904) dhe italiani Gabriele D'Annunzio.
Poezite e saj prekin dy tema te rendesishme,qe rendom i gjejme ne Ameriken e Jugut:Dashuria dhe Femijeria.Per kete arsye shkrimtarja u be e dashur ne gjithe kontinentin e ngrohte dhe meritoi ne 1946 cmimin Nobel.
Vdiq ne 1957 ne New York ku punoi si pedagoge e letersise spanjolle deri ne castet e fundit dhe u varros ne Kili,sipas deshires se saj.
 
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